Cubo di Rubik

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Alex mi manda un messaggio durante l'ora della ricreazione.

"Esco un'ora prima. Stiamo insieme? Vengo io da te all'uscita."

Diretto, senza emoji, senza convenevoli. E mi piace. Mi piace che sia così, che le sue intenzioni siano tanto chiare. Vorrei che tutti mi parlassero in questo modo. Sono stanco e non ho più voglia di dover interpretare e capire.

Ho davvero bisogno di Alex, oggi. Ieri sera non si è fatto più sentire. E nemmeno io gli ho scritto niente. Mi sembrava meschino dopo quello che ho provato. Non volevo mentire, né sentirmi a disagio. Ho preso tempo per fare ordine dentro di me. Ho girato e rigirato i pensieri e i sentimenti come un cubo di Rubik, ma la conclusione è sempre la stessa. Filippo ha bisogno di riprendersi i suoi spazi, senza i miei egoismi, ha ragione lui, sono egoismi del cazzo. Ho nascosto tutto così a fondo e per così tanto tempo che ho finto col logorare la persona a cui tengo di più. L'ho tenuto incatenato a me, senza sapere cosa volessi. E non lo so nemmeno ora, so soltanto quello che ho provato e che provo. Un centro caldo. Ma devo liberarlo dalla mia presenza. Non posso essere un'ombra soffocante, e non voglio nemmeno assistere alla sua relazione con Valerio. E soprattutto voglio vivere Alex. Assolutamente voglio vivere Alex. Senza sensi di colpa, senza mezze misure e senza sguardi di disapprovazione. Ho bisogno del suo totale senso di libertà, del modo in cui riesce a ispirarmi per sondare me stesso. Per esplorarmi. Farlo con lui è emozionante. Mi fa sentire vivo.

E lo vedo, adesso, mentre sto uscendo dal liceo con Elisa. Lei solleva la mano per salutarlo prima di andare via. Non le ho detto niente di Filippo. E non lo farò. Deve restare una cosa mia. Anzi, nemmeno mia. Devo dimenticare quello che ho provato e basta. Non devo pensarci. Se posso gestire un attacco di panico, posso gestire anche questo. Anche se pensato in questo modo lo faccio sembrare una malattia. E non lo è, perché Filippo è... basta, cazzo! Ora bastaRespira, adesso. Respira. C'è Alex. Guardalo. Dio, guardarlo. Ma lo vedi? Non mi capacito di come io possa piacere a una creatura del genere. Indossa un giaccone lungo e stretto. Una sciarpa blu. Lo zaino appeso a una spalla. Ha gli occhiali da sole, i capelli sparati. E' bellissimo.

«Ciao» mi dice fermandosi a mezzo metro da me, con un sorriso che mi fa tremare le gambe. Osservo la curva della sua bocca. Quanto potrò resistere ancora senza baciarlo?

«Ciao, dove andiamo?» gli chiedo cercando di sembrare sano di mente.

Lui si guarda attorno.

«Mangiamo qualcosa in centro? Da WokAndGo?» propone.

«Sì, ok.»

Mentre ci incamminiamo, in mezzo agli altri, ricevo un messaggio da Luca:

"Rugo, non ti sto a raccontare le due ore di chat... ma la foto era per me!!!"

Sorrido soddisfatto e scorgo lo sguardo di Alex che mi scruta, credo infastidito.

Non voglio dirgli che si tratta di Luca, non voglio giustificare ogni sorriso, così come lui non deve farlo con me.

Seduto a uno dei pochi tavoli all'aperto, vicino al separé, dove è meno freddo e più appartato, gingillo con le bacchette nei noodles. Sono più da pizza e kebab, ma non glielo dico. Mi chiedo invece se sia il momento giusto per raccontargli del video. Perché dovrò farlo, prima o poi, anche se mi disturba. Per chiunque, quello che si vede è poco più di una rissa, ma per chi sa cosa guardare, può vedere Filippo completamente esposto e messo a nudo. E mi torturo per lui, perché so quanto sia riservato e non so come difenderlo, se non facendo finta che quel video non esista.

Alex comunque parla prima di me.

«A Torino devo andarci questo fine settimana. Parto venerdì con mio padre, dopo la scuola. Gireremo anche una clip e avrò anche un addetto alla sicurezza tutto per me» ride.

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