Rosso sangue

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Ok, devo mantenere la calma e far funzionare il cervello, anche se il cuore mi sta battendo così forte da far deragliare ogni pensiero possibile.

Non devo provocarli, prima di tutto. Ragiona, Rugo, ragiona.

Posso sempre scappare dall'altra parte del vicolo ed entrare nel primo locale che trovo. Ma il bar più vicino dove cazzo sta, in questa zona di negozi? E poi scappare è la scelta giusta? Magari è proprio così che innesco la violenza, perché c'è qualcosa di malato nello sguardo di Stronzo Numero Due, di fuori posto. Ha una sfumatura cattiva e rancorosa.

Stronzo Numero Uno ha le mani infiliate nelle tasche dei jeans e mi fissa come pregustasse una scena nella sua testa, sulla quale non nutro la minima curiosità. L'atteggiamento più inquietante, però, è senza dubbio quello di Stronzo Numero Tre. E' immobile, con la testa reclinata all'indietro, ed è completamente inespressivo. Credo sia capace di tutto ed è terrorizzante. Dio, me la sto facendo sotto. Ma non esiste che una sola goccia di spavento fuoriesca dalla mia faccia.

«Dove hai lasciato Alessandra, eh, tennista?» mi chiede Stronzo Numero Uno, protraendosi appena verso me.

Lancio uno sguardo a Stronzo Numero Due, l'unico che abbia mai manifestato un briciolo di umanità. Ma stasera, no, non ce n'è traccia. Stasera c'è solo il gemello cattivo.

«Perché guardi a lui? Guarda a me, no? Pure lui ti piace, adesso?» mi chiede con un ghigno. Ok, la faccenda si mette male. «Lo sappiamo che sei l'amichetto di Alessandra.»

Stronzo Numero Tre non muove un muscolo, assomiglia a un pitbull addestrato, pronto a scattare al minimo cenno del padrone.

«Forse, è pure meglio, che abbiamo incontrato a te.»

Stronzo Numero Tre mi si sposta di lato e avverto - istantaneo - il senso di pericolo. Ogni mio muscolo è pronto a contrarsi per scappare. O adesso o mai più.

«Ché Alessandra è gracilina, ci si spezza sotto le mani, non c'è manco gusto. Invece, i frocetti come te che alzano la testa, ci stanno tanto sul cazzo.»

Appena faccio il mezzo passo per scappare, Stronzo Numero Tre mi balza addosso con una rapidità che non avevo messo in conto. Mi afferra da dietro, con il braccio sul collo che non respiro, cazzo. Cerco di divincolarmi, di allentare la presa per far passare l'ossigeno in qualche modo, ma lui stringe pure di più. Ho il cuore che mi galoppa impazzito e il fiatone per lo sforzo e la paura. Se non sto fermo, non respiro. Resto immobile.

Stronzo Numero Uno ride.

«Ecco, bravo, sta' fermo.» Mi sento bloccare le braccia con una morsa ben poco umana. «Cos'è, t'hanno rubato la lingua? Non m'insulti più adesso, eh? Com'è che m'avevi chiamato? Coglione di merda?» Ho più paura che rabbia. Sono terrorizzato. «Devi stare al posto tuo, lo capisci o no?» parla senza urlare, è paralizzante.

Sposto di nuovo lo sguardo verso Stronzo Numero Due, ma non è lo stesso ragazzo che ho incontrato al Centro, questo è Mister Hyde e sembra voglia farmela pagare. Invece è Stronzo Numero Uno a sferrare il pugno. Rapido e potente. Una cannonata dentro lo stomaco che mi buca il respiro e mi fa piegare in due per quanto possibile, perché il terzo mi tiene su per la braccia. Tossisco perché non riesco nemmeno a riprendere fiato, cazzo.

Non credevo facesse così male. Questi mi spaccano.

Stronzo Numero Uno mi tira su la testa per i capelli.

«T'avevo detto di guardare a me, oh!»

Stronzo Numero Due dà una leggera manata al compare per farlo spostare, mi si para davanti, lo vedo contrarre il pugno e poi lo sento arrivare pieno sullo zigomo. Un dolore feroce mi esplode su tutta la faccia e mi ascolto soffocare un urlo. Un fiotto di sangue bollente mi sgorga dal naso e le gambe si fiaccano. Adesso vomito.

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