Questione di apostrofi

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I genitori di Kevin sono in casa, per cui ci stipiamo dentro la sua camera usando materassini, letto e tappeti. Ma ci piace così: accampati.

Ci infiliamo le tute, chi si deve struccare si strucca e turniamo per andare in bagno, mentre Luca passa la busta con le patatine commentando il fattaccio di Arianna.

Da circa mezzora mi è arrivato un messaggio di Alex, ma sto aspettando che tocchi a me, prima di rispondere, perché voglio nascondermi dallo sguardo di Filippo.

"Come sta la tua amica?" leggo, una volta chiuso in bagno.

"Domani ne saprò di più".

"Mi dispiace. Anche Fra è mortificato. Maurizio è sempre stato un coglione, ma stasera ha superato i limiti".

"Ian è con te?" non resisto.

"Siamo tutti in giardino. Qualcuno ha portato da fumare".

"Ian pure fuma?"

"Sì".

"E pure tu?"

"Stasera no. Meglio stare vigili, che ho già capito l'andazzo".

"Quale andazzo" chiedo.

"Lo hai visto quale".

"Ian che ci prova con te?" sono esplicito.

"Sì. E' insistente. E quando fuma è insopportabile".

"Quindi lo conosci bene".

"Sì, è di Milano anche lui. Qualche volta siamo usciti con lo stesso gruppo."

Non chiedo altro, perché non voglio fare la parte dell'idiota geloso. Ma avrei una decina di domande già pronte.

Mi lavo i denti e mi do una sistemata alla bell'e meglio.

Mi arriva un nuovo messaggio di Alex proprio mentre Kevin mi bussa.

«Ci fai la muffa là dentro, dai, sbrigati!»

Leggo: "Cosa ti ha detto Filippo?"

"Quando".

"Lo sai bene, quando. Stavate per uscire. Lui ti ha detto una cosa, tu mi hai guardato e hai fatto una faccia orribile".

"Niente di importante".

"Io l'ho vista la tua faccia, quindi so che mi stai dicendo una cazzata".

"E' stato solo il modo in cui ha detto una frase come tante. Qualcosa che devo capire".

"Allora mi sa che sei l'unico che non l'ha ancora capito".

Mi gelo. Cosa. Di cosa parla.

«Rugo! Me la sto facendo sotto» grida sottovoce Kevin.

Esco col cuore che galoppa ad altezza della gola, lo sguardo perso sullo schermo.

«Rugo, ma con chi cazzo chatti alle due di notte?» mi chiede Luca, mitragliando patatine con la bocca.

Mi sento colto in fallo. Guardo Filippo che mi fissa con una inespressività epocale. Lui lo sa con chi, ovviamente. Si distende sul materassino incrociando le mani sul petto, a guardare il soffitto.

"Cosa vuoi dire?" scrivo ad Alex, sedendomi sul letto, mentre Luca cerca di sbirciare il display e io tento di impedirglielo.

«Hai un'amante segreta?» dice Luca, ridendo sorpreso.

Filippo non si muove, resta in posizione funeraria. Io bramo la risposta di Alex che potrebbe farmi luce.

"Non spetta a me dirtelo. Notte + emoji cuore rosso".

Non replico con nessun messaggio. Sono sconcertato e rabbuiato. Qualcosa sta accadendo attorno a me, di cui non mi rendo conto, o di cui non mi fanno partecipe.

Filippo si gira da una parte, dandoci le spalle e bofonchia: «Questione di apostrofi.»

E' una sciabolata che mi uccide di netto. Sento una spiacevole sensazione di freddo ovunque.

So che Filippo intende dire l'apostrofo che differenzia un amante da un'amante. L'omissione di uno stupido baffo grafico che mi rende gay. E' questo che vuol dire Filippo.

«Gli apostrofi? Ma che cazzo dici?» ride Luca. «Stasera siete tutti strani forte.»

Credo che Filippo senta il mio sguardo puntato sulla schiena.

Kevin intanto esce dal bagno e proclama:

«Al primo allenamento di pallamano lo aspetto fuori e lo spacco di botte, quel pezzo di merda. E' deciso.»

«No, Kevin, tu non fai un cazzo di niente» dico subito, serio. «Al limite ci parli, a muso duro. Ma con noi nei paraggi.»

«Ah, perché pensi che non so difendermi da solo?» scatta e per poco mena pure me.

«No, solo perché penso che dovremo tenerti fermo sennò lo ammazzi per davvero» spiego.

Filippo si disinteressa e resta girato.

«Domani sentiamo bene cos'è successo, poi capiamo come affrontare la cosa» dico usando tutta la diplomazia possibile.

«Kevin» dice Luca, «tu prendi il letto, io mi metto qui sul tappeto, tu Rugo con Filippo sul materassino che io lì sopra in due non ce la faccio.»

«Io lo dimezzo, quello stronzo» continua a dire Kevin. «Punto e basta.»

Mi distendo accanto a Filippo che non si muove. Tiro su il plaid.

«Tu Fili lo vuoi?» gli chiedo cercando di coprirlo.

Filippo si alza di scatto.

«Io vado a casa» dice mettendosi in piedi e iniziando a infilarsi le scarpe. Prende le sue cose e le spinge dentro lo zaino alla rinfusa e rapidamente.

Luca lo guarda allibito: «Ma davvero avete preso qualche pasticca stasera? Si può sapere che c'avete tutti quanti? Adesso mi spieghi dove cazzo vai a piedi? E' notte fonda, cristosanto.»

«Mezzora e sono a casa, non è freddo, e ho bisogno di camminare» dichiara, deciso.

«Ok, vengo con te» dico alzandomi e iniziando a infilarmi le scarpe pure io.

Luca e Kevin si guardano. Anche Filippo mi fissa.

«No, vado da solo» dice, duramente, bloccandosi.

«No, vengo con te» insisto continuando a mettere le mie cose nello zaino.

«Voglio stare solo, non è chiaro?» dice.

Luca e Kevin si scambiano occhiate come a dire "ma che cazzo sta succedendo?".

«Non mi frega un cazzo, adesso parliamo.» Sono serio.

Filippo torna a fare lo zaino.

«Non dobbiamo dirci niente. Ci sentiamo domani» dice infilando il giaccone.

«Invece parliamo e basta» dico infilandomi il piumino. «Scusate ragazzi, ma io e Filippo dobbiamo chiarire.»

«Cosa non è per niente chiaro, ma ok» dice Luca, rassegnato.

Questo nostro teatrino ha perlomeno calmato Kevin che assiste allibito. Non credo ci abbiano mai visti litigare.

Usciamo di casa cercando di non svegliare i genitori di Kevin.

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