Le bestie

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Riccardo ha perfezionato l'ace questa settimana e non provo nemmeno a prenderle, le palline.

«Me la rendi facile» mi urla dall'altra parte della rete.

«Ricca', se giocavo con Sinner oggi era uguale.»

Fa un sorriso soddisfatto e questo basta per fiaccargli il servizio. Glielo respingo e faccio il primo e unico punto del game. Poi però non c'è più strategia che regga, è concentrato e in forma, mi schiaccia due set a zero.

«La pausa ti ha fatto male» considera soddisfatto, raccogliendo le sue cose e venendo nella mia parte del campo.

Gli faccio una smorfia, ma ha ragione.

«Hai ospiti» mi dice indicando con la testa l'uscita del pallone. Mi volto e vedo Fra col borsone accanto alla porta. E' lo stesso che indossare una copertina umida e fredda. Che cazzo vorrà adesso? Farmi la paternale? Sento le gambe più fiacche del solito e il cuore che fatica a ritrovare il ritmo. Sistemo con calma le maglie della racchetta, raccolgo i pensieri che mi sbrodolano da tutte le parti mentre infilo lentamente la felpa, poi mi avvicino all'uscita.

«Ciao» lo saluto. Cerco di scrutare lo sguardo per capire le sue intenzioni. Mi sembra tranquillo, ma ha troppi pettorali e bicipiti nascosti sotto alla felpa per stare sereni.

«Ciao» mi risponde, con un sorriso. «T'ha stecchito» commenta ridendo.

«Oggi sì.»

«Colpa di Alex?» scherza, appena Riccardo esce.

Stiro le labbra per abbozzare un sorriso e sento la sudorazione accelerare. Cazzo, Rugo, calmati.

«Vado a farmi la doccia, tu inizi adesso l'allenamento?» chiedo, per levarmi da lì.

«Sì, volevo solo sapere se col tuo amico è tutto ok.»

Oddio. Quale amico.

«Chi?» chiedo, ma non so neanche se si sia sentito.

«Quello che vuole stendere Maurizio.»

«Ah, Kevin!» L'ossigeno torna ad assistere il mio cervello e deglutisco. Cristo stavo per stramazzare al suolo. «Non l'ho più sentito parlare di missioni omicide, ma di' al tuo amico di stargli alla larga, perché Kevin fa krav maga da anni e lo ammazza per davvero.»

Fra scoppia a ridere.

«Cosa fa?»

«Kevin non è un tipo zen» riassumo.

«Sì, s'era capito. Ma stavolta ha ragione, no?»

«Sì, appunto.»

«Ok!» Tira un sospiro, mi appoggia la mano sulla spalla e inizia a stringerla piuttosto forte, troppo. Quando inizia a farmi male, non mi sottraggo, ma lo guardo serio. «Ci siamo capiti» dice, e se ne va.

Non era una visita dovuta alla questione Kevin, era qui solo per sottolineare che mi sta tenendo d'occhio, che può spezzarmi in qualsiasi momento e che se solo mi azzardo a fare del male al fratellino sono complicatissimi cazzi miei. Ok, ricevuto forte e chiaro. Dio, se è pesante.

Vorrei aggiornare Alex, ma so che soffre l'atteggiamento soffocante di Fra e non mi va di peggiorare le cose.

Nello spogliatoio, afferro il cellulare e apro il profilo di Filippo per vedere se ci sono nuove storie. Vorrei capire se sono stato bloccato per tutte o solo per qualcuna.

Mentre faccio la spola fra la finestra e la panca, con indosso l'accappatoio, mi capita di scorgere lo sguardo di qualche ragazzo e, non so perché, ma da domenica mi sento sempre osservato, come se tutto il mondo sapesse che sono gay. Qualcuno lo percepisco disgustato, qualcuno interessato, ma sono solo paranoie, lo so. Mi siedo, senza alzare gli occhi dal display.

GabbianiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora