Capitolo LXVII

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Mi sveglio con qualcosa che mi punge il viso. Appena apro gli occhi, trovo Ade a qualche millimetro da me.

Aspettate un attimo.
Cosa diavolo ci fa Ade in camera mia?

Come un fulmine a ciel sereno mi torna in mente che gli Anderson dovranno stare qui per un po', non si sa per quanto precisamente, e che negli Anderson oramai fa parte anche Ade.

«Buongiorno, mia cara Morgan.» Ho giusto il tempo di mettermi seduta, che Kyle entra con un vassoio in mano.

Aggrotto la fronte. Mi sta facendo una gentilezza? Deve essere un sogno, oppure mi sono svegliata in un universo parallelo.

Anderson appoggia di fianco a me il vassoio, pieno di cibo e dolci. «Stavi dormendo e non volevamo svegliarti, gli altri sono andati anche a dormire.»

Non rispondo. Siamo tornati oggi dopo un viaggio di più di due giorni, ci credo che siamo distrutti. «È cibo di plastica?»

Mr. Arroganza inarca un sopracciglio e mi guarda storto. Beh, posso capire che per le persone normali questa domanda non ha senso. Ma se avete un nemico, capirete che ha senso eccome. «No.»

«È avvelenato?» Continuo, accarezzando la piccola testa di Ade. È cresciuto, rispetto a qualche settimana fa, ma rimane comunque piccolo e spelacchiato.

Anderson alza gli occhi al cielo. «No.»

«Uhm...» Mugolo. «Allora mi vuoi affogare mentre sto mangiando.» Tasto con un dito il pezzo di pane e no, non sembra per niente plastica. È cibo vero.

«Neanche. Ti fidi così poco di me?» Mr. Arroganza ha un tono stranamente ironico. «Mangia e basta, Morgan.»

«Tutta questa roba?» Gli dico stranita. É davvero tantissimo cibo. Ci sono due piatti di pasta, una fetta di polpettone e due vaschette di gelato. Per non parlare dei muffin. Saranno almeno dieci.

«Sono anche per me. Non ho mangiato per prepararti questa cosa.» Anderson mi fa segno di spostarmi e mi metto di lato, dato che ero stesa al centro del letto.

Kyle si mette seduto, con la schiena appoggiata alla testiera del letto, e mi passa un piatto di pasta.

Non posso credere che stiamo per cenare insieme senza ammazzarci.

Mangiamo gli spaghetti in silenzio, finché non si illumina il cellulare di Anderson, perché gli arriva un messaggio.

Però non è questo ad attirare la mia attenzione, bensì lo sfondo. È una foto di Ade.

Trattengo un sorriso e distolgo lo sguardo, per non fargli vedere che mi faccio gli affari suoi -che poi non è vero, perché mi sono girata solo perché ho visto un qualcosa illuminarsi-.

Allora ci tiene, penso, guardando Ade. Si sta leccando la zampa, poi smette per starnutire e ridacchio guardandolo.

Decido di provocare un po' Kyle. «Sai, ho trovato una persona interessata ad Ade. La prossima settimana la incontrerò e porterò anche Ade per vedere se è a suo agio.»

Kyle si irrigidisce di fianco a me. Continuo a non guardarlo, ma improvvisamente non si muove più neanche per mangiare.

O, quindi, i Santi hanno esaudito i miei desideri e l'hanno ucciso, o è rimasto paralizzato.

Alla fine decido di aggiungere qualcosa, perché è da circa due minuti che non dice niente. «Sai... il mese e mezzo è quasi finito.»

«Secondo me non dovremmo darlo.» Si schiarisce la voce e sembra essere ritornato in sé. «Voglio dire, ormai si è abituato da me. Sarebbe un trauma fargli cambiare casa. E poi non conosciamo bene la persona a cui lo daremo.»

«È ancora piccolo, Kyle. Si abituerà in fretta alla nuova famiglia e casa.» Ribatto, ma è evidente che ho spinto troppo in là.

Kyle smette di mangiare, poggia il piatto sul mio comodino e si alza.

Senza neanche realizzare, mi alzo anche io. Anderson intanto prende Ade in braccio e quest'ultimo miagola. Mr. Arroganza mi guarda dritto negli occhi. «Fatti i cavoli tuoi, Morgan. Per me non é un problema tenerlo.»

Inclino leggermente la testa, verso sinistra. «Tieni a lui, Mr. Arroganza?»

Lui alza gli occhi al cielo. «Oh, andiamo. È piccolo e fa le fusa e... sì, Morgan. Tengo a lui. Adesso su, vai a urlare ai quattro venti che il grande Kyle Anderson ha un cuore.»

Mi scappa una risata. «Non lo farò. Però trovo strano che tu tenga a qualcuno... è come se adesso venisse la fine del mondo.»

Anche a Kyle scappa una risata.
Mi sembra incredibile come stiamo riuscendo a parlare senza litigare. Non sembriamo noi.

Insomma, ho sempre pensato che io e lui ci saremmo odiati all'infinito. Che saremmo stati nemici a vita. Che lui mi avrebbe rovinato il matrimonio e io il suo.

Ed invece adesso parliamo come se fossimo amici, passiamo del tempo insieme e ci siamo persino baciati. Ed il punto, che mi spaventa molto, è che nonostante per lui non abbia significato niente a me è piaciuto.
E anche tanto.
Troppo, oserei dire.

Kyle continua a tenere Ade in braccio, mentre si avvicina a me. Mi ero alzata dal letto, per cui quando lo vedo troppo vicino, indietreggio fino a toccare con le spalle al muro. «Ade è nostro, Morgan. L'abbiamo trovato insieme. Come fai a volerlo dare via?»

Come se si sentisse fuori posto, il piccolo micio scende dalle braccia di Kyle, ma io sono troppo impegnata a guardare il mio nemico negli occhi per osservare lui scendere. «Tengo anche io a lui. Ti stavo provocando, Kyle. Ho visto lo sfondo.»

Lui fa un sorriso e avvicina il viso al mio. Mi torna in mente quando ha detto niente più baci. Eppure adesso, se lo facesse, non mi lamenterei di certo.

Alla fine però supera il mio volto e con le labbra sfiora il mio orecchio. «Non è vero che non tengo a nessuno come dici tu.» La mia schiena viene trapassata da un brivido. «Io tengo a tantissime persone, Ms. Ironia.»

Poi si allontana da me e esce dalla mia camera, chiudendo anche la porta. Ade lo segue come un cagnolino e, una volta che mi separo dal muro, sento una sensazione di vuoto che non mi piace per niente.

«Già.» Sussurro piano, per paura di essere sentita. «Tieni a tutti tranne che a me.»

Mr. ArroganzaWhere stories live. Discover now