Capitolo XLVIII

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Buon ultimo dell'anno, ragazzi.
Vi auguro il meglio per l'anno che verrà e spero che quello che sta per finire non sia stato tanto brutto. Spero che nel 2020 raggiungerete gli obiettivi che vi siete prefissati e, soprattutto, che ridiate tanto. Ridete sempre, perché non c'è cosa più bella e vera di una risata in una persona.
Buon fine 2019 e buon inizio 2020.
Vi voglio tanto bene.
-Sil 💕

Quando giunge la sera sono nervosa. Oggi ho avuto la sensazione di non essere in ansia, mentre adesso, davanti allo specchio, vestita e truccata, mi rendo conto di esserlo eccome.

Il cuore mi batte forte nel petto e le guance sono rosse, e non per il fard che ho messo. Omar sarà qui da un momento all'altro e spero che abbia cambiato idea su quello che ha detto.

Io non voglio aspettare una settimana, per dirgli qualcosa che già so. Non provo niente per Kyle e di certo non cambierà in una settimana, in un villaggio dove ho intenzione di evitarlo il più possibile.

È stato carino ad arrabbiarsi con Omar perché mi ha fatto soffrire, ma l'ha fatto per la chiacchierata avvenuta un po' di tempo fa con Sebastian. Quindi lui non se ne frega sul serio di me.

Scuoto la testa per scacciare Kyle dalla mia mente e in contemporanea suonano un clacson. Sorrido, perché so che è Omar.

Prendo il mio giubbotto e la borsa dove ho il cellulare, il portafoglio, il caricabatterie e il rossetto, e scendo di sotto. I miei sono usciti, così non saluto nessuno mentre esco di casa.

Chiudo la porta a chiave e mi dirigo verso Omar con un sorriso a trentadue denti. Mi sporgo verso di lui appena entrata in auto, per lasciargli un bacio sulla guancia.

Vedo subito che qualcosa non va. Ha le labbra serrate e, quando sorride, non lo fanno anche gli occhi come al solito. «Omar hey, va... va tutto bene?»

Ho paura di aver combinato qualcosa di sbagliato, nonostante non abbia fatto nulla e ho la coscienza pulita.

Lui annuisce e mi prende la mano. Poi lascia un tenero bacio sulle mie nocche, facendomi arrossire.

Non sono mai stata una di quelle ragazze che arrossiscono per qualunque cosa, ma Omar, fin da quando siamo bambini, è sempre riuscito a farmi diventare un peperone con piccoli gesti o complimenti.

«Certo.» Sussurra lui, accendendo il motore e partendo. Mi rilasso sul sedile e metto la cintura. «Solo c'è stato un piccolo cambio di programma. Ti ricordi che ti ho detto che mia nonna sta poco bene?»

Annuisco. Me l'ha detto quasi una settimana fa, prima di baciarmi e chiedermi di uscire. Conosco sua nonna e, anche se Omar non mi ha detto cos'ha di preciso, mi dispiace per lei, sopratutto sapendo che è una cosa grave.

«Ha l'alzheimer. Una forma abbastanza grave, hanno detto i medici. Non sappiamo neanche se arriverà all'estate dell'anno prossimo.»

Il mio cuore perde un battito per la tristezza. Non so cosa dire, se non che mi dispiace, ma mi sembra una cosa troppo banale. «Ha avuto una bella vita.» Riesco a sussurrare, prendendogli la mano e intrecciando le nostre dita.

«Già.» Omar accenna un sorriso, poi però si schiarisce la voce. «Mi ero completamente scordato, comunque, che stasera è l'anniversario dei miei e che mia nonna resterebbe da sola. Quindi... ti dispiace se ceniamo lì?»

Da un lato lo capisco. Ha delle responsabilità e una nonna che non sta bene, a cui tengo tanto. Ma sono un'egoista se mi sento anche delusa, perché avrei voluto avere l'appuntamento perfetto?

Sforzo un sorriso. «Ma certo che non mi dispiace. Sai che adoro tua nonna.»

Mi lascia un altro bacio sulla mano, poi guidiamo in silenzio.

Sono sorpresa quando arriviamo "a casa" della nonna di Omar, che si chiama Alice. Ero convinta che saremmo andati nella sua vera casa, quella dove ci passavo i pomeriggi da bambina. Mentre adesso siamo davanti ad uno centro per anziani.

Mi giro verso il mio ex ragazzo. «Alice vive qui, adesso?»

Omar si morde prima il labbro, poi annuisce. «Deve essere controllata e questo è il modo più sicuro.» Mi ricordo una volta, ad una cena tra le nostre famiglie, che la madre di Omar disse che non avrebbe mai messo Alice in una casa per anziani. Per farlo, significa che sta davvero tanto male.

Eppure quando entriamo, mano nella mano, vedo sua nonna che parla allegramente con un'infermiera. Entrambe sorridono e chiacchierano con spensieratezza.

Mi chiedo perché siamo qui. Mi aspettavo di vedere un ambiente tetro, triste e la nonna di Omar da sola. Invece è circondata da persone che le parlano e sorridono e quando la salutiamo neanche ci sente. É più popolare di me, questa donna!

«Nonna.» Riprova a chiamarla Omar, ma lei continua a non sentirlo. Mi farei spazio tra le persone e mi piazzerei davanti a lei, ma se ha sul serio l'alzheimer potrebbe non riconoscerci e spaventarsi. «Sono io, Omar.»

Gli stringo più forte la mano. È legatissimo a sua nonna e posso solo immaginare quanto male faccia. È come dire che io perdo uno dei miei fratelli in questo modo.

Intanto una ragazza, che porta ad un anziano un succo di frutta -probabilmente è suo nonno-, per sbaglio rovescia la bibita sulla camicia bianca di Omar.
«Oh mio Dio, scusami!» Diventa un peperone vivente e guarda il mio ragaz- il mio ex ragazzo con occhi sbarrati.

Lui le sorride dolcemente e io serro la mascella per non dire niente di provocatorio. «Non importa, stai tranquilla.»

Ma la ragazza, che è bellissima, continua a scuotere la testa e prendere fazzoletti dalla borsa, per poi cercare di asciugare la camicia di Omar. Toccandogli il petto. Tutto normale, insomma.

Ma che fai lì impalata? Riprenditi il tuo uomo, donna! Urla la coscienza. Con un gesto fulmineo mi posiziono tra Omar e la modella di Hollister, guardandola con un sopracciglio inarcato. «Ti ha detto che non fa nulla, adesso puoi lasciarmi da sola con il mio ragazzo?» Cerco di avere il tono più dolce possibile, giusto per non mostrare a Omar la vera psicopatica che sono.

«Ma... ma certo.» La ragazza annuisce frettolosamente, ma viene bloccata per un polso da Omar. Mi giro furibonda verso di lui, e noto con mio dispiacere che ricambia l'occhiata. Ouch, non gli piaceranno le ragazze gelose, anche se due anni fa mi ricordo che lo ero.

«Puoi dirmi dove si trova il bagno?» Omar sorride alla ragazza, che lo guarda ammaliata. Mi rifiuto di guardare ancora questi due che si spogliano con gli occhi, così un po' ferita me ne vado.

Mi aspetto che Omar mi chiami per vedere dove sto andando, invece quando mi giro vedo che sta stringendo la mano della ragazza. Si stanno presentando.

Sento qualcosa che pizzica agli occhi, ma ignoro le lacrime che minacciano di scendere e mi mischio tra gli anziani, per quanto difficile possa sembrare.

Alcuni stanno ballando danze antiche, tipo duetti romantici. Una mano si poggia sulla mia spalla e mi giro sorridendo, pensando che sia finalmente Omar.

Ed invece no. C'è un anziano signore che mi ricorda vagamente babbo natale. «Vuole ballare con me, signorina?»

Il mio sorriso si spegne. Si prospetta essere una bellissima serata.

Se vi è piaciuto il capitolo vi chiedo gentilmente di lasciare una 🌟, mi farebbe davvero piacere. Grazie a tutti per aver letto/ votato/ commentato questa storia, vi amo tanto ❤️

Mr. ArroganzaWhere stories live. Discover now