Capitolo 48

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Infilai l'ultimo maglione in valigia, prima di chiuderla definitivamente. Nessun ripensamento, per il resto, sapevo che Tate, aveva portato con se tutta l'armadio.
"Cavolo", borbottò, portando due dita sotto al mento. "Ho dimenticato il vestito rosso".
"Tate", alzai gli occhi al cielo. "Staremo via solo per una settimana e la tua valigia rischia di scoppiare".
"Una settimana ti sembra poco?". Mi guardò accigliata.
"Sei la solita esagerata", ridacchiai, quando in un angolo remoto della sua valigia strapiena, riuscì ad infilare il quarto foulard che poi sapevo già, non avrebbe mai messo, ma Tate aveva un motto, per ogni cosa; non si può mai sapere.
"A differenza tua", fece una smorfia. "Hai almeno portato qualcosa da sera, sai lì si esce".
"Simpatica, come sempre", sbuffai una risata, sedendomi sul letto. "Comunque sbrigati, fra non molto dobbiamo essere in stazione".
"Di già?". Guardò il suo orologio, strabuzzando gli occhi. "Cavolo, devo ancora truccarmi", è dopo averlo urlato in preda ad una crisi isterica, corse in bagno.
Non vedevo l'ora di partire e di lasciarmi questa città alle spalle per un paio di giorni.

"Alla buon ora".
Tirai un sospiro di sollievo, alla vista di Thomas. Questo voleva dire che almeno non avevamo perso il treno.
"Scusaci", sorrisi imbarazzata, era strano fare un viaggio con un suo amico, senza di lui.
La sua assenza ogni oggi che passava, diventava sempre più difficile da sopportare.
Non avevo ricevuto alcun messaggio il giorno dopo, ero stata tentata più volte di chiedergli di sua sorella, ma sull'ultimo, avevo cambiato idea ed ero sicura di aver fatto la cosa giusta.
"Tranquille, ma ora andiamo. Corinne mi aspetta", il mio sorriso crebbe a dismisura. Quei due erano davvero troppo carini insieme.
"Oh, non pensavo che gli amici di Damon fossero così romantici", disse Tate, con una voce abbastanza strana che fece ridere sia me che Thomas.
Il viaggio fu breve e molto divertente, Thomas era davvero simpatico, un'ottima compagnia con la quale condividere un'esperienza simile, perché comunque, tutto questo, era ancora una cosa abbastanza nuova per me.
Non appena uscimmo dalla stazione, una chioma rossa e ondulata, corse nella nostra direzione.
Io e Tate scoppiammo a ridere quando quei due iniziarono a baciarsi, dimenticandosi della nostra presenza e di quella di tutto il resto del mondo, infondo, capitava anche a me.
Sospirai, distogliendo lo sguardo.
Sorridevo, scherzavo. L'attimo prima era felice e spensierata, poi bastava un secondo, una minima cosa per farmi ricadere in pensieri che purtroppo quel sorriso me lo toglievano. Avevo ancora bene impresse in mente le parole di Luke, e premevano per uscire il prima possibile.
"Buon compleanno", dissi, quando finalmente Thomas permise a Corinne di tornare a respirare.
"Grazie Kry", mi abbracciò forte. Mi era mancata, era diventata una sorta di sorella per me.
"Comunque sei tutta rossa", bisbigliai nel suo orecchio. "Ma sempre bellissima".
Sciolse l'abbraccio, il suo sorriso era contagioso.
"Anche tu, ma sei triste", tornò seria. Era incredibile, come quella ragazza capisse, anche prima di me, come mi sentissi.
"Non è nulla", scrollai le spalle. Mi mimò un ne parliamo dopo, prima di essere, letteralmente assalita da Tate.

"Quel povero ragazzo fuggirà prima di stasera".
"Magari se tu evitassi di metterlo in difficoltà ogni tre secondi, sarebbe più facile per lui, parlare con i genitori di Corinne", dissi, lasciandomi cullare dalla bravura della mia amica rossa nel rendere, presentabili i miei capelli, in occasione del suo compleanno.
"Krystal ha ragione", concordò lei. "E comunque non è vero", bofonchiò.
"Cosa?". Chiuse Tate. La solita impicciona.
"N-non abbiamo fatto nulla", balbettò Corinne, strappandomi un capello. "Ops, scusa".
"Ehm....non preoccuparti", borbottai, strizzando gli occhi.
"Sicura?". Continuò. "A noi puoi dircelo. Almeno io, posso darti dei consigli. Anzi no", mi guardò. "Anche la nostra piccola krystal, potrebbe tornarti utile".
Pensai che guardarla male, sarebbe servito a qualcosa, a volte dimenticavo che era di Tate che stavamo parlando.
"Che vuol dire?". Domandò Corinne, guardandomi attraverso lo specchio. Ultimamente non avevo avuto molto tempo per tenerla aggiornata sulle ultime cose successe e inoltre, me ne vergognavo.
"Ecco....tu eri con Thomas, quindi non c'è stato modo di...".
"Damon gli ha fatto un ditalino. Ah, le ha anche leccato le tette e rubato un reggiseno".
"Tate", urlai, comprendimi il viso con le mani. La spazzola, cadde dalle mani di Corinne, passando prima per la mia testa per poi raggiungere il pavimento con un tonfo. "Ahi, che male".
"Come...come...come cazzo hai potuto non dirmi niente?". La guardai terrorizza.
"Ehm...".
"Non sa che dire", Tate scrollò le spalle. Avrei tanto voluto tirarle contro quella maledetta spazzola, se solo Corinne, non mi avesse trucidato con lo sguardo, quando feci un minimo movimento.
"Mi vergognavo ok?". Sbottai. "Tanto...per lui non ha significato niente".
"Perché dici questo?". Disse, accovacciandosi al mio fianco.
"Perché non ne parliamo mai. Tutto nasce e muore in quel momento", sussurrai, abbassando lo sguardo sulle mie mani. "Non mi cerca neppure".
"È solo uno stupido ed è un ragazzo", mi accigliai, così lei continuò. "Analizziamo il soggetto", Tate ci raggiunse, sedendosi a terra. "Non ha mai avuto una ragazza, scopava tutte e non è quello che si può definire un bravo ragazzo".
"Ma?".
"Ma ti viene ancora dietro", mi indicò.
"A me non sembra", scossi il capo.
"Non sono d'accordo", intervenne Tate. "Quella sera, al campetto di basket, Damon mi ha dato l'impressione di...non so, ma credo che lui tenga a te".
"È incoerente", sbuffai. "I suoi gesti e le sue parole non combaciano mai".
"Credo che i gesti valgano molto più delle parole", disse Corinne. "E di gesti importanti, per te ne ha fatti".
"Lo so", sussurrai. "Forse sono io che pretendo troppo".
"Tu non pretendi troppo", Tate poggiò una mano sul mio ginocchio. "Altrimenti, l'avresti già mandato a fanculo".
"Vorrei solo che lui...mi facesse capire che mi pensa, anche attraverso uno stupido messaggio. Non vorrei mai essere solo un'attrazione fisica per lui".
"Senza offesa amica, ma se avesse solo voluto scopare, non avrebbe scelto te. Ti si legge in faccia che sei vergine".
"Beh, grazie", feci una smorfia. Questo non mi era affatto di conforto e inoltre, io non potevo sapere cosa Damon facesse nel suo tempo libero.
"Meglio vestirci", dissi, alzandomi. Mi era passata la voglia di rendermi presentabile.

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