La foto

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Alex arriva a folate. Dei giorni mi cerca, mi vuole, mi scrive, dei giorni invece sparisce completamente.

Ieri non si è fatto sentire, ma neanche io l'ho cercato. Questa faccenda di Filippo mi inibisce un po'.

Stasera andrò all'allenamento della squadra di pallamano per evitare che Kevin faccia qualche cazzata.

Con la cricca ci siamo messi d'accordo di vederci al Centro, per disinnescarlo.

Vorrei scrivere ad Alex di venire, ma se poi Filippo dovesse raggiungerci mi sentirei in difficoltà. Quindi preferisco non chiedere niente e lasciare al caso.

Mentre sto con la testa per aria, in cucina, addentando una mela, mia madre entra in casa.

«Sarai contento per Alex» mi dice con l'aria da grandi notizie, togliendosi il cappotto, prima ancora di salutarmi. Gatta ci cova.

La mia faccia si accartoccia in un punto interrogativo.

«La sua foto è stata selezionata per una campagna pubblicitaria sul mondo Lgbtq. Tutte le scuole d'Italia hanno partecipato. Robe grosse» dice, soddisfatta, andando a mettersi in ciabatte.

«No, non lo sapevo.»

«Quindi tu non l'hai vista, la foto?» mi chiede, con una voce cauta, tornando in cucina, come se stesse indagando.

Credo che mia madre sospetti qualcosa di me e Alex.

«No, non sapevo nemmeno del concorso.»

Comincia ad aprire e richiudere gli sportelli, ma senza cercare niente, tranne forse le parole per dirmi quello che deve dirmi.

«E' un autoscatto. Ed è provocatorio. Molto... sensuale, diciamo. Il fulcro della foto è la sensualità espressa da due corpi maschili. Ma soprattutto è lo sguardo di Alex, di pura sfida. Davvero suggestivo ed efficace. Molto... effetto Alex

Il gelo mi divora. Due corpi maschili?! Autoscatto?! Quindi uno dei due corpi maschili è il suo? Appoggio la mela col boccone che mi va di traverso.

«E dove posso vedere questa foto?» chiedo con la voce che mi trema.

Mia madre mi dà le spalle. Ha capito che non sono indifferente alla notizia. Forse sta prendendo consapevolezza con questa nuova certezza: suo figlio è gay.

«Non la puoi vedere, ancora. Io l'ho vista perché sono la referente del progetto per la scuola.»

«Non importa, chiederò poi ad Alex» dico, iniziando a sentire la lava sotto ai piedi.

Molto sensuale, due corpi, autoscatto. Sto diventando matto.

«Ma a quando risale la foto?» chiedo, fingendo tutta l'indifferenza possibile, ma non ci riesco neanche lontanamente.

«Il concorso è di settembre. Ma non so se la foto sia stata scattata per l'occasione.»

«Ma almeno sono vestiti?» chiedo, di getto, acceso in faccia per l'incazzatura che mi sta salendo.

Mia madre si gira, con un inutile barattolo di ceci stretto nella mano buona. Ok, ha capito tutto.

«Sì, abbastanza.» Abbastanza? Che cazzo vuol dire abbastanza? «Non è una foto volgare. E' solo sensuale. Niente di più di tante foto che si vedono nei giornali di moda» aggiunge. «E' il suo sguardo il vero soggetto della foto. L'affronto verso il mondo. Davvero ben riuscita.»

«Ok, ok, chiederò ad Alex.»

Mia madre rimette a posto il barattolo di ceci e apre il frigo.

«Quindi, in questa foto, Alex è con un altro, giusto?» chiedo.

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