Gli amici non si vendicano

134 17 2
                                    

Mi raggomitolo fra le coperte, col buio ancora fuori, gratificato e leggero.

Riascolto in testa i respiri di Alex. Sono una tortura che mi infliggo ancora e ancora. Lo vorrei di nuovo accanto a me, per rifare tutto da capo.

E' stato intimo e privo d'imbarazzo. Mi sarei immaginato più impacciato o con la paura di sbagliare o di non essere all'altezza, ma le mani esplicite di Alex e i suoi sospiri, soprattutto, sono stati una regia perfetta.

Lo so che la sua esperienza ha giocato un ruolo fondamentale e, ammettiamolo pure, la cosa mi fa girare le palle. Ma lo sapevo, era fin troppo chiaro, sin da quando l'ho visto fra le braccia di Giò. Sono sicuro che con lui sia andato ben oltre quello che è successo stanotte con me, e non ci posso pensare. Con Ian, lo stesso. Cerco di scacciare qualsiasi fotogramma mi arrivi a ribaltarmi la testa.

"Rimandiamo la giornata di foto in spiaggia. Devo dormire almeno qualche ora e poi studiare, ché tua madre lunedì mi interroga + emoji goccia di sudore".

"Tutto bene con Fra?"

"Sì, sono vivo + emoji che ride. Notte".

"Notte + emoji cuore rosso".

Mi chiedo se Alex abbia scelto di accelerare le cose, tra noi, per via di Filippo, per legarmi ancora di più. O se non ci sia stata, invece, nessuna premeditazione.

Pensare a Filippo, in questo momento, mi fa piuttosto male. Ho cercato di cancellare tutto, di ottenebrare quello che è successo con uno strato di Alex, ma dovrò farci i conti.

Temo che Luca abbia sentito qualcosa, stanotte. Kevin, lo escludo. So che non racconterà niente a Filippo, ma non voglio farmi trovare in camera con la faccia ancora sconvolta e il letto vissuto.

Mi alzo e tolgo le lenzuola, le infilo in lavatrice, tiro la coperta sopra il materasso e poi mi faccio una doccia. Mi friziono i capelli come un matto perché non voglio accendere il phon. Mi intrufolo in cucina, in tuta e berretto di lana, poi mi rintano su una sedia e mangio il pancake rimasto. Lo ha fatto Filippo. Il pensiero basta per farmelo andare di traverso.

Non so perché il senso di colpa debba assillarmi, non è giusto e non me lo merito.

Metto su un caffè, perché non riuscirò più a dormire. Cerco di fare piano, ma forse non sono abbastanza cauto perché Luca fa capolino dalla porta della cucina, avvolto in un plaid.

«Cazzo se è freddo» dice, con la voce impastata e gli occhi gonfi.

«Il riscaldamento è partito da poco. Vedrai che tra un quarto d'ora si starà meglio.»

«Alex dorme?» mi chiede.

Sobbalzo nel sentire il suo nome. La mia omosessualità è stata sdoganata, ma mi sento ancora a disagio. Luca però è splendido. Anche Kevin, devo ammetterlo, ha assorbito la notizia senza reazioni eclatanti. Ma non temevo il loro giudizio, mi fido dei miei amici, li conosco, so chi sono. Non mi fido di tutti gli altri.

«No, è tornato a casa. Caffè?»

«Sì, grazie.»

Glielo verso con tre cucchiaini di zucchero come piace a lui.

«E' andato tutto bene, mi pare» disarticola sbadigliando. E sento un fiotto di rossore accendermi le guance. Suppongo che qualcosa sia giunto oltre le porte chiuse. Mi vergogno abbastanza.

«Sì, tutto bene.»

«Una cosa non ho capito» dice, prendendo tempo per organizzare non so quale discorso. «Filippo sa di Alex, e fin qui l'ho capito. Ma anche Alex sa di te e Filippo?»

GabbianiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora