Crolli

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«Pronto» rispondo, guardando Edo a debita distanza, mentre vengo spintonato da chi sta uscendo di fretta per non perdere il bus.

«Ciao, Jannik» sorride in modo provocante. Cazzo, ma non può comportarsi normalmente? Sempre che sappia cosa sia la normalità.

«Ciao» mi tengo sul neutro. Anche perché Alex sta guardando.

«Mi stai ignorando?»

«Sono al telefono con te, quindi direi di no, non ti sto ignorando.»

«Dai, vieni qui» la voce si fa calda e tentatrice. Che stronzo.

Mi volto verso Alex che adesso sta squadrando Edo con l'attenzione di un serial killer. Si rende subito conto che sto al telefono con lui. Tanto vale che vada da Edo. Chiudo il cellulare e lo raggiungo, fermandomi a un metro e sistemando lo zaino in spalla.

«Come stai Jannik?» dice, appoggiato all'auto.

«Bene, come mai sei qui?» chiedo, sospettoso.

«Secondo te?» Edo ride, si guarda attorno, fumando con quel suo cazzo di modo che mi ipnotizza. «Ho estorto l'informazione a Betta. Mi ha dato il nome della tua scuola solo perché pensa di avere ancora una possibilità con te.» Mi osserva bene. «Sei carino in versione studentesca.»

Spegne la cicca a terra e mi si avvicina. Io divento un pezzo di legno, tanto più che sento lo sguardo di Alex addosso. Quello di Alex, e quello della platea di studenti e professori.

«Qui non siamo nel locale di sabato sera» lo avverto, serio.

Lui si ferma, ma non credo abbia intenzione di avvicinarsi di più.

«Non ci siamo salutati, sabato» dice.

Ripenso al bacio a stampo che mi ha dato.

«Sì, invece, ma forse non te lo ricordi.»

Lui fa un passo ancora più vicino a me, decisamente troppo vicino.

«Edo, cazzo.»

Mi volto e vedo Alex che se ne sta andando, suppongo furibondo. Ecco, lo sapevo. Ho l'impulso di andargli dietro e quello di restare qui, per tutto quello che mi ha fatto passare nel weekend, stronzo.

«Aaah! C'è il principino...» dice lui, tornando ad appoggiarsi all'auto.

«No, non è il principino.»

«Ho pensato che dovevo farmi perdonare. Sabato ti ho abbandonato.»

Scaricato è il termine corretto.

«E come?»

«Con un passaggio a casa.»

«Così va a finire che mi lasci per strada» rido e faccio per andarmene.

«Ma ti sei offeso, per sabato? Ho visto che eri impegnato, ti ho lasciato stare.»

«Ma no, certo che no» mento abbastanza bene. Tanto ormai ignorarmi è diventato uno sport nazionale.

«Dai, allora, sali!» dice invitandomi con un cenno della testa.

Come si dice no a Edo Morelli? E' peggio del muro finale di un gioco sulle tentazioni. Ma dovrò dare sì o no un senso a miei gabbiani? Non vorrebbero essere un vivere tutto, vivere meglio? E poi quanto la faccio lunga? E' solo un giro in macchina.

«Ok.»

Salgo e zigzaghiamo fra gli studenti che guardano dentro l'auto manco fossimo delle pop star e, appena riusciamo a venir fuori dal pantano del traffico, Edo lancia l'auto a manetta e accende la musica a palla. Ancora The Weekend, Blinding Lights

GabbianiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora