La scatola spaziale

124 16 2
                                    

La notifica di WhatsApp arriva mentre sono disteso sul letto, sfinito. Edo è in bagno a farsi la doccia e sono solo in camera.

Dato che sono quasi le 6 del mattino, il cuore parte subito per la tangente. Allungo la mano sul comodino e spero sia mia madre in risposta al messaggio di prima.

Ho paura a guardare.

Oddio, no, è Alex.

Mi alzo come se il letto scottasse e inizio a passeggiare per la stanza. Non ho il coraggio di leggere. Mi avvicino alla porta finestra perché ho bisogno di freddo. Sospiro tremante e apro l'anteprima.

"Dove sei? Dormi?"

Visualizzo. Mi sembra il minimo della correttezza visto che, per il resto, sono un pezzo di merda.

"Ciao. Come stai?"

Alex risponde subito.

"Sei a casa?"

"No, come stai?"

"E dove sei?"

"Sono rimasto da Betta, alla fine. Mi dici come stai?"

"Quindi sei con Filippo?"

Il senso di colpa mi fa respirare nel catrame.

"Sono con Valerio, Filippo e Morelli."

"Wow! Emoji pollice in su."

"Ci sentiamo domani, ok?"

"Non ci provare neanche. Sparisci dalla mia vita."

"A domani. Buona notte."

"Ma vaffanculo."

Lui non aggiunge altro e mi sembra ipocrita scrivere ancora. Chiudo. Un dolore sordo m'invade il cuore. Sono atterrito. Se potessi mi metterei rannicchiato in angolo, adesso. E vorrei sparire. Dio sto malissimo.

Le mani di Edo che mi massaggiano le spalle mi fanno sobbalzare.

«Cazzo, se sei teso!» esclama, su di giri.

Lo guardo. Non ho l'umore in linea con il suo. Lui è schizzato e io mi metterei a piangere.

«Smoking bianco?» chiede, arguto.

Annuisco.

Ho bisogno di chiudermi alle emozioni. Non posso sentire, perché qualsiasi cosa passi per il cuore in questo momento, mi fa troppo male. E la stanchezza non aiuta.

Filippo è nell'altra stanza e vorrei averlo vicino, ed essere consolato. Vaffanculo a me e a miei sentimentalismi del cazzo. Stasera non devo pensare più a niente.

Edo mi sta sorridendo scuotendo la testa. Fa ruotare il suo dito indice in un vortice, mentre lo avvicina, fino ad appoggiarlo sulla mia fronte.

«Grovigli, grovigli, grovigli...» Tiro un sorriso triste. «Adesso, basta, stai con me!» E allarga le braccia, pieno di energia.

Forse Edo Morelli è l'unica compagnia che in questo momento può davvero strapparmi via da me stesso. O la peggiore, non lo so. Lo osservo. E' tornato in camera indossando una t-shirt più attillata. Mi chiedo se l'abbia messa per me. Sfila una sigaretta dal pacchetto e apre la porta finestra. Ok, vuole farci ibernare. Si appoggia con la spalla allo stipite e accende con la mano a conchetta, come piace a me. Dà una profonda tirata, butta la testa all'indietro e come da copione, mentre lo fa, socchiude gli occhi e mi squadra. E ti pareva.

Edo ha lo sguardo acuto, lunghe sopracciglia scure. Il naso irregolare. Una bocca che evito di guardare, perché sto iniziando a capirmi: le bocche, meglio che non le guardo. Dài, Rugo, mica te lo devi nascondere: ha il suo cazzo di fascino.

GabbianiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora