Rugo_50passi

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Mia madre è stata dimessa come da programma, e anche con i suoi acciacchi, riesce a rompere le palle perfettamente, quindi direi che sta bene.

Scrivo ad Alex:

"Ciao, giovedì sono al campo da tennis + emoji pollice in su".

A un certo punto della giornata, noto che visualizza il messaggio, ma non risponde.

Controllo il cellulare ogni tre per due, ma niente. Non risponde.

Giovedì vado al Centro senza aver avuto sue notizie e mentre gioco, guardo a bordo campo, fin dove il lampione riesce a bucare il buio, sperando in una sua apparizione cosmica. Ma niente.

«Rugo, cazzo! Concentrato però!» mi urla Riccardo.

Ha ragione, mi concentro e lo batto 3 set a 0.

«Mi sono concentrato, vedi?» dico per prenderlo per il culo.

«Beh, era ora, comunque» risponde per non darmi soddisfazione.

Alex non c'è. Vado negli spogliatoi e me la prendo anche con più calma del solito, perché voglio dargli tutto il tempo di arrivare.

Controllo il cellulare, ma non vedo messaggi.

Esco col cuore in sospeso e l'animo un po' tremulo. Speravo di vederlo.

Inizia a formarsi dentro di me, un senso di mancanza, nei suoi riguardi. Cazzo, sto messo male.

Mentre mi compatisco, Alex appare davanti a me, in tuta grigia e giubbotto di pelle, mani in tasca. Il sorriso da grandi occasioni.

Senza rendermene conto, sorrido anch'io più del dovuto, senza controllo.

Mi ha preso in contropiede.

«Ciao» saluto. E mi scappa un accenno di tenerezza. Cazzo, Rugo, controllati!

«Ciao, sono riuscito a venire all'ultimo» dice. Ha un tono timido.

Ammettiamolo: non sembriamo solo due amici che si incontrano.

Mi chiedo se Alex senta la mia stessa scarica elettrica quando siamo vicini.

Io non credo neanche di respirare vicino a lui.

«Allora, sei pronto?» gli chiedo.

«A fare cosa.»

«Vieni con me e ascolta» dico.

Siamo all'inizio del vialetto che costeggia il pallone e che porta al cancello.

Intorno a noi c'è silenzio e l'oscurità schiarita dai lampioni. Si sente l'odore delle piante che circondano il Centro.

Inizio a camminare sul vialetto. Alex mi affianca.

Sento le suole che sembrano sgranocchiare la ghiaia. Un suono attutito dall'umidità.

Lui non dice niente, mi segue e ascolta. Si volta solo un attimo, ma poi continua fino al cancello, ligio.

Mi giro verso di lui.

«Ormai non li conto più. Sono 50 passi, precisi. Quando c'è questo silenzio, sembra di camminare sulla spiaggia, all'alba.»

«Sì, lo ricorda» dice con un sorriso.

«In spiaggia, all'alba, ci andavo spesso con mio padre. Che non c'è più. E questi 50 passi, ogni volta mi fanno tornare lì» lo dico senza usare un tono troppo smielato. «E quindi, ecco svelati i miei 50 passi.»

Alex disegna un semicerchio con la punta della scarpa. E' forse un po' in imbarazzo.

«E quindi, ora siamo pari» dico.

Mi guarda. Con i suoi mondi, il suo mare, le sue spine, ma spine di gomma, stasera. Ha un'inflessione dolce.

«Grazie che me lo hai detto» dice a bassa voce.

Vorrei sentire se ha ancora addosso quel profumo. Immagino di abbracciarlo e di baciargli il collo, come faceva il ragazzo-piovra.

Questo basta per farmi tornare alla realtà.

«Sei venuto in autobus?» chiedo.

Anche lui esce dal nostro momento, afferra il cellulare, controlla un messaggio.

«Sì.»

«E come torni?»

«Mi viene a prendere Fra, tra mezzora» dice. Così. Serenamente.

Devo fare una faccia davvero turbata, scura e molto, molto contrariata.

«Ma Capitan Fra?» meglio essere precisi.

Ma come? Mi cerchi, vieni qui, stai come me, e poi ti fai venire a prendere da Capitan Fra?!

Io non ci capisco davvero più un cazzo.

E anche lui, ora, vedendo che quasi me la prendo, si rabbuia, si ritira in una sua zona di difesa.

Non sembra elaborare la mia reazione.

Mentre ci troviamo sopra questa sottile lastra di ghiaccio, arriva Capitan Fra, in moto.

Si ferma vicino a noi, si toglie il casco. Sorride.

Ma che cazzo sorridi, dico io!

«Ciao» saluta.

«Sei in anticipo» dice Alex, serio.

Io non lo saluto. Guardo Alex, confuso.

Alex trasecola, non mi capisce.

Capitan Fra, anche lui guarda Alex, poi me.

Insomma, ci guardiamo tutti e tre senza capire un cazzo.

«Tutto ok?» chiede Fra, tra il divertito e l'incuriosito.

E' sereno, consapevole che Alex fosse al Centro con me. E' chiaro che lo sapeva. Ma che storia è questa?

Sono quasi tentato di chiederlo: "Ma state insieme o no?"

Sto davvero sul punto di farlo, quando il capitano fa una cosa inaspettata.

Si infila il casco e dice: «Ok, mi sa che non avete ancora finito» dice. «Alex, stasera torni a piedi.»




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