Capitolo 62

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Damon's pov
Forse, non avevo capito bene, doveva essere per forza così.
Presi un lungo respiro, cercando di trattenere l'animale che c'era in me. Avrei voluto prenderla e farla mia in quel letto per ore ed ore e l'immagine di quello che lei stava appena pensando, era fin troppo chiara nella mia mente.
"Krystal", sospirai, guardandola dall'alto, con le mani ai lati della sua testa. Mi sentivo debole, sul punto di cedere, ero fuori di me, completamente.
"Tu...non devi sentirti obbligata", fu forse la frase più difficile che avessi mai detto ad una ragazza ed anche la più lunga, solitamente parlare, non rientrava fra i miei interessi. Era sempre tutto uguale, nessuna emozione, niente di niente. Ora, era tutto nuovo, completamente stravolto.
"M-ma io voglio farlo", sussurrò, sbattendo le palpebre. "Solo...", abbassò il capo, schiudendo le labbra come a voler dire qualcosa, tante cose, che però non era facile ammettere, almeno per lei, perché a me, il fatto che fosse così timida ed inesperta, faceva impazzire, mi andava più che bene e non sapevo neanche il motivo di tutto questo.
"Ecco..io non...".
"Shhh", poggiai un dito sulle sue labbra, che ben presto, fu sostituito dalle mie. "Molto meglio", le lasciai un altro bacio, poi un altro ancora. Volevo che si sentisse a suo agio, per qualunque cose, fosse disposta a darmi. Ero già fortunato così e non me ne rendevo nemmeno conto, alle volte.
Sapevo che, Krystal fosse una di quelle ragazze, che solitamente la gente, ti consiglia di tenerti stretta ed ero d'accordo, non avrei mai più incontrato una come lei, il problema era, se io sarei stato in grado di adempiere a qualcosa di così grande, ma poi c'era la mia vita, quella che andava ben oltre quello che potevo desiderare io e quindi, mi toccava tornare con i piedi per terra, ma non quella sera.
Era ancora il mio compleanno e per una volta, avrei voluto godermelo fino in fondo.
Sospirò, legando le sue mani fra i miei capelli, massaggiandoli, tirandoli, proprio come a me piaceva. Sembrava che lei sapesse queste cose, sapesse, come farmi perdere letteralmente la testa. Ci stava riuscendo alla grande.
Posai una mano sulla sua vita, accarezzando la pelle lasciata scoperta dalla maglia che indossava.
Passai a baciarle il collo, il mento, il petto, tutto quello che volevo, poi le sue mani, timide come quelle di una bambina che sta per rubare una caramella, si infilarono al di sotto della mia maglia, provocandomi una serie di brividi che non erano di certo dovuti al freddo, anzi, sentivo fin troppo caldo in quel momento.
"Solo quello che vuoi", bisbigliai nel suo orecchio, mordendoglielo, mentre presa da un moto di coraggio, alzò la mia maglia, che sfilai subito dalla testa, volevo sentirla, come mai prima d'ora.
Poggiò una mano sul mio viso, che poi raggiunse la mia testa, quando scesi a baciarle la pancia, sollevando anche la sua di maglia, che lei ebbe la fantastica idea, di far scomparire dal suo corpo. Allacciai le mani sui suoi pantaloni, facendoli scivolare giù per le sue gambe e Dio, le avrei riempite di panna e leccate da cima a fondo, erano sexy, così, come tutto il resto.
"No, vieni qui", poggiò una mano sul mio braccio, cercando di tirarmi su e con quella voce, quello sguardo e quel corpo, io non potevo che fare tutto quello che questa creatura venuta da chissà dove mi diceva.
"Che vuoi piccola?". Sovrastai il suo corpo con il mio, tenendomi ancora una volta sulle braccia.
Sorrise, arrossendo appena. "Prima, baciami un altro po'", sussurrò, poggiando una mano dietro la mia nuca e quella, fu la terza volta nel giro di un'ora, in cui mi sentì strano, ancora e ancora.
"Con piacere", ammiccai, ma ero fin troppo sicuro di avere un sorriso da emerito coglione stampato in faccia, e non mi andava proprio di fare brutta figura, non con lei. Ci tenevo particolarmente e pensare che per me, le altre, erano solo un sfogo, nel senso più fisico del termine. Mi facevo schifo da solo, ora invece, era diverso, completamente diverso.
Chiuse gli occhi, baciandomi dapprima lentamente, accarezzò il mio labbro inferiore con la lingua, per poi succhiarlo avidamente, mandandomi direttamente su un altro pianeta.
"Krys", gemetti vergognosamente, quando fece scorrere le sue dita sul mio petto, sempre più in basso, fermandosi sulla cintura dei mie pantaloni.
Aprì quei bellissimi occhi, stronfiando il suo naso contro il mio, prima di sbottare cintura e pantaloni con le mani che le tremavano, il viso in fiamme, e le labbra pressate fra loro.
Tornai a baciarla, perché sapevo che per lei fosse meglio così, non che a me dispiacesse, anzi. Si lasciò andare, respirando nella mia bocca, quando presi a toccarle il seno. Le nostre braccia incrociate, la sua mano, che scese sempre più in basso, raggiungendo poi, il cavallo dei miei pantaloni, che stava letteralmente scoppiando.
Risucchiai l'aria fra i denti, quando prese a muovere la sua mano dal basso verso l'alto sulla patta dei jeans, mandandomi in corto circuito.
Poggiai la fronte contro la sua, gli occhi chiusi, nonostante volessi vedere a tutti i costi il suo viso, ma sapevo, che in quel modo, tutto sarebbe finito troppo velocemente e non volevo questo, assolutamente.
"Cazzo", imprecai, quando quel movimento divenne via via sempre più deciso. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra e per quanto, avessi cercato di resistere, aprì gli occhi, trovando i suoi, su di me, pieni di desiderio, imbarazzo e tanta paura di sbagliare, ma per me, krystal, sarebbe sempre stata il meglio del meglio.
Sempre.
"Sei bellissima".
Gracchiai a fatica, accarezzandole il viso, poi le gambe, ero scomodissimo in quella posizione, ma non me ne fregava, stavo bene.
"Grazie", sussurrò, mordicchiandosi il labbro, prima di far qualcosa che mi tolse il respiro.
Allontanò la sua mano da lì, ma solo per aprire meglio la cerniera ed infilare timidamente le sue dita, all'interno del pantalone.
La guardai, come se davanti a me, avessi la cosa più bella del mondo ed era così, cazzo se lo era.
Con un gesto secco e sul punto di star male sul serio, abbassai i pantaloni e i boxer sui glutei, liberando la mia erezione che stava davvero iniziando a far male.
Spalancò gli occhi, ripotando subito lo sguardo nel mio.
Sorrisi soddisfatto, ero pur sempre un uomo.
"Voglio baciarti ancora", disse con un fil di voce, avventandosi sulle mie labbra e non appena lo fece, sentì la sua mano posarsi proprio lì, e riprendere da dove si era fermata.
"Dio, piccola", strizzai il suo seno in una mano, mettendoci forse troppa pressione, ma non ero più cosciente delle mie azioni e sopratutto del mio corpo da un pezzo. Presi a muovermi contro la sua mano, senza un minimo di pudore, e dai suoi occhi, carichi di lussuria, capì che non fossi l'unico fra i due, a star toccando il cielo con un dito.
"Dam", sussurrò sulle mie labbra, gli occhi socchiusi, quelle dita che stringevano sempre più forte.
"Sei bravissima".
"Così?".
"Si, così", cacciai un ringhio, che forse anche i vicini sentirono, ma non me ne importava un cazzo, per me ora, esisteva solo Krystal.
Le strappai il reggiseno, forse rompendolo, ma non fregò poi molto neppure a lei, mentre stringeva sempre più forse le gambe attorno al mio busto.
Volevo entrarle dentro, a tutti i costi, poi baciai i suoi seni, lei spinse il corpo in avanti, la sua mano, unica barriera fra di noi, i suoi occhi, la sua lingua, le sue labbra, lei, tutto.
Venni copiosamente sul suo ventre, mordendo il suo labbro o forse il suo collo.
Stavo bene, e mi sentivo strano. Troppo.

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