Voglio pronunciare il tuo nome mentre ti bacio

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Quando finisco di piangere, Filippo mi prende uno scottex per soffiarmi il naso, mi riporta sul divano e mi copre col plaid. Lui si distende sul tappeto.

Nel buio, lo sento solo dire: «Ne vuoi parlare?».

«Non adesso.»

Poi facciamo finta di dormire, finché non arriva mia madre che ci porta i cornetti dal bar.

Io e Filippo, di mattina, non siamo gran parlatori, per cui rispondiamo alle sue domande con opportuni bronci muti.

«Allora, ci sentiamo» dice Filippo uscendo, ma lanciandomi uno sguardo preoccupato che mia madre confonde per sonno arretrato

Poi mi chiudo in camera ad aspettare il messaggio di Alex.

Ora so che mi hai notato anche tu, quest'estate. 

So che ci siamo cercati e trovati.

Apro il libro di fisica, ma confondo le formule con le lettere del suo nome.

La tua bocca mi tortura. Non penso ad altro da quando mi sono svegliato.

Voglio pronunciare il tuo nome mentre ti bacio.

Per fortuna, la notifica di un messaggio mi salva dalla deriva. E' Alex.

"Si chiama Bijou. E' il gatto di mia nonna. Abitavo con lei, a Milano."

Mi fiondo sul letto, sperando di scartare i messaggi di Alex come regali.

"Credevo abitassi con tua madre" azzardo, temendo di fare gaffe. Non so niente della sua vita. A parte i suoi occhi.

"Mia madre lavora nel campo della moda, è un'ex modella. Va e viene. Da sempre".

Ecco perché la sua bellezza sembra provenire da un altro pianeta.

"E perché hai deciso di trasferirti qui?"

"Io non ho deciso niente + emoji con goccia sudore. Mio padre e Fra hanno deciso per me. Mia madre ha accettato un lavoro a Madrid, quindi era d'accordo pure lei".

L'emoji che ride mi dà un po' di sollievo. Deve aver avuto un'infanzia atipica. E una vita affettiva molto diversa dalla mia. Capisco perché è dovuto diventare un gabbiano.

Mi chiedo quale fosse il suo mondo, i suoi amici, le sue frequentazioni. Forse sradicarsi è stato uno shock. O magari un sollievo. Forse a Milano poteva vivere la sua sessualità con più libertà, rispetto alla nostra città così provinciale.

"Ti manca Milano?"

Risponde dopo diversi minuti. Ho paura di aver graffiato una ferita viva.

"Mi manca meno, da quando ti ho incontrato".

Non credo siano farfalle quelle che avverto allo stomaco, ma aquile.

"Oggi esci?" chiedo. Ma potrei essere più esplicito. Tanto lo sa che mi piace. "Con me".

"Lo vorrei! + emoji cuore rosso. Ma sto andando a Bologna con mio padre per finire un lavoro".

Gli mando un'emoji triste, perché quella che si strappa i capelli non c'è.

Poi aggiunge:

"Preferisco dirtelo ora, perché non voglio che lo vieni a sapere per vie traverse. Sto andando nello studio di Giò, per finire un servizio".

Le aquile crollano una a una. Morte stecchite.

"Poi chiudiamo questa storia + emoji contrariata. Mi dispiace andare, però è una questione di correttezza. E' comunque un professionista e avevo preso un impegno. Fino a Bologna con mio padre, mi sembra un accordo accettabile."

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