Random

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E' la prima volta, in diciotto anni, che non faccio gli auguri a Filippo per il compleanno. Ok, se escludiamo i primi tre anni di vita in cui probabilmente non ci conoscevamo ancora.

Non ho nemmeno partecipato al regalo. Elisa me lo ha chiesto, ma ho scelto di non farlo. Sarebbe stato ipocrita e fuori luogo.

E poi non devo esistere più, per lui. Devo sparire. Dargli tempo.

Do l'ultimo sorso alla mia seconda birra, ma non serve a niente. Il magone resta intatto.

Devo calarmi nell'ordine d'idee che Filippo non ci sarà più come prima. Non posso più contare su di lui, non posso più chiamarlo per qualsiasi stronzata, o mandargli un link idiota, non posso più chiedergli un consiglio, o raccontagli una cazzata, né andare da lui per vederci un film, o semplicemente fare serata insieme.

Elencare i nostri mai più mi fa stritolare lo stomaco in un senso di mancanza.

Si sarebbero incontrati alle otto, al ristorante riservato interamente per la serata.

Mi sento patetico a starmene in questo pub del centro, da solo, a lasciar passare il tempo. Ma a mia madre ho detto che sarei stato con la cricca per il compleanno e non avevo voglia di dare spiegazioni sulla mia assenza.

Sono in attesa che Alex o Kevin pubblichino qualche storia sulle loro reciproche serate, come un piccolo stalker in carriera. Ma Kevin è l'unico dal quale me lo aspetto, perché è il solo a postare così come viene, senza filtri, senza censure, senza tag.

Alex lo eviterà. Mi ha scritto che sarebbe uscito, stasera, come immaginavo e so già che si vedrà con Ian. Non me lo ha detto espressamente, ma è inutile chiedere conferme, conosco la risposta. E non mi va di metterlo in difficoltà o di soffocarlo. Tanto mi gira il cazzo lo stesso.

Mi chiedo invece se Filippo, oggi, si aspettasse i miei auguri. Se li desiderasse o se invece li avrebbe reputati inopportuni. E' una data importante, un passaggio, e non sono con lui. Non so più niente di quello che gli frulla in testa. Ma so che, in qualche modo, mi avrà pensato, ne sono sicuro. Non posso accettare di essere cancellato così, con la facilità di un'ombra. E possibile che non ci stia di merda come me? Non ha neanche più visualizzato il mio messaggio di martedì.

Sento di nuovo lo stomaco contrarsi in un pugno.

A ridosso delle undici, quando sono ormai congelato in piazza, seduto su una panchina di cemento, Kevin ripaga la mia attesa con una storia.

E' una foto parziale della tavolata. C'è Luca che solleva il bicchiere, con un sorriso aperto, scorgo Arianna e una parte di Francesca, poi tre ragazzi che credo siano della squadra di calcetto. Si vede la faccia di Kevin per metà, in primo piano, e sulla sinistra c'è qualcosa che mi fa accelerare il cuore. L'ossigenato, immancabile a quanto pare, sta tirando con l'avambraccio il collo di Filippo verso di sé e gli sta dando un bacio sulla guancia, mentre Filippo punta lo sguardo verso la fotocamera non volendo finire nell'inquadratura, ma la morsa dell'altro credo sia piuttosto forte. E questa sua prevaricazione nei confronti di Filippo mi fa imperlare la fronte di sudore, con sei gradi fuori.

Non mi piace il modo in cui si impone con lui. E' già la seconda volta. E guarda caso, sempre davanti a una fotocamera. Se Filippo non vuole dare sfoggio della loro vicinanza (riservato com'è) perché lui invece ci tiene a spiattellarla con tanta facilità? Cos'è, un messaggio del tipo lui è mio adesso? Tipo pisciatina a marcatura del suo territorio?

Non lo rispetta nemmeno un po'.

E poi, stanno insieme? La coppia più veloce del west, cazzo. Non ho fatto nemmeno in tempo a capire che fosse gay e a respingerlo, in qualche modo, perché sì, l'ho respinto, giusto? Sì, l'ho respinto, in pratica. Non ho fatto nemmeno in tempo a respingerlo che è già pronto il sostituto. O forse c'era già, per quanto ne so. Anche perché non ho mai capito un cazzo, niente di niente, di quello che mi stava attorno.

Mi alzo e mi incammino verso il capolinea. Non ho preso nemmeno gli orari. Stasera è tutto così: random.

Mentre inanello passi incerti, con lo sguardo ficcato nella storia di Kevin, nel mio campo visivo entrano tre paia di gambe maschili, in jeans e anfibi, che ostruiscono il mio passaggio. Sollevo la faccia e raggelo. Sento la spiacevole sensazione di percepire l'attaccatura di ogni singolo capello in testa. Il respiro si azzera.

Stronzo Numero Due mi accoglie con uno sguardo cattivo e perfido, ben lontano dalla sofferenza da cane bastonato innamorato. Stronzo Numero Uno è in mezzo ai due e ha la faccia granitica da serial killer. E poi c'è la new entry: Stronzo Numero Tre, che ha un berretto nero sulla testa chiaramente rasata a zero e ha lo sguardo affilato.

Sono morto. Inutile guardarmi attorno, perché so già che in questa traversa non c'è nessuno e non voglio dare l'impressione di cagarmi sotto, come invece sto facendo.

Credo che mi abbiano seguito. La qual cosa non è per niente per niente per niente rassicurante.

Sono cazzi molto amari.

L'unica arma che possiedo si chiama Kevin e non è con me.











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