Cuori a metà

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Il cellulare squilla e sobbalzo dal letto come una molla, tanto che Filippo si mette a ridere.

«Ma che cazzo fai?»

«Scusa, ho i nervi a mille. E' mamma. Un attimo.»

Mia madre mi chiede arrabbiata perché da ore non rispondo ai messaggi, se va tutto bene e se mi serve un passaggio dato che è in giro con la macchina.

«Sì, tutto bene. Mi passi a prendere da Filippo?»

«Da Filippo!?» ripete lei, come se non avesse capito.

«Sì.»

«Ok, dammi dieci minuti.»

E chiudo.

Fili si alza e mi viene vicino.

«Quando hai casa libera me lo dici, che vengo da te?» mi chiede, abbracciandomi stretto da dietro. Mi sta facendolo male, ma non glielo dico. «Qui è sempre un porto di mare.»

Anch'io ho solo voglia di stare con lui, come oggi, a rotolarci nella nostra reciproca presenza, senza limitazioni di nessun tipo. Però.

«Fili, prima però... vorrei che sistemassi con Leo. Fosse anche con una pausa tra di voi, o non lo so, insomma, fagli capire hai bisogno di chiarirti le idee. Perché un conto è baciarci, un conto... » mi interrompo perché realizzo, come un idiota, che sto dando per scontato troppe cose.

Lo sento sorridere e sfiorarmi il collo. «Un conto...?» mormora, sensuale, strusciandosi dietro di me, baciandomi dietro un orecchio. Il cuore mi parte al galoppo e il mio cervello inizia a produrre immagini per le quali non sono pronto. Non sono assolutamente pronto.

Mi scosto per sottrarmi alla sua presa, ma lui mi trattiene e mi tira di nuovo a sé, con le facce a contatto.

«Non voglio che vai via» dice abbracciandomi.

Nemmeno io vorrei. Anche perché ogni volta che ci separiamo, tutto sembra prendere una piega precaria e incerta, invece avrei solo voglia di continuare a radicarci l'un l'altro.

Gli do un bacio a stampo, ma lui mi trattiene per la nuca e lo prolunga, in modo umido e irresistibile. Lo stringo e ancora non ci credo che sono qui con lui. Cioè, con Filippo.

«Ora però non scappi» dico, con voce perfida.

«Cioè?» chiede, perplesso.

«Sta' fermo.»

Lui si immobilizza perché non capisce a cosa mi stia riferendo.

Mi sporgo verso il suo collo e individuo il mio adorato quadrifoglio.

«Eccoti qui...» sorrido, accarezzandolo prima col respiro e poi con la punta del naso. Lo sento rabbrividire mentre piega la testa per farmi accedere meglio. Appoggio le labbra sul piccolo tatuaggio, lo sfioro piano, e poi mi dedico in amorevoli baci lenti, toccandolo appena con la lingua e continuando a baciarlo. Glielo mordo con delicatezza.

«Cri... ti prego... smettila...»

«E' dalla serata all'Artemisia che morivo dalla voglia di farlo.»

Lui si divincola con dolcezza.

«E adesso?» mi dice prendendomi per i fianchi e avvicinandomi a lui, per farmi sentire come l'ho ridotto.

«Sono certo che troverai una soluzione.» Poi preciso, serio. «Da solo.»

Ride e mi bacia. Potrei farlo ore e ore, per continuare a sentirmi come adesso.

A un tratto mi stringe, credo per non dovermi guardare.

«Domani parlerò con Leo, ok? Gli farò capire che... non lo so. Non lo so, cazzo. Sarà davvero difficile.»

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