Capitolo 46

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Mugugnai dal fastidio, non appena tentai di aprire gli occhi. Una mano, non mia, avvolse la mia testa, massaggiando delicatamente la mia cute. Al secondo tentativo, fu ancora peggio.

"Oddio", strizzai gli occhi più volte, nascondendo la testa in qualcosa di squisitamente profumato ed a quel punto, la realtà di quello che mi stava circondando, mi colpì come un fulmine a ciel sereno.

"Purtroppo non sei nuda", la sua voce bassa e roca, aumentò a dismisura i battiti del mio cuore, in quel caso, era anche ansia. Non ricordavo nulla o almeno, non chiaramente.

Tentai di mettermi seduta, ma quella mano, me lo impedì, riportandomi giù contro il suo petto, il suo caldo petto. Avevo dormito tutta la notte su di lui?

"Mi scoppia la testa", bofonchiai, contro la sua maglia.

"Prima sbronza?". Continuò ad accarezzare i miei capelli, mentre con l'altra mano scese sulla mia schiena. Buio totale, eppure avevo la netta sensazione che qualcosa di importante era accaduto.

"Anche l'ultima", piagnucolai. Il suo petto vibrò, stava ridendo.

"Cazzo", imprecò, staccando la mano dalla mia schiena, portandosela in testa. Neppure lui, stava messo  molto bene.

"Tu come stai?". Domandai, alzando di poco il capo. Non volevo immaginare in che versione fosse la mia faccia, era meglio non pensarci.

"Sicuramente sono più abituato di te", abbozzò un mezzo sorriso, uno di quelli illegali di primo mattino.

"Perchè siamo..", due colpi al finestrino, ci fecero sobbalzare, ma non per questo Damon, allentò la sua presa su di me.

La portiera venne aperta, lasciando entrare una folata di aria gelida, che mi spinse a rannicchiarmi ancor di più fra le sue braccia.

"Ma che cazzo", imprecò.

"Krystal, dobbiamo andare", Tate e la sua voce squillante, non erano il massimo, quando mi trovavo in quelle condizioni.

"Mh".

"Cazzo ti urli?". Sbottò Damon.

"Amico, dobbiamo andare anche noi", sbirciai, notando Thomas e Corinne al fianco di Tate.

"Krystal muoviti", continuò Tate, battendo i piedi per terra. "Tra non molto la Morris passerà nelle stanze".

"Ma che ore sono?". Mormorai, guardando Damon. Ebbi quasi la sensazione che i suoi lineamenti si fossero addolciti, in ogni caso, era imbambolato.

"Dam", Thomas entrò in auto, gettandosi su di noi. "Dobbiamo davvero andare, mi sono dovuto sorbire la voce di Tate per tutta la notte nella mia auto. Mi devi centoun favori, ora", bisbigliò.

"Ho capito, ma levati", sbottò Dam, quando mi lamentai per una gomitata accidentale che Thomas mi diede dietro la schiena.

"Krystal", urlò ancora Tate. "Il pullman non aspetta noi".

"Ok, arrivo", sbuffai, alzandomi lentamente. Lo stesso fece Damon, non staccando mai le sue mani dal mio corpo. Mi era vicino, in ogni senso. Mi guardava in modo strano, mi scrutava, era attento ad ogni mio gesto. Passai le dita fra i capelli, prima di recuperare le scarpe ed infilarle. Non ricordavo neppure di averle tolte. Mi girai, colpita dalla vicinanza dei nostri visi.

"Posso riaccompagnarti io", sussurrò, guardando le mie labbra. Alzai gli occhi nei suoi, era assonnato, confuso, indeciso.

"Non preoccuparti, credo che a Tate verrebbe una crisi isterica", ridacchiai, pentendomene subito, quando un'altra martellante fitta, colpì la mia testa.

SweetWhere stories live. Discover now