Capitolo XII

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La giornata passa velocemente e riesco a spiegare tutto ai miei amici in meno di un'ora.

Liv mi ha tenuto il broncio per circa tre ore, poi ha scrollato le spalle e mi ha sorriso. È leggermente bipolare quella ragazza.

Oggi è un nuovo giorno, iniziato nel modo peggiore, ovvero quindici minuti in macchina con la faccia di Kyle a pochi centimetri dalla mia.

Ma fortunatamente sono riuscita a non spicciare una parola e neanche lui sembrava intenzionato a farlo.
Quando sono uscita da quella scatola metallizzata quasi mi sono messa a piangere dalla gioia.
Quasi.

«Hey, Morgan.» Savannah si avvicina e mi saluta. Dietro di lei ci sono Gwen e Bianca, mentre di Olivia non c'è traccia.

«Ciao.» Accenno un sorriso e tutte ci incamminiamo verso gli armadietti. «Dov'è Olivia?»

«Ha la febbre.» Gwen fa spallucce. «Ha mandato un messaggio ieri sul gruppo.»

Maledetta mia madre. Adesso Liv penserà chissà che cosa. Annuisco e Sav, capendo probabilmente il problema, mi sorride dolcemente. «Tranquilla, Morgan, le spiegheremo tutto.»

«Grazie.» Accenno un sorriso e mi appoggio al mio armadietto. «Che classe avete adesso?»

«Educazione fisica.» Rispondono tutte in coro e poi scoppiano a ridere.
Fantastico, io ho chimica.

«Va bene.» Inizio ad inserire la password del mio armadietto. «Io ho chimica, ci vediamo-»

E prima che possa finire la frase, una montagna di polvere bianca mi cade addosso, restando appiccicata nei miei vestiti e svolazzando in aria.

Le mie amiche si allontanano con un balzo e tutti gli studenti rimangono fermi a fissarmi. Alcuni di loro ridono e tirano fuori i cellulari ed io mi sento profondamente umiliata.

Mi porto una mano tra i capelli, esaminando la sostanza bianca. È farina. Qualcuno mi ha messo della farina nell'armadietto.

«Morgan...» Sento la voce di Gwen chiedermi se sto bene, ma la sento ovattata.

Mi stanno riprendendo tutti e non riesco a levarmi l'espressione sconvolta dal viso.
Chi cavolo è stato?

Guardo all'interno dell'armadietto, risvegliandomi dallo stato di trance.
C'è un biglietto piegato su se stesso.

Tieniti stretti gli amici ed i nemici, Hill. C'è scritto con dell'inchiostro blu.

«Morgan.» Savannah mi si avvicina, fa per toccarmi la spalla, ma poi vede che è piena di farina e ci ripensa, lasciando ricadere il braccio lungo il fianco. «Dì qualcosa.»

So benissimo, adesso, chi è stato.
I miei occhi lo cercano per qualche secondo e poi lo trovo alla fine del corridoio, che si sta godendo la scena. Di fianco a lui il suo migliore amico sta registrando il tutto.

Kyle alza la mano in segno di saluto, a cui io rispondo facendogli segno che è morto.

Poi prendo il foglio e, senza dire niente, ancora piena di farina e umiliazione, mi dirigo nell'ufficio del preside.

Non mi ricordo l'ultima volta che sono stata così umiliata, probabilmente mai. So già che oggi pomeriggio uscirà un'articolo su di me sul giornalino della scuola e che il video di me sconvolta ricoperta di farina andrà su tutti i social.

Busso alla porta del preside con un po' troppa energia, ma poi scrollo le spalle e non mi importa se sembro una pazza isterica. Quel che è fatto è fatto.

«Avanti!» Dice lui e, quando apro la porta, strizza gli occhi vedendomi.

Mi impegno per fare un sorriso finto. «Salve signor preside.»

«Signorina Hill.» Non so riconoscere se la sua voce è preoccupata o accusatoria. «Cosa le è successo?»

Chiudo le porte alle mie spalle e mi mordo il labbro, andandomi a sedere di fronte a lui senza neanche aspettare il suo permesso.
Se sporco tutto è colpa di Kyle Anderson.

«Le volevo parlare di questo.» Deglutisco a fatica: se chiudo gli occhi vedo ancora tutti che ridono. Che ridono di me. «Qualcuno ha messo della farina nel mio armadietto. Ed ho anche il sospetto di chi sia.»

In realtà ne sono sicura, ma non voglio che il preside mi prenda per una di quelle ragazze che accusano persone a cazzo.
«E da che cosa lo deduce, signorina Hill?»

Mi schiarisco la voce e gli dò il foglietto di Mr. Arroganza, anche se non è firmato. Adesso è tutto stropicciato, perché mentre venivo qui l'ho accartocciato dal nervosismo circa sei volte.

«Non c'è nulla che riporti ad una persona, Morgan.» Il preside addolcisce la voce, ma restando con il suo solito atteggiamento autoritario. Quanto lo odio. «Mi dispiace per quello che è successo, ma non c'è niente di concreto.»

«Ma è stato Kyle Anderson!» Senza rendermene conto alzo la voce. «È l'unico che mi odia e per colpa sua la gente ha riso di me ed ha fatto video! Li pubblicheranno ovunque!»

«Chiunque pubblicherà il video avrà una grossa punizione, te l'assicuro. Adesso vai a casa a ripulirti, ti dò il permesso di tornare a casa prima.»

«Può chiamare i miei genitori e spiegarli tutto?» Il preside mi guarda confuso, così continuo, borbottando: «Mi hanno sequestrato sia il telefono sia la macchina.»

Lui annuisce e poi indica con la testa la porta. «Aspettali in segreteria, avviso io i professori ed i tuoi genitori.»

«Buona giornata.» Gli dico alzandomi, e mi trattengo dal non mandarlo a quel paese. Perché non può capire che è stato Kyle?

Lui augura una buona giornata anche a me, ma la vedo molto difficile.

Quando esco dall'ufficio del preside ho la consapevolezza che nessuno toccherà Kyle, che mentre io diventerò lo zimbello della scuola lui sarà al sicuro.
E dentro di me, oltre l'odio, arde il desiderio di vendetta.

Trattengo un sorriso cattivo quando mi viene in mente la miglior vendetta della storia.
Non lo ucciderò fisicamente, ma lo farò quasi piangere. Ne sono sicura.

Devo solo attrezzarmi bene per domani. Sarà un venerdì con i fiocchi, sopratutto per Mr. Arroganza.

Mi dirigo in segreteria stringendomi le braccia al petto, nella speranza di non sentirmi ancora in imbarazzo, ma non funziona.
In questo momento pagherei oro per avere un cellulare, uno qualunque, per poter chiamare i miei fratelli.

Sono sicura che sfogarmi con Nate e Luis aiuterebbe molto, ma purtroppo non posso fare niente. Dovrò aspettare di tornare a casa con i miei genitori, subirmi la ramanzina e chiamare con quello di casa.
Dubito che, anche se faccio gli occhi dolci a mia madre, mi ridarà il cellulare.

I miei genitori arrivano mezz'ora dopo, più preoccupati che mai.
Mi trovano seduta in segreteria, le braccia strette al petto e ancora completamente bianca.
Non mi sono neanche preoccupata di sciacquarmi la faccia con un po' di acqua, non cambierebbe nulla.

Ho tutti i capelli pieni di farina e la sento anche nelle ciglia quando chiudo gli occhi.

Mr. Arroganza la pagherà di brutto, questo è poco ma sicuro.

Se vi è piaciuto il capitolo vi chiedo gentilmente di lasciare una 🌟, mi farebbe davvero piacere. Grazie a tutti per aver letto/ votato/ commentato questa storia, vi amo tanto ❤️

Mr. ArroganzaWhere stories live. Discover now