Capitolo 82

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Damon's pov
Due giorni, ne mancavano solo due ed io ero ancora in alto mare. Green non si era fatto più sentire dopo avergli praticamente gettato in faccia tutta la merda di cui mai nessuno lo aveva accusato. Non mi aveva chiamato neppure per lavoro, eppure quello era uno dei periodi più produttivi per i suoi "affari".
Sospirai pesantemente, abbassando lo sguardo sulla ragazza fra le mie braccia, che dormiva tranquilla sul mio petto, anche se, tranquilla, non era stata affatto negli ultimi giorni. Sapevo di averla ferita in qualche modo con le mie parole, di aver esagerato, ma vederla al fianco di Jacob, aveva suscitato in me una reazione che non ero riuscito a controllare. Ero geloso, ma faticavo ad ammetterlo. La verità, era che quella ragazza mi rendeva molto più debole di quanto fossi disposto ad ammettere persino a me stesso. Stavo cambiando e questo mi piaceva, volevo essere migliore per lei, ma ero diventato molto vulnerabile, troppo.
Non sapevo cosa fare, o meglio avevo un'idea, che però avrebbe potuto ribaltare le carte in tavola in modo disastroso per me e per krystal.
Accarezzai il suo viso, mi calmai un po', ma la mia mente era ancora affollata da mille pensieri senza una soluzione certa. Forse, avrei dovuto tornare da Green, capirci qualcosa in più, ma il sol pensiero, mi sembrava già abbastanza ridicolo. Non avevo ottenuto nulla la prima volta e non avrei ottenuto nulla anche questa. Potevo considerarmi fortunato di essere ancora vivo, eppure non pensavo a questo. Non pensavo a me.
"Dam".
"Hey". Le sorrisi, avevo un gruppo in gola. Odiavo perdere il controllo in quel modo, odiavo non avere la certezza che lei sarebbe stata bene.
"Che ore sono?". Sbadigliò, strofinando il naso sul mio petto. Era una delle tante cose che mi piaceva vederle fare.
"Le otto".
"Di sera?". Sgranò gli occhi.
"No, di mattina".
"Cosa?". Scattò a sedersi, le mani fra i capelli. "Oddio, ci siamo addormentati". Nudi, avrei voluto aggiungere. "E siamo...".
"Già", ammiccai. "Se hai qualche vuoto di memoria, posso sempre...".
"Oddio Damon, a casa di tua madre".
"Fino a prova contraria siamo nella mia stanza", scrollai le spalle.
"A casa di tua madre", disse ancora, sconvolta.
"Ieri sera, non mi sembrava che questo dettaglio rappresentasse un gran problema per te", sghignazzai, giocando con il suo ombelico.
"Ma io...ecco io...".
"Non essere timida, ormai è fatta".
"Grrrr, ma che parlo a fare con te?". Sbuffò, schiaffeggiando la mia mano. "E Miss Morris...oddio si sarà preoccupata tantissimo".
"Mi piace quando dici oddio in continuazione. È il mio momento preferito".
"Damon", gonfiò le guance. "Puoi aiutarmi?".
"Tranquilla", afferrai il suo telefono, che aveva squillato per oltre un'ora, sul comodino. "Alla decima telefona ho risposto. Le ho detto che eri con me e si è calmata".
"Perché non mi hai svegliata?".
"Sei carina quando dormi", scollai le spalle. I suoi occhietti diventarono davvero carini.
Carini? Da quando usavo certe parole?
"Oh, ok", sussurrò. Le sue guance iniziarono a colorarsi di rosa. Erano carine anche quelle.
"Però...forse, ora dovremmo andare".
"Forse, ma non ora". Poggiai una mano su un suo fianco prima di farla stendere di schiena sul letto. "Ora", baciai un punto dietro il suo orecchio e parve piacerle molto. "Ho in mente altro".
"Cosa hai in mente?". Accarezzò il mio viso, mi piaceva da impazzire. Alle volte mi sentivo un bambino fra le sue mani. Un'idiota, un emerito coglione.
"Che ti voglio, so solo questo". Eliminai la poca distanza fra i nostri visi e i nostri corpi. Amavo dormire nudi, amavo come il suo corpo si adattava al mio. Era fatta apposta per me, ogni parte di lei, completava una parte di me, e non era solo un modo di dire. Krystal mi completava davvero in tutto. Krystal, mi aveva salvato da un vortice di dolore e rabbia che mi stava risucchiando sempre più in basso, dal quale forse, non sarei mai riemerso se lei, non ci fosse stata.
E non sapevo chi ringraziare per questo regalo, non ero uno di quei tipi riconoscerti, o uno di quelli che ringrazia quando gli passi una penna o qualche cazzata simile. Ora invece, sentivo di doverlo fare, mentre i suoi occhi, perforavano ogni parte di me, il mio cuore ormai era pieno di lei. Sentivo di dover ringraziare il mondo, per avermi fatto incontrare una donna in grado di capire il peggio di me e di accettarlo, di amarlo come se fosse il mio meglio. Non sapevo, se oltre il marcio, ci fosse anche qualcosa di decente in me, speravo di sì, speravo di poter essere all'altezza di ogni sua aspettativa, di ogni suo sogno. Speravo, nonostante gli errori, le bugie che le avevo detto e che purtroppo avrei continuato a dirle, che lei mi avrebbe sempre amato, capito e perdonato. Senza di lei, non c'era vita e no, non era solo un modo di dire.
Ero sicuro, che sarei morto dentro semmai lei un giorno avesse capito che nel mondo c'era molto di più, c'era il meglio che forse io non avrei mai potuto darle, ma ci stavo provando, stavo davvero provando a mettere un punto a tutto ciò che avrebbe potuto rovinare il nostro rapporto, le nostre vite, ma sopratutto la sua.
Un ultimo sforzo, un ultima sfida da non poter mettere da parte. Dovevo essere pronto per qualunque evenienza e gliene avrei parlato, ma non prima di aver organizzato il tutto nei minimi dettagli.
Accarezzai le sue gambe e subito mi persi, allontanando scenari che non volevo neppure immaginare nel nostro futuro. Potevamo farcela e mentre lei mi avvicinava sempre più a se, stringendomi fra le sue braccia, capì che non ci fosse posto al mondo in cui non sarei potuto essere felice con lei.
Facemmo l'amore piano, guardandoci negli occhi per tutto il tempo. Stavo tremando, e questo andava ben oltre l'eccitazione del momento. Tremavo, perché per la prima volta nella mia vita, avevo qualcosa da perdere e avevo paura.
Poggiò le sue labbra sulle mie, le sue mani sul mio viso. Mi guardava, come se sapesse tutto, come se potesse capire quanto avevo dentro, ma non mi chiese nulla, neppure quella volta. Krystal si fidava di me e mi faceva male il cuore al pensiero di quello che purtroppo avrei dovuto fare.

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