Punto di non ritorno

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Immagino lo stato confusionale in cui deve essere piombato Filippo dopo il nostro bacio, quella notte. Non deve essere stato facile vivere la nostra amicizia, dato che ho continuato a comportarmi come se niente fosse successo. Posso soltanto intuire la frustrazione costante e i dubbi e le sue aspettative.

In tutto questo tempo, avrà alimentato la speranza che nascondessi a me stesso la verità e avrà cercato di aspettare, di pazientare. Fino all'arrivo di Alex.

Ora capisco il profondo turbamento che ho provato sabato sera, sulla porta. E capisco anche la leggerezza con cui ha scelto di baciarmi. Cercava solo di trascinarmi dentro a un ricordo, e forse di mettermi alla prova. Certo sperava in una reazione diversa da parte mia. Ma non l'ha trovata.

Quindi mi chiedo: io chi sono? Sono questo me, sobrio e pienamente cosciente, con tutte le sue convinzioni e le sue infrastrutture mentali. O sono invece l'altro? Quello che ha strisciato nell'ombra, nascosto nelle ore e nei giorni, e che si è manifestato a tradimento. Chi sono, io

Un anno fa, quando ancora non sapevo niente, mi sono lasciato andare fino al punto d'aver baciato e desiderato un ragazzo. Ed era Filippo.

Lo guardo, disteso, col ghiaccio sulla fronte. Non è facile per nessuno dei due, stasera.

«Non so cosa dire» inizio, giocando con i bordi della busta che mi sta congelando le dita. «Mi dispiace non ricordare niente. E mi dispiace, doverne parlare a distanza di così tanto tempo. Ma...» lui si siede con un movimento fluido «... ma forse è meglio così, perché l'anno scorso non sarei stato in grado di affrontare la cosa.»

Indico noi.

«Perché, adesso sì?» E' molto più tranquillo di quello che avrei immaginato. Ma è la rabbia che lo zavorra in questo equilibrio precario, che mitiga l'imbarazzo.

No, infatti, nemmeno adesso.

«Forse, dovrei scusarmi, non lo so. Per averti baciato.» Per aver alimentato le tue illusioni, per averti fatto soffrire tanto.

Credo sia una sabbia mobile, la speranza, che ti fa stare fermo, e ti fa affondare piano, senza possibilità di andare avanti o di tornare indietro.

Dio, deve essere stato devastante per Filippo, questo ultimo anno.

«Sì, forse dovresti» ammette, inaspettatamente.

«Allora scusa» esalo, in modo quasi impercettibile. «Io... non mi rendevo conto.»

«Sì, ora l'ho capito» dice, con un tono scostante che percepisco in modo chiaro.

«Anche se potevi spingermi via, però» considero. Perché, adesso, tutta la colpa della sua infelicità non la voglio. Non è tutta mia. In fondo, lo sappiamo entrambi che si è approfittato del mio stato, quella notte, per baciarmi e per quelle mani che andavano dappertutto.

Mi porto il ghiaccio sugli occhi.

Lui reagisce con un ghigno ostile. Non gli piace che io lo abbia detto, anche se lo sa che ho ragione, non gli piace per niente. Infatti si siede sul bordo del letto, infila le scarpe e inizia a tirare i lacci, a scatti. Ok, è incazzato. E' incazzato perché vorrebbe che le cose stessero in modo diverso.

«Beh, almeno abbiamo chiarito tutto, finalmente.» Va verso la scrivania. «Mi sono tolto un peso.»

Ah, facciamo a toglierci i pesi, allora.

«In realtà, no. Non abbiamo finito» lo contraddico.

Mi guarda, con durezza e serietà. Mi invita a vuotare il sacco con un gesto delle mani, per farla finita in fretta. I suoi occhi sono sottili e tagliano. E vederlo così, mi affligge.

GabbianiWhere stories live. Discover now