Capitolo XXXIX

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La prima volta che ho visto Omar avevo dodici anni. Era il primo giorno di scuola e stavo litigando con Kyle, infatti Mr. Arroganza mi aveva tirato una delle due trecce bionde che avevo e Omar era intervenuto. Da quel momento siamo diventati amici, poi migliori amici e due anni fa entrambi ci siamo resi conto di provare qualcosa che va oltre l'amicizia per l'altro.

L'anno scorso, però, si é trasferito in una nuova città, Philadelphia, per motivi di lavoro del padre. Avevamo anche provato a far funzionare le cose, all'inizio, ma ci siamo subito accorti che non avrebbe funzionato. Così ci siamo lasciati, ma il mio cuore non ha mai smesso di amarlo.

Come si dice "il primo amore non si dimentica mai", anche se io sono convinta che oltre al primo amore Omar è sul serio quello giusto per me.

Abbiamo gli stessi gusti, ci conosciamo meglio di qualunque altro e facciamo parte dello stesso gruppo di amici. Infatti è stato lui a presentarmi Jasper e tutti gli altri, mentre io gli ho fatto conoscere Olivia e Savannah.

Sposto il peso del corpo da un piede all'altro quando busso al campanello, a causa del nervosismo. Non so se preferisco che mi vengano ad aprire i suoi genitori o lui.

«Morgan.» Esclama sorpresa una donna: la madre di Omar. Le sorrido inconsciamente.

«Ciao, Katie. C'é per caso Omar?» Lei annuisce, ma si sporge per abbracciarmi. Rimango di sasso i primi secondi, ma poi ricambio la stretta.

Quando io e Omar stavamo insieme passavo tantissimo tempo con i suoi genitori e anche quando eravamo migliori amici. Praticamente vivevamo insieme: o lui stava da me, o io da lui. Mia madre gli aveva persino concesso di partecipare alle cene con gli Anderson e lui veniva sempre, per supporto morale.

«È in camera sua.» Mi bisbiglia all'orecchio Katie. «Ti fermi a cena da noi? Ci farebbe davvero piacere, a tutti e tre.»

«Devo chiedere ai miei, ma credo che non ci saranno problemi.»

Lei mi sorride e mi fa passare. L'arredo è esattamente come lo ricordavo e mi sembra di trovarmi in un sogno, dove Omar non se ne è mai andato ed io non ho mai avuto il cuore spezzato.

Salgo le scale che portano alla sua camera, mentre riaffiorano i ricordi. Ci vedo a dodici anni, quando correvamo per la casa dopo aver giocato in giardino. Ci vedo a quindici anni, mentre lo sgridavo perché era stato coinvolto in una rissa. E vedo anche i nostri primi baci, le prime risate da fidanzati.

«Si può?» La porta è aperta, così mi limito semplicemente ad appoggiarmi allo stipite della porta ed a osservarlo. È seduto alla scrivania e sta studiando, mi viene da sorridere.

Alza lo sguardo verso di me. All'inizio è confuso, ma poi si addolcisce. «Hey... si, certo, entra.»

Mi viene incontro e mi abbraccia, proprio come ha fatto sua madre qualche minuto fa. Cerco di mascherare un sorriso alla sensazione delle farfalle nello stomaco e alla sicurezza che sento tra le sue braccia.

Sollevo lo sguardo su di lui. «Ho pensato di venirti a-» E non concludo la frase, perché vengo interrotta dalle sue labbra che premono sulle mie.

Qui non è come a scuola: non siamo costretti a darci baci a stampo. Ben presto circondo il suo collo con le mie braccia e mi ritrovo in braccio a lui. Le mie gambe gli circondano la vita e lui mi tiene da un fianco e dai glutei. Tutto questo senza smettere di baciarci.

Non so quando tempo passa, so solo che quando la maglietta di Omar è a terra veniamo interrotti dallo squillo di un cellulare. È il mio, precisamente.

Interrompiamo il bacio e scendo dalle braccia di Omar, che mi guarda tra il confuso e lo stordito. È adorabile.

Prendo il cellulare dalla tasca dei jeans e noto con sorpresa che mi sta chiamando Olivia. Non dovrebbe essere con Sebastian?

«Scusa, è Liv.» Gli faccio un sorriso timido. «Devo rispondere.»

Omar annuisce e poi dice che va a prendere una bottiglia d'acqua e due bicchieri. Appena esce ne approfitto per rispondere alla mia migliore amica.

«Liv?» Rispondo, scuotendo la testa, dato che Omar non si è rimesso la maglietta. Chissà cosa starà pensando sua madre.

«Morgan, non sai cosa è appena successo!» Dal tono della spia, come dice lei, è successa la cosa più sorprendente e bella del mondo.

«Che cos'è successo?» Ammetto che nella mia voce c'è un pizzico di curiosità. Ma infondo, chi non vorrebbe sapere se qualcuno dicesse "non sai cosa è appena successo"?

«La farò breve perché sono chiusa nel bagno dell'ospedale: Tian non deve sapere che ti sto dicendo queste cose, né che sto facendo da spia a voi.»

Evito di dire che anche io non ho molto tempo, perché se Tian non lo deve sapere si tratta o di Kyle o di Charlotte, e se Omar mi sente si farà strane idee. «Avanti Olivia, muoviti.»

«Okay okay.» So che ha alzato gli occhi al cielo, così come so che quando parla sta sorridendo. «Quando sono arrivata Kyle e Charlotte stavano sussurrando, ma sembrano tranquilli. Poi hanno iniziato a litigare e non immaginerai mai perché.»

«Olivia.» Mi trattengo dallo sbuffare. «Vai al punto!»

«Va bene signorina "non-me-ne-frega-nulla-di-Anderson-però-voglio-sapere". Non ci ho capito molto, comunque, so solo che stavano litigando per te.»

«Per me?» Anderson che mi difende? Oppure Charlotte? Non so chi dei due sia peggio.

«Proprio così. Kyle ha accusato Charlotte di averti mentito e detto tante stronzate, mentre Charlotte gli ha risposto che lo ha fatto perché era gelosa. Mr. Arroganza si è arrabbiato ancora di più e se ne è andato via, facendo scoppiare a piangere Charlotte. Che cosa ti ha detto lei di tanto brutto su Kyle per farlo incazzare così?»

Rimango di sasso. Quindi Kyle non mentiva. Le opzioni sono due: o per risolvere il nostro fraintendimento, per quanto possa esserlo, ha messo in scena questo teatrino e l'ha fatto sentire a Olivia, o sta dicendo la verità.

«Lui sapeva che tu stavi ascoltando?» Chiedo alla mia migliore amica, mordendomi il labbro.

«No.» Si sentono dei rumori in sottofondo, poi un'imprecazione e ritorno a sentire la sua voce. «Scusa, era caduto il cellulare. Comunque no, non mi ha sentito. Io e Tian eravamo fuori, ma loro urlavano, quindi abbiamo sentito lo stesso.»

«Okay, grazie.» Le rispondo, poi vedo Omar che entra con l'acqua e saluto la mia migliore amica.

Ero venuta qui per chiarire cosa fossimo io e Omar, ci siamo baciati, e adesso non c'è più tempo per chiarire: magari lo posso chiamare più tardi.

Mi dondolo sulle punte dei piedi. «Non dirmi niente, ma devo tornare a casa. È un'emergenza.»

Omar aggrotta la fronte. «Un'emergenza? Va tutto bene?»

«Sì sì.» Gli rispondo, avvicinandomi e dandogli un bacio sulla guancia. «Devo solo andare a risolvere una cosa.»

Che comporta delle scuse a Kyle, ma questo non lo dico.

Se vi è piaciuto il capitolo vi chiedo gentilmente di lasciare una 🌟, mi farebbe davvero piacere. Grazie a tutti per aver letto/ votato/ commentato questa storia, vi amo tanto ❤️

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