Capitolo XXXIV

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Il giorno dopo quando apro gli occhi non realizzo ancora dove mi trovo. Mi giro tra le coperte, ancora con gli occhi chiusi e il sonno che si fa sentire.

«Morgan, tesoro, alzati.» Ad aprire la porta non é mia madre. Lei non ha questa voce e come minimo mi avrebbe già urlato contro tre o quattro volte.

Mi decido ad aprire gli occhi e quando lo faccio trovo Catherine appoggiata allo stipite della porta. Mi ritorna tutto in mente, dal motivo per cui sono qui alla conversazione avvenuta con Kyle ieri sera.
E sapete una cosa? Andasse a farsi fottere.

Mi alzo dal letto e saluto Catherine, cercando di essere il più educata possibile. Poi vado in cucina a fare colazione, dove c'è Michael e chiacchieriamo normalmente, anche se riesco a svegliarmi completamente solo dopo aver bevuto una tazza di caffè.

Poi vado a prepararmi. Prendo i vestiti che indossavo ieri, perché non ne ho altri e mi dirigo in bagno per farmi una bella doccia calda. Dalle finestre si vede tutto bianco: stanotte ha nevicato davvero tanto e sembra che sia già Natale e non solo metà ottobre.

Apro la porta del bagno e chiudo a chiave. Non sia mai Kyle decidesse di venire in bagno proprio mentre io sono nuda.

«Ti serve qualcosa, Morgan?» Caccio un urlo quando sento la sua voce e mi giro di scatto, lasciando cadere i vestiti a terra con un tonfo.

Mr. Arroganza è appena uscito dalla doccia. Ha i capelli bagnati e gocciolanti, con un solo asciugamano legato alla vita a coprirlo.

O mio Dio. Il mio cervello sta andando in fumo. Un estintore. Mayday, ci serve un estintore!

Riprenditi idiota. Riprenditi. Scuoto leggermente la testa per ritornare in me. «Devo fare la doccia.»

«Sai, c'ero io. Hai mai sentito la parola "bussare"?» Kyle sorride maliziosamente e si spettina i capelli, facendo andare le goccioline d'acqua un po' dappertutto.

«E tu sai chiudere una dannata porta a chiave?» Alzo gli occhi al cielo e lentamente mi accovaccio per prendere i miei vestiti, che adesso oltre che sporchi sono anche stropicciati.

Che bella giornata. Davvero meravigliosa.

Kyle ridacchia, appoggiandosi al muro e guardandomi con un'espressione divertita.
Mi sembra che la conversazione di ieri sera sia stata solo un sogno, o almeno Kyle me la fa sembrare così. Si sta comportando ancora più da stronzo.

«Se vuoi.» Fa un passo verso di me, sorridendo con un sorriso tutto da prendere a schiaffi. «Posso rifarmi la doccia con te.»

Gli scoppio a ridere praticamente in faccia. Rido così forte che mi salgono le lacrime agli occhi.

Mi calmo dopo qualche secondo, asciugandomi con il palmo delle mani le guance. «Mr. Arroganza...» Gli dico, tanto per. So che gli dà fastidio quando lo chiamo così. «...Charlotte non ti soddisfa abbastanza?»

«Io lo dicevo per te.» Si avvia vero la porta, dandomi una spallata. Cerco con tutta me stessa di guardarlo in faccia, ma è un'impresa ardua: per quanto sia antipatico e arrogante, è un bel ragazzo e ho degli ormoni anche io. «A me non cambia nulla.»

Poi sblocca la porta e se ne esce, lasciandomi sull'uscio del bagno come una cretina.

Mi giro e chiudo nuovamente il bagno.
Poi lascio i vestiti su uno sgabello e, dopo essermi spogliata, entro nella doccia.

L'acqua è calda e mi riscalda: fa così freddo che nonostante il pigiama pesante ed il piumone sono infreddolita e tremante. Ieri sera i signori Anderson avevano acceso i riscaldamenti, ma nella notte li avevano spenti per motivi di sicurezza.

Cerco di rimanere il più possibile sotto il getto caldo, ma ad un certo punto sono costretta ad uscire per non far tardi a scuola. Tra l'altro spero che abbiano pulito le strade dalla neve, perché altrimenti sono fottuta sul serio con la macchina.

Mi avvolgo nell'accappatoio appena uscita e mi asciugo i capelli in fretta. Una volta finito metto il pigiama che ho usato stanotte a lavare e mi infilo i vestiti di ieri.

Uscendo dal bagno sono sorpresa di trovare Kyle appoggiato al muro del corridoio.
Lo ignoro e cammino verso la camera degli ospiti, per prendere il telefono che ho lasciato sotto carica, ma lui mi prende per un braccio.

Mi giro a guardarlo. «Sì?»

«Mettiti questa.» Mi porge una sua felpa blu, larga e con il cappuccio. Beh, larga per me, ma perfetta per lui. Lo guardo confusa, così lui alza gli occhi al cielo e continua. «Fa freddo e tu hai solo quella maglietta a maniche corte, che tra l'altro hai già messo ieri, e la giacca. Con questa avrai meno freddo.»

«Non mi metto i tuoi vestiti.» Con un gesto secco libero il mio braccio dalla sua presa, guardandolo storto. Che c'è, adesso si mette anche a farmi favori?

Con questa avrai meno freddo. Ma per favore, non rompermi le palle Kyle.

Vado in camera e prendo il mio cellulare. Meno male che la cartella e i libri che mi servono per oggi qui, perché ieri ho raggiunto direttamente Catherine e non sono passata per casa.

«Dai Hill.» Mr. Arroganza, ovviamente, mi insegue.

Alzo gli occhi al cielo e mi giro a guardarlo male. «Se non vuoi che prendo la lampada e te la lancio in testa ti conviene andartene e non rompermi più.»

Lui sorride e si viene a sedere sul bordo del letto. «Spaccami anche la testa, ma non ti lascerò morire di freddo.»

Inarco un sopracciglio, stranita dalla sua affermazione. «Non vuoi che muoia?»

«No.» Si stende sul letto, mettendo le braccia dietro la testa, proprio come ieri. «Mi sono reso conto che se muori il tuo fantasma mi perseguiterà per tutta la vita e sarà decisamente peggio. Quindi preferisco tenerti in vita.»

Porto la testa all'indietro, trattenendo una smorfia. «Se metto quella dannata felpa smetterai di scocciarmi?»

«Ti ho detto che non ci riesco, ma ci proverò per te, mia cara Morgan.»

Gli strappo la felpa dalle mani. «Non chiamarmi così.»

Mi infilo la felpa sotto il suo sguardo attento. Chiudo per un momento gli occhi. È stronzo. È un coglione. Ma ha decisamente un buon odore.

«Scusami, Julia.» Ridacchia, alzandosi e andando verso il corridoio.

Io cacchio un urlo isterico che lo fa ridere ancora di più.
Perché stamattina qualunque cosa dico lo fa ridere?

Scuoto la testa e prendo la cartella, andando giù in salotto. Michael sta per andare a lavoro, mentre Catherine è ancora in pigiama.

Li abbraccio entrambi e li ringrazio per l'ospitalità. Sono stati carini a preoccuparsi così per me e sarebbe stata una serata e mattinata bellissima se non ci fosse stato Kyle.

Proprio lui mi raggiunge da dietro. «Andiamo Morgan, altrimenti mi farai fare tardi.»

Lo guardo male. «Avviati, no?»

«Come faccio se andiamo con la mia macchina?» Ma sta male o sbaglio? Si è per caso drogato stamattina?

«Fuma meno canne.» Gli dico e Catherine scoppia a ridere. «Io vado con la mia macchina. Tu con la tua.»

Riabbraccio di nuovo i signori Anderson e poi esco fuori, pronta per affrontare questa brutta giornata.

Già la prima ora non è stata la migliore, figuriamoci il resto.

Se vi è piaciuto il capitolo vi chiedo gentilmente di lasciare una 🌟, mi farebbe davvero piacere. Grazie a tutti per aver letto/ votato/ commentato questa storia, vi amo tanto ❤️

Mr. ArroganzaWhere stories live. Discover now