Capitolo XXXI

26.1K 1K 463
                                    

Dopo scuola vado a casa di Kyle, come mi ha detto mia madre. Non voglio farla incazzare e sinceramente Catherine mi è simpatica. È suo figlio il problema, non lei o suo marito.

Ad accogliermi in casa è proprio lei, che mi abbraccia e mi informa che ha bisogno di una mano per fare il cambio di stagione. Il freddo sta arrivando e deve stare con il braccio fermo per quasi un mese, parole sue.

Saluto prima Ade, poi andiamo in camera dei genitori di Kyle per sistemare l'armadio.

«Mio marito torna per cena.» Lei mi sorride, piegando una camicia tutta spiegazzata. «E Kyle è andato a casa di Sebastian, ma tra un paio d'ore dovrebbe essere qui. Ti fermi a cena?»

«Non lo so...» Cerco la prima scusa che mi viene in mente. «Probabilmente mia madre mi vorrà a casa.»

«Le ho già parlato.» Mi sorride. Merda. «Ha detto che non ci sono problemi. Allora, ceni da noi?»

«Va bene.» Dovrei iniziare ad imparare a dire di no alle persone. Magari mi posso fare un tatuaggio sulla fronte, così tutti sapranno che la mia risposta è no!, sarebbe uno spasso vedere le facce stranite delle persone.

Adesso non devo cenare con Kyle solo la domenica, ma anche stasera e probabilmente tutte le volte che verrò qui. Conosco Catherine e mi chiederà ogni volta di restare. E conosco me stessa: non le dirò mai di no.

Mentre la aiuto con il cambio di stagione le chiedo come va con il braccio.

«È complicato fare tutto con una mano e costringermi a non muovere quello ingessato. Tra l'altro lo sai che il gesso dà tantissimo prurito? Io non ne avevo idea!» Mi risponde scuotendo la testa.

Non so perché, ma quando mi guarda mi torna in mente Kyle stamattina, a come si è seduto con nonchalance vicino a me e come ha detto che non riesce a lasciarmi stare.
Ma è ovvio che non ci riesce: é il suo passatempo preferito.

Mi fa ancora strano come il nostro rapporto sia cambiato, in queste ultime settimane. Prima ci evitavamo come la peste, eccetto per la domenica, dove sfogavamo tutta la nostra rabbia l'un sull'altra; mentre invece adesso me lo ritrovo sempre da qualche parte.
Sta diventando insopportabile più del solito.

«Come vanno le cose con mio figlio?» Domanda ad un tratto Catherine ed io mi affogo con la mia stessa saliva. Ne parla come se stessimo insieme, una cosa disgustosa.

Tossisco e, una volta calmata, le rispondo. «Come al solito. Non ci sopportiamo.»

«Secondo me-» Inizia, ma la interrompo con un'alzata di mano. «Se è una delle teorie che mi dice anche mia madre, puoi tenertela per te.»

Catherine fa una smorfia, ma poi scoppia a ridere. «Un giorno cambierete idea. Siete cresciuti insieme, non potete odiarvi. Lui tiene a te e tu tieni a lui più di quanto crediate.»

Non credo di tenere a Kyle, dato che il novanta per cento delle volte sono io che voglio farli male, ma non voglio contraddire di nuovo Catherine perché mi sembra maleducato, così faccio spallucce.

Passiamo l'ora successiva in rigoroso silenzio e faccio quasi tutto io, perché Catherine ci mette più tempo e fatica con un braccio solo. Insieme decidiamo i vestiti da lasciare nell'armadio, quelli da dare in beneficenza, da buttare e da mettere a lavare.

Quando arriva a casa Kyle sono sudata e stanca, così quando entra nella camera dei suoi genitori non ho le forze per salutarlo con qualcosa di pungente.

«Come è andata da Sebastian, tesoro?» Catherine si avvicina e gli lascia un bacio sulla guancia, Mr. Arroganza cerca di scostarsi ma sua madre è più veloce, e riesce a dargli un bacio.

«Bene. Che ci fa lei qui?» Io continuo a piegare i vestiti e a dargli le spalle, ma so che si riferisce a me.

Catherine dice qualcosa a bassa voce, che fa ammutolire il figlio, e per un po' non si sente nessun rumore a parte io che piego i vestiti.

Poi, qualcuno suona il campanello e Catherine va ad aprire, lasciando me e RompolescatoleaMorgan.com da soli.

Mi giro verso di lui e per qualche secondo restiamo in silenzio, a fissarci. Ma il silenzio è opprimente e così decido di spezzarlo.
«Perché non sei rimasto a casa di Sebastian un po' di più se sai che ci sono io?»

Kyle si stende sul letto dei suoi genitori e incrocia le braccia sotto la testa, lasciando che la maglietta si alzi un po' e lasci vedere una striscia di pelle. Mi costringo a distogliere lo sguardo.

Come può un pallone gonfiato di arroganza essere anche tanto bello?

«Pronta per il nostro fantastico viaggio in Malesia? Mancano solo due settimane, alla fine.» Mi ricorda lui, distraendomi dai miei pensieri.

Da un lato è negativo, perché passerò tanto tempo con Mr. Arroganza, ma da un'altro è fantastico, perché rivedrò i gemelli.

«Pronta come si è pronti per morire.» Borbotto e Kyle scoppia a ridere.

È la prima conversazione che abbiamo senza litigare, ma forse ho parlato troppo presto.

«Questa volta sarò io a ucciderti quasi in aereo.» Non so se sta scherzando o meno, nel dubbio io mi siedo tra i miei genitori ed il posto più lontano a quello di Mr. Arroganza. Anche se, alla fine, lo avrei fatto a prescindere.

«Senti...» Piego l'ultima camicia e poi mi giro verso di lui, che mi guarda sorridendo. Non ci vuole molto a capire, dal sorrisetto che ha, che mi stava osservando il didietro. «Quella volta in aereo, anche se so che non ci crederai, non l'ho fatto apposta. Non volevo farti svenire sul serio okay?»

«Se non c'era quel medico sarei morto, Morgan.» Improvvisamente la sua voce è fredda.

Alzo gli occhi al cielo e sussurro: «Sai che perdita», che però lui sente, dato che prende un cuscino e me lo lancia contro.

Ridendo lo scanso, ma intanto i ricordi di quella volta in aereo tornano a galla. Mi sono sentita, per quasi un minuto, quando il suo corpo svenuto era di fianco a me, in colpa. Poi ha ripreso a stare bene e mi sono chiesta perché non è morto.

Neanche Dio lo vuole lassù con lui?
Immagino di no.

«Ho avuto paura di te per almeno una settimana, Hill.» Confessa, mettendosi seduto.
Non me l'aveva mai detto.

Che poi, non è che l'ho proprio ucciso volontariamente. Accidentalmente, mentre mangiavamo, gli avevo dato una gomitata nello stomaco, mai pensando che lui stesse masticando e che si sarebbe affogato. Ma è successo questo, non dimenticherò mai la sua faccia diventare piano piano viola.

Poi è svenuto e un medico, seduto a qualche sediolino di distanza, l'ha salvato, dandogli tante pacche sulla schiena. Ad un certo punto Kyle non si stava neanche svegliando e il medico gli ha fatto la respirazione bocca a bocca.

Se ci penso ancora mi viene da ridere. Chi immaginava che Kyle sarebbe stato baciato da un ragazzo?

Prendo il cuscino che mi aveva lanciato contro e glielo lancio a mia volta. Poi sorrido e, prima di andarmene, dico: «Io, se fossi in te, avrei ancora paura.»

Kyle sorride e mi piace il fatto che non stiamo litigando. Forse, se ci impegnassimo di più, potremmo essere sul serio amici.

Se vi è piaciuto il capitolo vi chiedo gentilmente di lasciare una 🌟, mi farebbe davvero piacere. Grazie a tutti per aver letto/ votato/ commentato questa storia, vi amo tanto ❤️

Mr. ArroganzaWhere stories live. Discover now