Capitolo 27

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Non avere genitori, essere cresciuta in un posto non tuo, con persone che non conosci e quant'altro, avrebbe dovuto far si, che io fossi una persona forte, coraggiosa, con la scorza dura. Ma non era così.
Avevo imparato, negli ultimi mesi, a gestire le mie emozioni, ad adattarmi ad un mondo, che in tutta onestà, non mi piaceva molto, ma non ero pronta a questo.
Non ero pronta alla sensazione di un cuore spezzato, non ero pronta a provare l'amore e l'attimo dopo, doverlo lasciare andare.
Damon, aveva affondato perbene, i suoi artigli su di me, ma non consideravo lui, l'unico colpevole della mia sofferenza.
Ero stata troppo ingenua, avevo delle aspettative sul nostro rapporto, di qualunque natura esso fosse, che lui non mi aveva mai promesso o anche solo accennato.
Mi ero basata su questi baci e sulle sensazione che pensavo anche lui provasse, ma oggi, mi era abbastanza chiaro, che non fosse così.
Lo faceva con tutte, in modo diverso o forse allo stesso modo, a quel punto, non aveva più alcuna importanza.
Le cose, erano tornate alla normalità.
L'unica ad essere cambiata, ero io.
Tornare a scuola, si era rivelato, più difficile di quanto potessi immaginare.
Rivederlo, averlo vicino ma troppo lontano, era una cosa che non avevo ancora imparato a gestire.
Facevo di tutto, pur di non incrociare il suo sguardo, che spesso si posava su di me.
Non ne capivo il motivo, era stato lui a voler tagliare i ponti, da un giorno all'altro e la storia del cattivo ragazzo che non vuole rovinare la vita alla brava ed indifesa fanciulla, non me l'ero bevuta.
C'era qualcosa sotto, ma non ero disposta ad indagare. Ero troppo ferita, per affrontare nuove delusioni, che sicuramente sarebbero arrivate.

"A che pensi?".
L'ora di educazione fisica, quella che odiavo di più, era arrivata, così, come era arrivato il momento di giocare a pallavolo, sport che io odiavo con tutta me stessa.
"A nulla, non mi va di giocare", dissi, legando i capelli in una crocchia.
"Dai, sarà divertente". Non era da Tate, essere così entusiasta, ma da quando io avevo smesso di esserlo, cercava in tutti i modi di risollevarmi il morale.
"Non so giocare", piagnucolai, quando mi trascinò al centro del campo.
Avere come avversario Piper, era uno dei tanti motivi, per cui avrei preferito non giocare.
Sapeva essere davvero molto meschina, e quale miglior occasione di questa?
"Ci penso io, tranquilla", disse, indicando dove posizionarmi.
Era inutile, non capivo nulla di quello sport e poi, ero ridicola nel mio scarso metro e sessanta.
La partita, tuttavia, iniziò ed io riuscì ad evitare di essere colpita al viso, facendo perdere parecchi punti alla mia squadra.
"Ve l'avevo detto", dissi alle mie compagne, quando presero a lamentarsi.
Restai in campo per altri dieci, forse quindi minuti, senza far nulla, almeno fin quando non fu il turno di Piper, per poter battere.
Non avevo dubbi, che puntasse nella mia direzione.
Posizionai, gambe e braccia, come meglio potevo, preparandomi psicologicamente al colpo, che però non dovetti schivare.
Mi girai, notando la mia squadra esultare e la prof, annullare il nostro punto.
"Dovresti ringraziarmi, ti ho evitato un bel bernoccolo", mi girai, presa alla sprovvista.
"Rick", spalancai gli occhi. Era l'ultima persona che mi aspettavo di vedere o meglio, speravo di vedere.
"Ciao Krystal".
La partita, era ormai considerata conclusa, così mi allontanai, facendo cenno a Tate di aspettarmi, ma lei ovviamente non lo fece, scappando via, ridacchiando.
"Ciao", mormorai. "Che ci fai qui?".
"Anch'io frequento questa scuola, te ne sei dimenticata?".
"Oh no, scusami, sono solo un po' stanca", scossi il capo. "Lo ricordavo", sorrisi imbarazzata.
"Sono molto felice di vederti, sai ti ho cercata in questi giorni, ma non riuscivo a scovarti da nessuna parte".
"Ehm, sarà che c'è troppa gente all'uscita", dissi, guardandomi in torno.
"Hai da fare?".
"Quando?". Pessima domanda.
"Ora?". Replicò di getto. "Le lezioni sono finite."
"In realtà dovrei tornare in...".
"Potremmo pranzare insieme e poi ti accompagno a casa", propose.
"Ecco io...", non lo conoscevo e al momento non mi andava di raccontargli della mia situazione.
"Oggi ho un altro impegno", mentì.
"Oh", sembrava dispiaciuto. "Magari un'alta volta".
"Ehm si, va bene", sospirai.
Al momento, non ero affatto propensa ad una nuova conoscenza.
"Ma ora devo andare, ci vediamo", dissi, sorpassandolo.
"Sei sempre così sfuggente Krystal", ridacchiò. "A presto", aggiunse, urlandolo forse un po' troppo.

SweetWhere stories live. Discover now