Soufflé post-apocalittico

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Mi disinfetto il taglio sulla fronte, lo copro con un cerotto, poi cerco una busta di piselli in freezer e me la porto sulla faccia, protetto da uno strofinaccio pulito. Spero lo zigomo non sia rotto, ma non credo.

Infilo il piumino insanguinato e tutto il resto nel cesto dei panni da lavare e indosso qualcosa di pulito per non impressionare mia madre.

Prima di svegliarla e metterla al corrente, chiamo Alex che mi ha già inondato di messaggi. Fra lo ha avvertito, prima di accompagnarmi a casa.

Tra il dolore alla faccia, il dover parlare sottovoce e la preoccupazione per lui dopo quanto è successo, gli chiedo di sentirci domani e gli garantisco che sto bene. Alex non ne è per niente convinto, si sente in colpa per via di Stronzo Numero Due. Mi dice che sono distaccato. Avrei bisogno di tempo per persuaderlo del contrario, ma devo ancora parlare con mia madre e la cosa mi mette pensiero. Insisto che devo chiudere e lo sento dispiaciuto.

Quando sveglio mia madre, mi impongo di avere un atteggiamento rassicurante. Per lei non sarà facile vedermi così. Prendo un respiro e poi la muovo appena. Lei impiega qualche istante a mettermi a fuoco, oltre la busta dei piselli, ma scatta subito seduta, travolta da un tornado di panico e di ansie e mi spara una sfilza di domande anamnestiche che manco al pronto soccorso.

Le parlo con voce calma e le faccio capire che mi sento bene, che non è necessario andare all'ospedale. E solo dopo inizia l'interrogatorio.

La vedo aprire e richiudere le ante della cucina, col braccio libero dal tutore, per cercare le bustine di tisana che si trovano da anni accanto ai fornelli, quindi capisco subito il livello del suo stato confusionale. Oltre al fatto che sono le 2 di notte.

«Faccio io» dico alzandomi.

«Tu sta' seduto e tieni il ghiaccio. Che poi, dico io, hai pacchi interi di ghiaccio istantaneo nel borsone del tennis e tu ci metti i piselli?!»

«Non mi andava di cercarlo, ho fatto prima così.»

Prepara le tazze, poi le appoggia sulle due tovagliette americane. Lascia accesa la sola luce della cappa. Prende i cucchiaini dal cassetto e vedo che sta cercando di organizzare il discorso.

«Allora, poniamo il caso che - per un attimo - io creda alla storia del pugno fortuito preso durante una fantomatica rissa, mi spieghi cosa ci facevi in questo pub, visto che ti sapevo al compleanno di Filippo?»

Ecco, giusto. Una cosa alla volta.

«Te lo avrei detto, ma ieri non mi andava di dare troppe spiegazioni. Io e Filippo abbiamo avuto una discussione e non mi ha invitato» dico. E per fortuna che la busta di piselli surgelati copre la mia faccia e qualsiasi sua espressione.

Mia madre sistema i filtri delle tisane nelle rispettive tazze, versa l'acqua bollente e poi si siede davanti a me.

«Un litigio importante, allora» conclude, pensierosa.

«Non abbiamo litigato. Quindi è molto peggio» dico, schiacciando il dorso del cucchiaino contro il filtro per accelerare il tempo di infusione, ma soprattutto per evitare lo sguardo di mia madre.

«Mi dispiace ma, Cristiano, tu lo sai che i sotterfugi e le bugie non li accetto. Sai perfettamente - perché lo sai - che puoi parlarmi di qualsiasi cosa e non mi permetterò mai di esprimere giudizi. Se poi sarà un argomento che vorrai discutere con me, potrò darti la mia opinione o un consiglio, se richiesti, ma le cazzate - Cristiano - no. Non le ammetto.»

«Te lo avrei detto. Ma ieri non mi andava. Ho solo parcheggiato la questione, tutto qua.»

Mia madre infila ripetutamente il filtro nell'acqua, nervosa.

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