Capitolo 37

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~Perché il diavolo dovrebbe cambiare per un angelo, il cui solo peccato è amare?
Bad day? Bad centuri, Marta Bona. ❣️

Damon's pov
"Hai consegnato tutto?".
"Si", il mio tono non era dei più gentili, ma come sempre, d'altronde.
"Ci tengo al mio culo", disse Jered, preparandosi una canna.
"Fai bene, guardati le spalle", replicai, cambiando canale. Non stava facendo un cazzo.
"Ti ho già detto che è stata lei a cercare me", sbottò, guardandomi male.
"In quella zona non possiamo spacciare, cazzo", il pugno contro il tavolino.
"Hai fatto una cazzata, amico", disse Thomas, sedendosi al mio fianco.
"Il vero problema non è questo", il tono con il quale si stava rivolgendo a me, non mi piaceva per nulla. Non mi sarei trattenuto dal prenderlo a pugni ancora una volta. "Il vero problema è che Tate, è l'amichetta del cuore della piccola krystal", mi alzai, scansando Thomas, che tentò di fermarmi.
"Stai giocando col fuoco, Jered", sputai il suo nome con disprezzo. "Attento a quello che fai, non mi sfidare ancora".
"Mi stai ricattando?". Inarcò un sopracciglio, sostenendo il mio sguardo furente. "Sono tuo amico Damon, e voglio che tu torni in te", poggiò una mano sulla mia spalla che io trucidai con lo sguardo. "Da quanto tempo non rapini una villa, un negozio, qualsiasi cosa? Abbiamo bisogno di soldi per...".
"Io. Io ho bisogno di soldi, ci penso io a mia sorella".
"Sono sempre stato dalla tua parte", inveì interdetto.
"Quella ragazzina ti distrae troppo".
"Quella ragazzina", mi si attorcigliò lo stomaco, solo a pensarla. "Non ti riguarda, so gestire io le mie cose".
"Lo spero", si allontanò, gettando la cicca dal balcone.
"Non hai nulla da sperare, stalle lontano e non osare fare più una cazzate del genere e si, è una minaccia". Aggiunsi.
Stava per rispondere, quando il mio telefono squillò.
"Cazzo, che tempismo", ridacchiò Thomas, afferrando il mio telefono, posto sul tavolino, accettando la chiamata.
"Hey ciao krystal, come stai?". Strabuzzai gli occhi, restando paralizzato sul posto. Era impossibile una cosa del genere. Lei era andata via, lei aveva deciso di allontanarmi definitivamente quel maledetto pomeriggio e nonostante lo specchio rotto in camera mia e la lampada, avevo accettato questa cosa. Ci stavo provando almeno a non continuare a fare lo stronzo. Almeno con lei.
"Cazzo, dove sei?". Il viso di Thomas, impallidì e quello bastò a farmi reagire. Con due falcate, strappai dalle sue mani, il mio telefono. Pensavo fosse uno scherzo, invece il suo nome lampeggiava sul mio telefono.
"Krystal", stentavo a riconoscere la mia voce. Avevo una brutta sensazione che attanagliava il mio stomaco.
"Damon, non volevo disturbare ma...ma ho un problema".
"Le hanno sparato", urlò Thomas al mio fianco, facendomi bloccare il respiro.
"Cosa? Dove sei?".
"Che succede?". Disse Jered. Thomas continuava ad urlare cose senza un cazzo di senso. La mia mente era proiettata su un'unica voce. Per la seconda volta in vita mia, ebbi paura.
"Sono al centro, vicino ad un negozio.....si chiama Roxy's shop, c'è stata una rapina e...".
"Sto arrivando", afferrai la mia giacca, la mia pistola e le chiavi della macchina. "Dove ti hanno c-colpita?". La voce mi tremava, ma sapevo che dovevo restare lucido. Avrei ammazzato chiunque in quel momento.
"Vengo con te", disse Thomas, non risposi neanche mentre continuo a scendere le scale. Tre alla volta.
"Guido io", aggiunse.
"Mi hanno presa di striscio ad un braccio, brucia ma sto bene".
"Sono già in auto", avevo il fiatone. Stavo tremando. Mi sembrava di rivivere un incubo, solo con un'altra persona.
"Non correre, ti aspetto".
"Sta guidando Thomas, restiamo al telefono".
"Va bene", sospirò. Guardai oltre il finestrino. Stava diluviando.
"Sei al riparo?".
"Più o meno".
"Ci sono quasi, andrà tutto bene, krys. Muoviti", inveì contro Thomas che stava già andando ad oltre centoventi chilometri orari.
"Lo sto facendo", lo sguardo fisso davanti a se.
Passai le mani fra i miei capelli, immaginando che fossero le sue. Dovevo calmarmi o sapevo che avrei fatto un macello.

"Accosta", lanciai il telefono sul sediolino, catapultandomi dell'auto, non appena rallentò.
"Eccola", urlò Thomas, uscendo anche lui. Mi voltai di scatto nella direzione che aveva indicato, trovandomi di fronte una scena che non avrei mai voluto vedere. Tutti i miei peggiori incubi, stavano tornando a galla. In un solo colpo.
Corsi fino al corpicino di krystal rannicchiato a terra, mentre si teneva il braccio con una mano.
"Dam", sussurrò tremando.
"Fa vedere", ero teso come una corda di violino, mentre lentamente spostavo la sua giacca per vedere di cosa si trattasse.
"Prendo il disinfettante e qualche garza", disse Thomas, che era rimasto stranamente in silenzio alle mie spalle.
Chiusi gli occhi, prendendo un profondo respiro.
"Cosa ci facevi qui? A quest'ora?". Avevo un fuoco dentro, la paura che qualcosa di grave potesse essere successo, mi aveva scosso, in un modo, strano, mai provato prima.
"Ero...ero andata a fare un regalo", balbettò a capo chino.
"Portiamola in auto, si bagnerà qui", disse Thomas, abbassandosi al suo fianco.
"Ci penso io", passai le braccia sotto le sue ginocchia. Si appoggiò subito a me, mentre la trasportavo dove prima ero seduto io.
"Cavolo, deve bruciare parecchio", disse Thomas, mentre iniziai a tamponare la zona.
Gli occhi di krystal restarono chiusi per tutto il tempo, mentre di tanto in tanto sobbalzava dal dolore.
Chiunque fosse stato, avrebbe pagato.
"Eri in quel negozio, quando l'hanno rapinato?". Avvolsi della garza attorno al suo braccio, cercando in ogni modo possibile di non farle sentire ulteriore dolore. Aprì gli occhi, erano lucidi. Qualcosa in me, si mosse.
"No, in realtà no", mi guardò. Era spaventata. "Stavo andando via, quando ho visto due uomini entrare in quel negozio con dei passamontagna sul viso", fece un cenno alle mie spalle.
"Pensavo fossi tu", sussurrò. "Volevo...volevo vedere, se fosse davvero così.
"Cosa?". Urlai così forte da provar dolore alla gola.
"Damon, calmati", scacciai la mano di Thomas alzandomi. "Ma cosa ti salta in mente? Sei impazzita?".
"Amico non serve che tu...".
"Non immischiarti", lo trucidai con lo sguardo, prima di tornare a guardare lei. "Cosa pensavi di fare?".
"Io...io non lo so, non..non sono riuscita ad andare via".
"L'altra volta ci sei riuscita però", sputai, serrando i pugni quando notai una lacrima scivolare sul suo viso.
"Smettila Dam, è già abbastanza spaventata", mi sentì afferrare nuovamente per le spalle. "È meglio se la accompagnamo".
"Guido io, vai dietro", dissi, non riuscendo a togliermi dalla testa i suoi occhi.
Aggirai l'auto, prendendo posto. Aveva lo sguardo rivolto verso il finestrino, mentre continuava a tremare come una foglia.
Accessi il riscaldamento, mettendomi in marcia.
Per tutto il tragitto, nessuno disse niente. Non guardò una sola volta nella mia direzione. Io lo feci spesso, ogni volta che mi era possibile.
Rallentai, fermandomi al solito posto. Si raddrizzò, girandosi appena.
"G-grazie ragazzi, non volevo disturbarvi", aprì la porta e questo bastò ad accendere in me, qualcosa.
"Scendi", mi rivolsi a Thomas, allungando la mano sulla maniglia dove krystal aveva ancora la sua mano. "Tu non ancora", sussurrai nel suo orecchio, erano quasi dieci giorni che non sentivo un profumo così buono.
Si girò, i nostri visi erano vicinissimi e i miei occhi furono, inevitabilmente catturati da quelle labbra.
"Mi dispiace...sono stata una stupida".
"Sarei impazzito, se ti fosse successo qualcosa", il mio corpo, in sua presenza, faceva quello che cazzo voleva, così come la mia bocca. Diceva più di quanto ero disposto ad ammettere a me stesso.
I suoi occhioni si allargarono, poggiai la fronte contro la sua, non me ne fregava un cazzo del resto e forse neanche a lei, dato il modo in cui continuava a guardarmi. Avevo avuto paura, fin troppa.
Un colpo al finestrino, ci fece allontanare. Non avevano mai odiato Thomas, come in quel momento.
"Cazzo Damon, sta diluviando", entrò in auto. "Mi si sono bagnate le mutande, scusate la volgarità", scrollò le spalle. "Come va krystal? Ti senti meglio?" Aggiunse, mettendo la testa fra di noi.
"Ehm, un po' meglio, grazie", rispose lei, confusa. "Ore però devo andare", mi guardò appena.
"Ti accompagno", dissi.
"Meglio di no, la Morris mi riempirebbe di domande, non voglio che si accorga di nulla", aprì la portiera. "Ciao", disse, sorridendomi appena.
Restai come un coglione a fissare il suo culo e non solo, mentre correva sotto la pioggia.
"Amico, non volevo interrompere ma...".
"Sta zitto", sbottai, poggiando la testa sul manubrio. "Devo capire chi è stato", mormorai. "Giuro che li ammazzo".
"Le avranno sparato perché li ha visti in faccia? È possibile?".
"Non lo so", sbuffai. "Ero così incazzato, che non le ho chiesto nulla".
"Direi preoccupato". Lo guardai male.
"Quella ragazzina mi farà uscire di testa, è un'incosciente".
"Credo che ci sia già riuscita", scavalcò, sedendosi al mio fianco, ero sul punto di urlare per il fatto che avesse sporcato la mia auto, con le sue scarpe di merda, quando continuò. "Hai già perso la testa per lei".
Non gli risposi, serrai le mani sul manubrio, rimettendo in moto. Non era finita lì, sarei tornato a far visita molto presto a quella piccoletta impertinente.

SweetWhere stories live. Discover now