Valerio

171 17 2
                                    

Mi sveglio con le orecchie stralunate dalla nottata in discoteca. Ho dormito poco, male e ho un unico pensiero martellante da quando ho aperto gli occhi: devo andare a casa di Filippo. Mi raggomitolo nelle coperte. Saranno quasi le 2.

Da egoista del cazzo quale sono, non voglio vederlo, né incrociare il suo sguardo, né sentire la sua voce. Voglio che sparisca e basta. Spero che abbia il buonsenso di non farsi trovare a casa. O di chiudersi in camera.

Non ci siamo più scritti dal litigio, né incontrati per caso. Nessuno lo ha mai tirato in ballo, per fortuna. Ormai avrà notato che l'ho bloccato e che non voglio più saperne di lui.

Mi porto il piumino fin sopra la testa.

Quando arriva il messaggio di Alex sono ancora nel letto.


"Buongiorno + emoji cuore rosso."

"Buongiorno + emoji cuore rosso."

"Sono ancora a letto, tu?" mi scrive.

"Anch'io."

"Quindi oggi non ci sarai?"

"No, purtroppo."

Se gli dico che sono da Filippo, potrebbe sigillarmi in una tomba egizia, quindi sorvolo.

"Peccato. Volevo ancora il mio dio greco. Ancora e ancora."

Penso ai suoi occhi truccati, alle sue dita smaltate e a tutte le frasi oscene che mi ha gridato all'orecchio, mentre ballavamo con la musica a palla. Mi sveglio del tutto. Soprattutto dalla cinta in giù.

"Non mi hai torturato abbastanza, ieri sera? + emoji con goccia di sudore."

"Era una tortura anche per me."

"Che bugiardo..."

"Hai ragione. Adoro provocarti."

"Me ne sono accorto."

"Allora?"

"Allora cosa."

"Quando me la farai pagare?"

"Continui, Alex?"

"Sì, continuo. Quando cerchi di controllarti sei irresistibile."

"Dai, smettila. Non mi faccio torturare ancora."

"Allora non hai capito. Se mi scrivi così è peggio."

"No, tu non hai capito. Peggio di così è già impossibile."

"Davvero? Ma ho appena cominciato..."

"Alex, guarda che chiudo."

"No, invece, tu non chiudi. Dimmi a che pensi."

"Lo sai a cosa penso."

"Dimmelo."

"Alex..."

"Dimmelo."

"Ti voglio."

"E cosa vuoi?"

"Voglio tutto."

"Allora vieni da me, adesso."

"Non posso."

"Dai, trova un modo."

"Non posso, lo sai."

Sto letteralmente scoppiando.

"Allora dovrai sbrigartela da solo + emoji con goccia di sudore."

"Ti odio."

"No, non mi odi. Aspetta, adesso mi faccio perdonare."

Dopo qualche secondo mi arriva un selfie. Ritrae la sua stupenda faccia assonnata, ha gli struccati, ma non completamente, hanno ancora un filo residuo di matita e mi fissano con malizia. Sta strofinando due dita smaltate di nero sul bordo delle labbra che sorridono in modo provocante.

GabbianiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora