Jannik

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Per puri demeriti dell'avversario, venerdì vinco la prima partita del torneo.

Invio un messaggio ad Alex per informarlo, ma naturalmente non arriva la doppia spunta perché è in pieno silenzio radar.

So che non devo farmi film, sta lavorando, e il padre sta con lui.

Certo il padre non sarà incollato ad Alex per tutto il tempo come invece farà lo sguardo di Giò. Che è più grande di me, più esperto, più attraente, più tutto.

Ma sta lavorando e il padre sta con lui.

Betta è venuta a vedermi e si congratula con me.

«Non vedo l'ora di vederti giocare domani» dice sorridente.

«Sì, ma domani ti asfaltano, lo sai vero? Oggi hai vinto per miracolo» considera Kevin.

«Grazie Kevin, sei un amico» rido.

Durante la notte di venerdì provo a inviare l'emoji di un cuore ad Alex, anche se il precedente messaggio non ha ancora avuto la doppia spunta. Magari è un bug, penso. Invece no. Di sicuro è ancora sul set. Quindi sta lavorando e il padre sta con lui.

La mattinata di sabato la impegno a non immaginare Alex nel letto di Giò. Ma iniziano a girarmi le palle. Alex lo sa bene che vado in paranoia e che gli basterebbe inviarmi un semplice messaggio per farmi stare più tranquillo. Invece no. In mezzo a modelli, fotografi e addetti della security, sai cosa gliene frega di me? Un cazzo di niente.

Alle 17.30 entro negli spogliatoi. Mi preparo. Do un ultimo sguardo al cellulare, ma Alex è ancora in silenzio radar.

Alle 18.30 inizio il mio secondo incontro, ma non c'è storia.

Luca e Francesca sono venuti a vedermi giocare e si tengono per mano. Mi fa strano. Ma sono carini. Luca, soprattutto, che ha gli occhi a cuore come un cretino.

«Deluso?» mi chiede lui, raggiungendomi a bordo campo.

«No, dai, almeno gliel'ho fatta sudare un po'.»

Betta mi accoglie con la faccia dispiaciuta, ma non mi abbraccia perché sono zuppo di sudore. E' un ottimo deterrente a quanto pare.

In piedi sui gradoni di metallo intercetto Fra, che sta con Eli. Mi fa cenno di tenermi d'occhio, con le dita a "V" sugli occhi. Lo fa ridendo, perché mi vede con Betta. Gli sorrido e lo saluto da lontano. Cagacazzo. Vorrei chiedergli di Alex, ma sai cosa? Vaffanculo. Se ci tieni, mi scrivi. Mi mandi una riga, un cazzo di cuore. E lo accendi quel cellulare di merda. Sono stato così deludente che non te ne frega più niente?

«Fatti la doccia e poi andiamo a cena. Ho prenotato in una pinseria che ha aperto da poco» mi ordina Betta, perentoria, perché ha paura che io dica di no. L'invito, per fortuna, è rivolto anche a Luca e a Francesca che hanno già avuto dettagliate istruzioni di non lasciarmi solo con lei.

«Sì, ho capito qual è. Ma come ci arriviamo?» chiedo, perché va bene qualsiasi cosa mi porti via dalla mia testa.

«Si è offerto Edo.»

Perfetto, dritti verso la strada della perdizione, stasera.

Edo Morelli è il fratello maggiore di Betta, venticinque, forse ventisei anni, dissolutamente bi, la cui nomea di scapestrato edonista, spregiudicato e spericolato è nota in tutta la provincia, Questura inclusa.

Ne ho sempre sentito parlare, ma non l'ho mai conosciuto di persona.

E come gli va di perdere tempo dietro a quattro idioti, come di sicuro ci considera?

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