Capitolo LXXVII

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Vi avviso che in questo capitolo ho cercato di essere un po' filosofa e scrivere qualcosa di profondo, che auguro a tutti voi, ma probabilmente ho fallito miseramente e questo capitolo è ridicolo quindi vi chiedo già scusa ❤️
-sil

È già passata una settimana da quando i miei ex ragazzi si sono presentati alla mia porta.

È stata una settimana dura, dove ho evitato le persone il più possibile e per tre giorni ho convinto anche i miei genitori a non farmi andare a scuola. Domenica sera mia madre, vedendo la mia faccia stravolta, ha decido di farmi uscire con Olivia e Savannah.

È da sette giorni che mi sveglio con le occhiaie, che mi guardo allo specchio ogni giorno e mi ripeto come un mantra "il tempo farà passare anche questa". Eppure ogni giorno che passa, invece di sentirmi più leggera, mi sento più pesante e angosciata.

Con Kyle mi sentivo felice, completa e amata; anche se alcune volte lo volevo riempire di botte. E adesso che non c'è mi sembra difficile ritrovare quel senso di pace interiore senza di lui.

Almeno mi sono trovata qualcosa da fare: ho già mandato l'iscrizione al mio college, ho studiato e recuperato tutto ciò che non sapevo e sono stata tanto tempo al telefono con i gemelli. All'inizio volevano uccidere Mr. Arroganza, ma dopo sono riuscita a convincerli a non rovinare la loro amicizia per me. Non è giusto. Kyle ha rinunciato a me, non a Nate e Luis.

«Va bene, ragazzi.» Il professore di filosofia si schiarisce la voce. Purtroppo a qualche banco dietro di me c'è Anderson, forse è per questo che non faccio altro che distrarmi e pensare a lui. «Mancano dieci minuti e ce ne andiamo finalmente tutti a casa.»

Alcuni ridacchiano e anche il professore accenna un sorriso. «Voi ridete, adesso, contate questi ultimi minuti con la fretta di andarvene, stendervi sul divano e non fare più niente per tutto il giorno. Ma ragazzi miei, un giorno tutto questo vi mancherà.» Non credo proprio.

Ci guarda uno a uno, senza saltare neanche una persona. «Vi mancherà il liceo al college, o peggio ancora per chi andrà a lavorare. Vi mancheranno i pranzi alle mense, i giornali scolastici, l'ingresso dove succedono sempre tantissimi drammi. Vi mancheranno le cotte dei corridoi, i vostri armadietti decorati, i bidelli simpatici e quelli un po' meno.»

Continuo a pensare che non mi mancherà niente. Quest'anno è stato un incubo, e lo sarà ancora, proprio come mi disse i primi giorni di scuola Anderson.
«So che ci saranno moltissime altre lezioni, durante quest'anno, ma non ho idea di quando ci ricapiterà un'occasione del genere.»

Figurati se non doveva fare un discorso sulla vita e sull'amore proprio oggi.
«Il tempo non è nulla di materiale, ragazzi. È una percezione interiore che ognuno di noi ha. E, come ogni percezione, è breve e non basta mai. Tutti vorremmo alcune volte che il tempo si fermasse, per rimanere in quell'attimo di felicità.» Ripenso a quando ho baciato per la seconda volta Kyle, e anche la prima, e a come volevo rimanere con le labbra premute sulle sue per sempre.

«Il tempo è breve per ognuno di noi. Voi pensate di avere tutta la vita davanti, ma guardate già quanta ne é trascorsa. Ogni giorno ci sembra più breve dell'altro, magari arriviamo a fine giornata e pensiamo "certo che è volato oggi". Vi chiedo con il cuore in mano di non farvi del male, ragazzi.» Ci sorride. Uno di quei sorrisi rassicuranti e che ti fanno venire voglia di sorridere a tua volta.

Ci sono tanti tipi di sorrisi, ma questo è il più raro. C'è il sorriso divertito, per quando qualcuno dice qualcosa di divertente; c'è il sorriso di scusa, quando sbagli e per non dire niente ti metti solo a sorridere; il sorriso imbarazzato, quando fai qualcosa di imbarazzante; il sorriso triste, quando vuoi piangere ma per dare forza a qualcuno sorridi; c'è il sorriso finto, che è il peggiore e poi il mio preferito: il sorriso ironico o sarcastico.
Ma il sorriso del professore, è tutt'altra storia. Racchiude nostalgia, preoccupazione e tenerezza al tempo stesso. È quel sorriso che ti dice che tiene a te, che ti vuole bene. E non c'è niente di meglio che ricevere un sorriso del genere quanto tu stai male.

«Concentratevi sulla vostra vita.» Continua, raddrizzandosi la cravatta. «Siate felici, non fate del male, fate ciò che più amate. Createvi le vostre stelle.» Corrugo la fronte e mi sento sollevata quando vedo che anche altri miei compagni non capiscono cosa c'entrano le stelle.

«Voi state pensando agli astri.» Ridacchia lui. «Ma io non mi riferisco a loro. Le stelle, sono le stelle della vostra vita. Sono ciò che vi rendono felici e vivi. La vostra stella può essere una persona, un hobby, un oggetto, un posto... può essere letteralmente di tutto. Ed io voglio che voi vi teniate stretti la vostra stella per tutta la vita.»

Siamo tutti così immersi nel suo discorso, intrappolati nelle sue parole, che quando la campanella suona nessuno di noi si alza, perché vuole rimanere ad ascoltare.
Io non ho idea di che cosa sia, o chi sia, la mia stella. Forse i gemelli.

Il professore sorride quando vede che pendiamo tutti dalle sue labbra. «La mia stella, ad esempio, è il mio lavoro. Ogni volta che entro a scuola e so di dover insegnare mi sento felice e completo. Alcuni possono avere anche più stelle, ma ci sarà sempre quella che è più luminosa delle altre.»

Non so se i gemelli sono la mia stella più luminosa. Da come ne parla il professore mi dovrei sentire completa, anche se sto male, con loro. Mentre invece quando stavo a telefono con loro avevo solo una grand voglia di piangere. Questo non toglie però che sono le mie persone preferite e che voglio ad entrambi una marea di bene.

Forse la mia stella è un oggetto, o un posto, ma devo ancora scoprire quale.
«Adesso andate, ragazzi. Voglio che vi concentriate sulla scuola, che abbiate una vita di cui andare fieri. Ma, soprattutto, voglio che stiate bene. E fidatevi quando vi dico che, se trovate la vostra stella, è tutto più facile.»

Tutti si alzano e lo faccio anche io. Metto tutto dentro la cartella velocemente e sussulto quando vedo l'ora: sono passati già quindici minuti dal suo della campanella.

I miei occhi incontrano quelli di Kyle, che si affretta a uscire dalla classe come una furia. Sbatte con la cartella contro la porta, ma non si ferma neanche per vedere cosa ha colpito.

Sei tu? Sei tu la mia stella? Gli chiedo silenziosamente, anche se lui è già lontano e non lo vedo più.

Mr. ArroganzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora