Paura e impazienza

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Mi metto a sedere di scatto, al buio, col telefono in mano e il cuore infartuato.

Secondo me, muoio qui, ora, prima ancora di accettare.

E adesso?

Se confermo adesso la richiesta, Alex cosa penserà di uno che alle 3 di sabato - orario in cui si presuppone dovrei dormire o divertirmi - si trastulla ad accettare le richieste di Instagram?

Cioè, voglio dire, sarebbe come ammettere un interesse, giusto? Ed è questo che voglio trasmettere? Interesse? Prima ancora di aver chiarito chi sono, cosa desidero, cosa... ma sticazzi, accetto. Col cuore, stomaco e polmoni concentrati nel polpastrello tremante.

Un click, un semplice click per entrare in una parte del suo mondo.

Ok, fatto.

Ora però appoggio il telefono e mi alzo un attimo. Respiro.

Cammino su e giù per la stanza per sbollire, inciampo due o tre volte nella stessa scarpa.

Ok, sono pronto.

Torno sul letto e apro il suo profilo.

Ci sono molte foto che lo ritraggono, sia in primo piano che a figura intera. E, sì, è ufficiale, non dormirò mai più.

Sono scatti ricercati, qualcuno di moda, riconosco un marchio famoso.

Le osservo, attento a non lasciarmi sfuggire nessun like, che invece si affollano dentro di me, come scolaretti all'uscita dell'ultima campanella.

Lo sapevo, lo sapevo che era un modello.

Ci sono anche foto di un gatto grigio, lo stesso gatto addosso a lui, vicino al vetro, nel suo letto sfatto; foto di gabbiani, svariate; scatti dal taglio particolare, originali; visi femminili e maschili, giovani e non.

Un appassionato fotografo, allora. E modello.

Sono sopraffatto. Troppo. Troppo per me. Chiudo, metto il cellulare in modalità areo, voglio spegnere tutto.

Uno sconforto notturno mi scarabocchia dentro pensieri tristi, mentre affondo la faccia nel cuscino.

Mi sento niente, a confronto.

A un tratto, però, il pensiero folgorante delle 3 di notte: sei un coglione!

Non ho affatto valutato, nella concitazione del momento, che anche Alex potrebbe sbirciare il mio profilo, magari per curiosità.

Rugo_50passi.

Riaccendo subito con l'apnea nel cervello ed entro nel mio profilo, immaginando di trovare macerie e banalità.

Allora vediamo: campi da tennis; io con la racchetta; palline da tennis su terra rossa; libri sul letto; libri in spiaggia; il vialetto di ghiaia del Centro; diverse albe; la cricca sorridente; io e Filippo in spiaggia; io e Elisa addormentati sul lettino in spiaggia; e poi Rimedio, il gatto randagio del Centro.

Spengo di nuovo e abbatto ogni possibilità di dormire pensando alla foto di Alex, in cui solleva il collo del maglione di lana, fino sotto gli occhi, fissando ombroso l'obiettivo e la mia ordinarietà.


Perché hai chiesto di seguirmi su Instagram? E perché ho questo fuoco, dentro, che non so nemmeno se sia rabbia o frustrazione?

Se non sono capace di distinguerle - mi chiedo - come posso pretendere di capire il resto?

Quel "resto" che è nascosto nei tuoi occhi, a quanto pare.

Hai in ostaggio una parte di me che nemmeno conosco.


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