Consapevolezze

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Quando apro la porta a Luca, divoro subito la sua faccia alla ricerca di indizi immediati, perché il pensiero di un video che gira ha già acceso la mia naturale paranoia. La sua espressione è tesa, ma non drammatica.

«Senti, tua madre è in casa?» chiede sfilandosi sciarpa e cappotto, con una certa fretta nella voce. Si toglie il berretto e si sistema i capelli. Indossa il solito maglioncino di lana sopra la camicia. E poi il perfettino sarei io.

«Dovrebbe tornare dal compleanno a momenti, credo.»

«Allora andiamo in camera tua?»

La richiesta è atipica, da parte sua, e lo fisso cercando un chiarimento.

«No, è che... se viene tua madre... devo farti vedere una cosa...»

«Il video.»

«No, devo farti vedere un'altra cosa.»

Scoppio a ridere.

«Luca, mi sembrava d'essere stato chiaro: non sei il mio tipo.»

Mi dà una manata giocosa, ma è nervoso.

«Dai, non fare il coglione, andiamo di là.»

Cammina davanti a me, frenetico. Credo che per il video dovrò aspettare ancora un po'.

Luca entra in camera, si accomoda sulla sedia davanti alla scrivania. Poi appoggia gli avambracci sulle ginocchia, intrecciando le mani e piegandosi verso di me, che sono ormai seduto sul letto, in curiosa attesa.

«Senti, scusa la domanda molto personale e troppo indiscreta, però è necessaria.» E' imbarazzato e Luca imbarazzato credo sia un evento raro. «Tu hai cercato di capirti in queste settimane... se...insomma... se sei solo gay oppure bi?»

Ok, cosa?

«Perché questo improvviso interesse per la mia sessualità, scusa?» la prendo alla larga.

«No, è che devo farti vedere una foto di Francesca e se sei bi, francamente, mi romperebbe il cazzo.»

Scoppio a ridere

«Una foto osé, allora, eh?»

Non risponde. Poi si decide: «Allora, Francesca dice che me l'ha mandata per errore, che non è per me. Ma io non lo so... inizio a pensare che invece la volesse mandare proprio a me.»

«Ma quanto osé?» Lui è titubante. «Dai, Luca, ti assicuro che in questo momento le ragazze non mi interessano minimamente.»

Luca esita, poi prende il cellulare, lo sblocca e si alza mostrandomi una foto. E' Francesca con una sottoveste nera di raso, bordata di pizzo, che il suo seno voluminoso riempie parecchio bene e guarda l'obiettivo in modo ammiccante, ma non troppo. Non è volgare, ma comunque vuole essere invitante.

«Ammazza che tette!» commento per provocarlo.

«Cazzo, lo sapevo! Lo sapevo! Rugo, ti giuro...» parte in quarta.

«Scherzo, dai! Calma piatta, tranquillo.»

E' vero, calma piatta. Mi strappa il cellulare dalle mani, per sicurezza.

«Basta guardare!»

«Dai, veramente. Non mi fa nessun effetto» rido.

«Allora: se era per qualcun altro e non per me, mi fa davvero girare il cazzo. Però, dico io, se me l'avesse mandata per errore... non lo so... immagino sarebbe super imbarazzata o... che ne so... mi avrebbe chiesto di cancellarla o... insomma, avrebbe fatto qualcosa. Invece niente. E siccome so che Francesca è furbetta, forse davvero voleva mandarla a me. Non lo so, non ci capisco più un cazzo.»

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