Capitolo 75

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"Grazie".
"Te l'avevo detto", squittì Tate abbracciandomi.
"Alla fine l'ho trovato il tempo per farlo", ridacchiai, ricordando la conversazione che avevamo avuto quel pomeriggio. Adoravo i loro regali e non mi aspettavo nulla di tutto questo, quando per la prima volta avevo conosciuto Luke, Jared e Thomas.
"Menomale", ammiccò. "Fate i bravi", mi pizzicò il naso, sussurrandomi un ti voglio bene, quando Damon arrivò alle nostre spalle.
"Sei pronta?".
"Si", annuì, afferrando la mia giacca e i tanti regali ricevuti.
"A domani", salutai gli altri.
"Non credo", borbottò Damon alle mie spalle, mentre lasciavamo casa di Tate.
"Non credi?". Dissi. Afferrò la mia mano nella sua, e tutte quelle buste nell'altra, trascinandomi verso la sua auto, posteggiata alla fine di quel viale.
"Già", mi guardò, alzando un angolo delle labbra.
"Vuoi rapirmi, per caso?". Inarcai un sopracciglio, quando sbloccò l'auto, spingendomi al suo interno. L'aggirò, mettendosi al posto guida, senza rispondermi ma sempre con quello strano sorrisetto stampato in faccia.
"Allora?".
"Hai ancora energie, piccoletta?". Posò una mano sulla mia gamba, guardandomi con la coda dell'occhio. Non potevo ancora credere a quello che era successo in quella piscina a quel ti amo, quasi urlato con rabbia, al modo in cui avevamo fatto l'amore contro quella parete.
"Non sono più così piccoletta", sorrisi, giocherellando con l'anello che gli avevo regalato. Il suo sguardo cadde proprio lì, per qualche secondo, sfiorando poi le mie dita.
"Certo che lo sei". Disse, alzando lo sguardo verso il mio viso, per poi riportarlo subito sulla strada.
"E dove mi stai portando?". Tentai di nuovo.
"Sei troppo curiosa", ridacchiò, scuotendo il capo. Quella frase, mi fece tornare alla mente un altro episodio, riguardante la mia curiosità, che però, ero riuscita a tenere a bada in quell'occasione, inspiegabilmente fra l'altro.
Quel signore, quello strano signore che avevo già incontrato due volte nell'arco di pochi giorni.
Scossi il capo, cercando di cancellare pensieri inutili dalla mia mente.
"Non è una novità", dissi, poggiando la testa sulla sua spalla.
"Già", sussurrò, lasciando un bacio sulla mia fronte. Chiusi gli occhi, lasciandomi cullare dalle note di Only  Angel di Harry Styles, in sottofondo e dalle sue dita, che non smisero di accarezzare la mia gamba per tutto il tempo. Ovunque stessimo andando.

"Dam", gli sorrisi, stringendomi al suo fianco, mentre raggiungevamo il molo.
"Voglio che tu abbia solo bei ricordi qui", sussurrò, forse un po' in imbarazzo mentre attraversavamo tutto il ponte, dove solo la settimana scorsa avevamo litigato.
"Grazie, sono felice di esserci tornata". Sorrise, distogliendo lo sguardo. Un Damon in difficoltà, era davvero qualcosa di strabiliante, neppure nei miei sogni più nascosti, avrei mai potuto immaginare di fargli un tale effetto.
"Vieni", afferrò la mia mano, e restai senza parole, quando riconobbi la barca, quella barca dove ci eravamo amati per la prima volta.
"Che fai lì impalata?". Ridacchiò.
"Ehm...si, arrivo", mi ressi a lui, oltrepassando una sbarra di legno per salire sulla barca.
Camminai al suo fianco, lungo tutta la zona esterna, prima che lui, aprisse la porta finestra, trascinandomi al suo interno. Era esattamente come lo ricordavo, a parte per le coperte di un rosso scuro e dei cuscini bianchi, che coprivano quel letto.
"Ho pensato che potessi avere freddo stanotte", disse, guardandomi negli occhi.
Un brivido attraversò la mia schiena, tanta era l'intensità di quel momento.
"Dormiamo qui?". Chiesi esitante.
"Si, e non devi preoccupati di nulla", si avvicinò, poggiando una mano sulla mia guancia. "La Morris sa tutto".
"Non l'ha chiamata vecchia", ridacchiai. "Aspetta, che vuol dire che sa tutto?".
"Diciamo", fece una smorfia. "Che le ho chiesto il permesso di sequestrarti per tutta la notte". Ammiccò.
"Oh, e lei ha accettato? E quando glielo chiesto?".
"Quante domande", ridacchiò. "Non pensare a questo, ora", sussurrò, lasciando un bacio sulle mie labbra, prima di spostarsi verso la zona di guida.
Mi avvicinai in silenzio, restando alle sue spalle, mentre premeva dei tasti, che divennero rossi e verdi.
"Vieni qui". Disse, afferrandomi per i fianchi.
"Damon io...".
"Shhh, ci sono io", si mise dietro di me, facendomi poggiare le mani sul timone.
"Oddio", urlai e lui rise. La barca prese a muoversi, illuminando il mare, davanti a noi.
"Dove vado?".
"Prosegui così".
"Mh", aggrottai la fronte, concentrandomi su quello che stavo facendo. In realtà, non ne avevo idea, ma era bellissimo, mi sentivo così libera, così me stessa con lui al mio fianco.
"Brava", bisbigliò nel mio orecchio, stringendo le braccia sul mio ventre.
"Non farmi distrarre". Sospirai, quando poggiò le labbra sulla mia mascella.
"Per carità", ridacchiò, spostandosi, poggiando poi il mento sulla mia spalla.
"Andiamo lontano?". Chiesi, guardandolo con la coda dell'occhio.
"Hai paura?".
"No, anzi", sorrisi. "Mi piace l'idea".
"Bene". Mi strinse. "Anche a me".
Continuai a guidare per altri quindici minuti in quel modo, forse anche di più, fin quando non mi chiese di spostarmi.
"Ci fermiamo qui", disse, premendo un tasto, che face calare giù l'ancora.
"Ok", annuì, guardando fuori dal finestrino. Non si vedeva nulla, solo il buio, l'acqua che sbatteva contro qualche scoglio e la luna, quella c'era sempre.
"Grazie per avermici riportata", dissi, quando sentì che mi abbracciò di nuovo da dietro.
"Te lo avevo promesso". Sussurrò, facendomi girare verso di lui.
"Mantieni sempre le tue promesse", lo guardai, cercando di trasmettergli tutto quello che sentivo, paure comprese.
"Lo farò sempre", scostò una ciocca di capelli dietro il mio orecchio. "Sono stato molto stronzo?". Non era da Damon chiedere o importarsi di una cosa simile. Non l'aveva mai fatto.
"Abbastanza", ridacchiai. "Diciamo che me lo sono meritata, un po'".
"Non è vero", sembrava quasi infastidito, frustrato.
"Non dirlo neppure, non me ne sarei dovuto andare in quel modo, ieri".
"Ci sei rimasto male, mi dispiace".
"Si, ma....poi è stato peggio".
"In che senso?".
Sospirò, passandosi una mano fra i capelli. Poi si allontanò, andandosi a sedere sul letto. Non sapevo se seguirlo e meno, ma quando mi guardò, la risposta, fu chiara. Lo raggiunsi.
"Mi sono sentito escluso all'inizio, non ho ragionato e me ne sono andato anche se...insomma quando ho visto che stavi per piangere..", scosse il capo. "Ecco...mi ha fatto strano". Afferrai la sua mano.
"Io odio il mio compleanno, ma penso che il tuo sia importante e non saperlo mi ha fatto incazzare", sorrisi, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal suo viso bellissimo. "Poi...quando sono andato a casa...mi sono detto: che cazzo hai fatto? Però ero ancora incazzato e....poi mi è venuto in mente altro...".
"Farmela pagare", ridacchiai.
"Detta così è brutto". Si morse il labbro, stringendo le mie dita fra le sue.
"Lo so ma...ne è valsa la pena aspettarti", dissi, arrossendo. Sentivo il suo respiro, battere sul mio viso che alzò con due dita.
"Si?".
"Si", accennai un sorriso che però stavolta partiva, sul serio, dal cuore.
"Menomale", sussurrò, sfiorando il mio viso con due dita. "Krys". Il tono serio.
"Dimmi".
"Non pensare mai quella cosa". Sembrava combattuto. "Non pensare mai che io....non voglia più vederti o voglia lasciarti. Mai".
"Sul serio?".
"Sul serio. Non potrei mai". E se non conoscessi Damon, avrei quasi potuto dire che si era emozionato.
"Neanch'io", sussurrai. "Ti amo", era bellissimo dirlo.
"Ti amo krystal, e scusami per il ritardo".
"La festa non era ancora finita", ridacchiai.
"Non parlo della festa", sfiorò le mie gambe, prima di farmele allungare sulle sue. "Parlo di noi, del tempo che abbiamo perso".
"Non è andato perso Damon, io non rimpiango nulla perché ci ha portato ad essere questo". Lo guardai, non volevo che si sentisse in colpa di nulla.
"Non ti merito". Sussurrò, poggiando la fronte contro la mia.
"Mi meriti e meritiamo di essere felici insieme". Sorrisi, poggiandomi alla sua spalla.
"Sei sempre così carina, tu", sussurrò, infilando le mani sotto la mia gonna.
"E tu sempre così pervertito", ridacchiai.
"Mhhhh, posso esserlo con la mia ragazza".
"Giusto, con la tua ragazza si", precisai.
"Però aspetta", ammiccò. "Non essere impaziente, piccola".
"Sbruffone", ridacchiai. Lui si alzò, spingendomi sul letto.
"Non muoverti", disse, avvicinandosi alla zona comandi.
"Ok", dissi, mordendomi le labbra, impaziente ma sopratutto curiosa. Mi stesi, fissando il soffitto, fin quando, non sentì il corpo di Damon, stendersi sul mio.
I suoi occhi, furono la prima cosa che vidi. Incerti, sfuggenti.
"Per te", sussurrò, parandomi davanti una piccola scatola blu.
"Damon ma...".
"Shhh, aprila e basta". Non ero abituata al disagio di Damon e la cosa mi fece sorridere.
"Ok", afferrai titubante quella scatola dalle sue mani, sfiorando le sue dita che sembravano fremere.
"N-non sono bravo in queste cose, però...volevo che lo avessi anche tu".
Associato al coraggio, a chi ha paura ma supera i propri limiti.
"Beh, anche al colore dei tuoi occhi", borbottò.
Afferrai quell'anello, sfiorando la pietra azzurra, incastonata in esso, poi guardai Damon e gli sorrisi.
"Non ho mai ricevuto un regalo così bello, grazie".
"Nulla", scrollò le spalle, passandosi le mani fra i capelli. "Faccio io", disse, quando stavo per infilarlo all'anulare e non mi persi un attimo, un solo dettaglio del suo viso concentrato, mentre sfiorava le mie dita con quell'anello, uguale al suo.
"È bellissimo", sussurrai, afferrando la sua mano, quella dove anche lui aveva il simbolo del nostro amore, perché per me, era proprio quello.
"Mh", sospirò, baciandomi la punta del naso. Portai le mani dietro al suo collo, tentando di avvicinami ancora di più, mentre si insinuava fra le mie gambe, strofinandosi contro di me.
"Dam", ansimai, chiudendo gli occhi, mentre le sue labbra lasciavano una scia di baci infuocati lungo tutto il mio collo.
"Mi piace questo vestito", sussurrò. "Tanto, ma è tutta la sera che sogno di strappartelo di dosso".
"Non me lo rompere che...cosa è stato?".
Buio totale.
"Aspetta qui", Damon si alzò, avvicinandosi piano alla base di controllo, non si vedeva nulla, la luce era andata via, così all'improvviso e il motore era spento.
"Che succede?". Ovviamente mi alzai, avvicinandomi alle sue spalle.
"Non capisco", disse, accedendo la torcia del telefono. "Vado a controllare fuori", poi mi guardò serio. "Resta qui", annuì, anche se non ero affatto d'accordo e quando iniziò ad imprecare e tirare calci a più non posso, uscì.
"Cosa è stato?". Spalancai gli occhi quando vidi, grazie alla luce del telefono, una chiazza nera, macchiare il mare, proprio sotto di noi.
"È benzina?".
"Figli di puttana", urlò, dando un calcio ad un baule che per poco non cadde in acqua.
"Per favore mi spieghi cosa sta succedendo?".
"Hanno bucato il serbatoio", si passò le mani fra i capelli. "Abbiamo finito la benzina e siamo in mezzo al mare, cazzo".
"Rotto il serbatoio", mi accigliai. "Ma chi? Magari era già rotto e non...".
"No krystal", era fuori di se. "Non era già rotto, ho controllato questa barca mille volte stamattina prima di farti salire, e no, non era rotto. Andava tutto alla grande". Sbottò.
Abbassai il capo, non potevo farmi prendere dallo sconforto proprio ora.
"Cosa facciamo?". Sussurrai.
"Devo capire se l'ancora non è salita", sbiancai. Eravamo abbastanza vicini a degli scogli e se davvero l'ancora era salita quando era andata via la corrente, ci trovavamo in un bel guaio.
"Vieni dentro", il suo sguardo si addolcì. Dovevo avere un'espressione, a dir poco terrorizzata. Posò una mano sulla mia schiena, spingendomi verso l'interno.
"Da qui non si vede nulla", sospirò. "Non essendoci corrente non so se l'ancora è salita o meno".
"Io..io non ricordo di aver sentito rumore di catene".
"Neanch'io, ma non possiamo rischiare. C'è vento". La macella serrata.
"Non so che fare", dissi, scuotendo il capo.
"Tranquilla", si avvicinò, poggiando una mano sulla mia guancia. Sapevo che dentro di se, stesse morendo dalla voglia di spaccare tutto, ma si stava trattenendo tantissimo. "Ci penso io", lasciò un bacio sulla mia fronte, prima di uscire nuovamente all'esterno.
Lo seguì. Aveva preso delle corde, iniziando a slegarle.
"Krystal vai dentro". Tuonò.
"Voglio aiutarti, cosa posso fare?", sospirò.
"Nulla, devo solo legare queste corde a quella boa, almeno non ci allontaniamo troppo da qui. Spero", sussurrò.
"Ti aiuto", cercai di non badare ai suoi pugni serrati a quella corda, abbassandomi al suo fianco. "In questo modo, non l'avresti mai sciolta". Dissi.
"Sei diventata anche una piccola marinaia ora", sospirò, afferrando la corda che gli passai, sciolta.
"Mh, ho i miei segreti", sorrisi, quando mi lanciò un'occhiataccia.
"Bene a sapersi", trattenni il fiato, quando si sporse, per far passare quella corda attraverso la boa che per fortuna era vicina alla barca, legandoci ad essa.
"Reggerà?".
"Credo di si". Rispose. "Ma è probabile che l'ancora sia ancora sotto, quindi...dovremmo star tranquilli".
"Il mio telefono non prende". Dissi, guardandolo.
"Neppure il mio", era incazzato ed io, volevo riempirlo di domande. Chi avrebbe fatto qualcosa di così meschino?
"La mattina passano i pescatori, non preoccuparti", abbozzò un sorriso, ma sapevo che era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare. Afferrò la mia mano ed entrammo nuovamente all'interno.
"Pensi sia opera dei Falcones?". Andai dritta al sodo e mi meravigliai, quando rispose.
"Non credo siano stati loro, o almeno non da soli. Ce lo zampino di qualcun  altro, così come per la storia delle foto".
"Ma loro....insomma noi, li abbiamo sentiti mentre parlavano di quelle foto".
"Si ma...loro eseguono, qualcun altro gli ha detto di farlo".
"Hai qualche idea?".
"No", stava mentendo, ma non volevo pressarlo. Mi aveva già detto tanto quella sera.
"Ok", sussurrai.
"Andiamo a letto", sfilò le scarpe, gettandole in un angolo della stanza.
"E se la barca si..".
"Resto sveglio", mi tese la mano che afferrai, togliendo al volo anche le mie scarpe.
"Possiamo fare a turno", sorrise.
"Krystal, dormi". Scostò le coperte, facendomi cenno di infilarmi al suo fianco. Mi stesi, accoccolandomi a lui. Più vicina possibile.
Mi strinse fra le sue braccia, poggiando un bacio sulla mia testa.
"Mi dispiace, non erano questi i miei piani".
"Hey", alzai il capo. "Non è colpa tua".
"Come mi viene in mente di portarti in mare aperto e...".
"Damon, non potevi sapere che qualcuno ci avrebbe fatto questo e se non qui, avrebbe fatto danni da qualche altra parte".
"Questa me la pagano", aumentò la presa su di me. "Io...ci sto provando in tutti i modi Krystal, ma poi quando succedono queste cose..".
"Cosa stai provando?". Alzai il capo.
Prese un lungo respiro, prima di guardarmi. Sembrava combattuto.
"Avrei voluto dirtelo quando ci sarei riuscito, ma...", distolse lo sguardo, prima di puntarlo nuovamente nei miei occhi. "Voglio uscirne krys, sto cercando di trovare un modo per non lavorare più per Green".
"C-cosa?".
"Io...non mi importa più un cazzo di vendicarmi....e lo so, posso sembrare un pazzo ma..ti amo e so che quello potrebbe distruggere anche noi".
"Damon io..".
"Shhh", poggiò un dito sulle mie labbra. "Tu sei più importante krystal. Ho troppo da perdere ora e io, voglio darti una vita normale, una vita nella quale non devo aver paura di dire al mondo intero che tu sei mia, che tengo a te. Voglio il meglio e non può esserci spazio per l'odio che provo per quell'uomo, per Jacob e per Piper. Rovinerebbe tutto". Avevo le lacrime agli occhi, anzi, ero sicura di star piangendo come una fontana.
"Quando..quando lo hai deciso?". Balbettai.
"Credo dopo Londra", un sorriso timido, dipinse il suo viso. "O quando...ho capito di essermi innamorato di te, non lo so", scosse il capo. Poggiai una mano sulla sua guancia.
"Sei sicuro? Io...voglio che tu sia sicuro...".
"Sono sicuro di volere te krystal, non posso e non voglio rovinarti la vita in quel modo".
"Io resterei con te".
"Lo so", le sue labbra tremarono, a me scoppiava il cuore. "Per questo ti amo, ma....io voglio di più".
"Ti amo Damon e...g-grazie per...".
"Sono io che devo ringraziare te piccola", aveva la voce rauca e sapevo che stesse trattenendo le lacrime ma io ero qui, pronta a stringerlo fra le mie braccia, a consolarlo.
Lasciati andare.
"Ero una brutta persona".
"Non lo sei mai stato", accarezzai la sua nuca, poi i suoi capelli. "Tu...mi hai cambiato la vita Damon, mi hai fatto capire cosa significa vivere sul serio. Avevi tutti i diritti di avercela con il mondo intero, e il fatto che tu oggi abbia preso questa decisione, conferma il fatto che tu sei il meglio che io potessi desiderare. Non ho bisogno di nient'altro, se non di te e non mi importa dove Damon. Ti amo, ti seguirei ovunque. Sempre".
"Stronza".
"Hey", ridacchiai. Poi nascose il viso nell'incavo del mio collo e capì il perché. "Sono qui". Accarezzai i suoi capelli, mentre sentivo il suo corpo scosso da singhiozzi che però cercava di trattenere.
"Dovrebbe essere il contrario". Gracchiò contro il cuscino.
"Stiamo insieme Damon. Non tocca sempre e solo a te".
Sospirò, le sue braccia si chiusero dietro la mia schiena. Restammo così per minuti, anzi di più.
"Che coglione", disse, spostandosi.
"Non hai sentito nulla di quello che ti ho detto?". Gli sorrisi.
"Stai piangendo anche tu, fantastico". Ridacchiò. "Ora tocca a me".
"Cretino", poggiai la testa sul suo petto, inebriandomi del suo profumo.
"Voglio capire cosa c'entra il nome di mio padre con Green". Disse, di punto in bianco. Mi alzai, mettendomi seduta al suo fianco.
"E se....insomma non vorrei insinuare nulla...".
"Lo penso anch'io". Tirò le mie gambe, mettendosele ai lati del suo corpo. "E se quello che penso è vero, io...".
"Cosa pensi?".
"Non ho mai capito come è morto mio padre. Mia madre mi ha detto che ha avuto un infarto, così all'improvviso e ci ho creduto ma....".
"Oddio, pensi che Green...".
"Non lo so", serrò la mascella. "Ma se così fosse io...", chiuse gli occhi. "Io non so che cazzo fare krystal, era mio padre". Serrò la mascella. "Se lo ha davvero ucciso lui", poi mi guardò, come se io avessi la risposta. "Che cazzo devo fare?."
"Io...io non lo so", sussurrai con un groppo in gola. Nonostante le sue parole e la buona volontà di rinunciare alla sua vendetta, sapevo che non sarebbe stato facile per lui, sopratutto dopo quello che mi aveva appena confessato.
"Io...non lo so perché..", poggiai la testa sulla sua spalla. "Capisco la tua rabbia, il fatto che tu voglia dare giustizia alla tua famiglia e mi sentirei un'egoista a chiederti di rinunciare a questo...mi dispiace".
"Non piangere". Strinse la mia testa fra le sue mani.
"Posso solo immaginare cosa tu abbia provato quando tuo padre è morto, mi dispiace tanto Damon. Vorrei solo...che tu trovassi la tua pace".
"Shhhh". Infilò le dita fra i miei capelli. "Sei tu la mia pace". Mi nascosi fra le sue braccia, perché ora avevo davvero paura del futuro.
"Mi fai desiderare cose che...non avrei mai immaginato neppure lontanamente di volere".
"Cosa?". Sussurrai, alzai lo sguardo verso di lui.
Mi guardò, sbuffando una risata.
"Niente, lascia perdere".
"Dai".
"Smettila, non te lo dico".
"Sei proprio uno stronzo, lo sai?".
"Ovvio che lo so", ammiccò. "E ti piace".
"Quando non soddisfi la mia curiosità, non mi piace affatto", assottigliai lo sguardo.
"Mh, io ti soddisfo sempre. Non lamentarti piccola".
"Mh, che stronzo", borbottai.
"Vorresti sposarti un giorno?".
"Eh?".
"Hai sentito". Borbottò.
"Oh", Dio mio. "Con te, si", ridacchiai. "E tu?".
Pressò le labbra fra loro, ma il suo sorriso partiva dagli occhi.
"No, ma con te si".
"Non ho capito".
"Hai capito". Mi morse il naso.
"Ahi".
Sospirò, dandoci poi un bacio sopra.
"Damon?".
"Dimmi".
"Ho una curiosità". Ero molto titubante, ma dato l'argomento che lui stesso aveva aperto, mi sentivo un po' più coraggiosa nel chiederglielo, quindi era meglio approfittarne.
"Wow, non me lo aspettavo". Ridacchiai, prima di tornare la solita insicura, paranoica krystal.
"Ecco...avresti voluto dei figli..da non so, la tua futura moglie, la tua ragazza?".
"Sei tu la mia ragazza". Disse, il tono deciso.
"Lo so...dico...avresti voluto dei figli?".
"Krystal non..".
"Non pensare a me, rispondi come se non ci conoscessimo ancora".
"È uno di quei giochi in cui tu alla fine ti incazzi?". Domandò preoccupato.
"No", ridacchiai. "Non sono così diabolica".
"Mh, in effetti", ammiccò.
"Dai, rispondi".
"Sinceramente no. Non pensavo a queste cose". Morse il suo labbro.
"Allora mi sa che dobbiamo stare attenti", ridacchiai nervosamente. "Voglio dire...non posso avere figli, lo so però..noi, non usiamo precauzioni e...non lo so. Insomma, so che è impossibile, ma dovremmo ugualmente stare più attenti".
"Non metterò mai un preservativo con te". Aggrottò la fronte.
"Perché no?". La sua faccia era buffissima.
"Sono fastidiosi".
"Oh, non ti piacciono?".
"A chi piacciono?". Rispose ovvio.
"Ah quindi...non li usavi neppure con le altre?". Sussurrai.
"Con loro si, ovvio". Ridacchiò. "Non ero così stupido, non scopavano solo con me".
"Giusto". Distolsi lo sguardo.
"Ehm...cazzo krystal non volevo dirlo così...".
"No tranquillo, non cambia il risultato".
"Avevi detto che non era un gioco diabolico".
"Non lo è, infatti", sbottai.
"Krystal", sospirò, cercando il mio sguardo, che difficilmente gli concessi. "Non le amavo". Abbassai lo sguardo.
"Lo so, scusami. A volte sono...".
"Gelosa".
"No", quasi urlai, lui scoppiò a ridere. "Smettila", lo guardai male.
"Sei troppo carina".
"Se, immagino".
"E sexy", baciò la mia mascella. "E sai perché con te non uso precauzioni? E non dire perché non rischio di metterti incinta".
"Diciamo che quello è un vantaggio".
"No, non lo è", mi guardò serio. "Perché so quanto ti ha fatta soffrire questa cosa".
"Non fa nulla", abbassai il capo. "Allora perché...".
"Krys", afferrò il mio viso a coppa fra le sue mani. "Non ti lascerei mai sola". Mi guardò negli occhi.
"Lo so", sorrisi. "Magari un giorno...chissà".
"Noi siamo qui". Accarezzò il mio viso. "E per cancellare i tuoi dubbi inutili, non uso quella sottospecie di tortura cinese", scoppiai a ridere. "Perché voglio sentirti, senza barriere, senza ostacoli. Voglio farti mia, in ogni senso, correndo qualsiasi rischio, come tu hai sempre fatto dall'inizio non allontanandoti mai da me".
Non esistevano parole per rispondere a qualcosa di così bello. Perché era vero, noi correvamo il rischio di stare insieme, ma a testa alta e sopratutto, mano nella mano.
"Mi hai lasciato senza parole Cooper".
"Finalmente", sussurrò, prima di baciarmi ancora.

SweetWhere stories live. Discover now