Capitolo XLIV

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Quando anche l'ultima lezione è finita, io e Omar andiamo a casa mia. Abbiamo deciso di andare con una sola macchina -la mia- per comodità. Anche perché voglio stare più tempo possibile con lui.

Fuori scuola restiamo a parlare con Olivia, Jasper e Savannah per quasi mezz'ora. Per cui quando apro la porta di casa ho una spiacevole sorpresa, che ha fatto prima di me.

Kyle Anderson è seduto sul divano, nel mio soggiorno, e sta parlando amichevolmente con mia madre. Omar mi prende la mano per conforto, mentre io entro in soggiorno come un razzo.

Perché diavolo deve rovinare sempre tutto quanto? Omar ed io stiamo avendo pochissimo tempo per parlare e oggi, che lo abbiamo, lui si fa trovare sul serio qui? Pensavo che prima scherzasse. Anche perché lui odia passare del tempo con me, come io odio passarlo con lui.

«Che ci fai qui, Mr.- Kyle?» I miei, come al solito, non devono sapere i nomignoli che gli ho attribuito.

Altrimenti mia madre potrebbe diventare seriamente la regina di cuori di Alice nel paese delle meraviglie e urlare per tutta la casa: «tagliatele la teeeesta!» rivolto a me. E sinceramente ci tengo ancora alla mia testa.

«Sono qui per recuperare un po' di tempo perso con Sullivan, proprio come te.» Fa un sorriso sarcastico e il suo sguardo si posa sulle mie mani intrecciate a quelle di Omar.

Inarco un sopracciglio. Se questo è il suo modo di farmi innamorare di sé, sta sbagliando tutto.

Decido di ignorarlo. «Mamma, possiamo parlare un attimo? In cucina... solo noi due?» Lascio la mano di Omar e mia madre, alzandosi e guardandomi stranita, annuisce.

«Perché hai invitato Kyle, mamma?» Chiedo, chiudendo con entrambe le mani il pannello scorrevole della porta, appena entriamo nelle cucina.

Mamma gonfia le guance di aria, poi la caccia fuori. «Non lo so, tesoro. Ieri mi sembrava così triste quando smettevate di parlare, così ho pensato di invitarlo per distrarlo un po'.»

«Non parlavamo. Litigavamo.» Specifico, incrociando le braccia sotto il seno.

Lei alza gli occhi al cielo. «Veniva sempre quando c'erano i gemelli. Tu ti vedevi con Omar e i gemelli con Kyle, e la sera mangiavate tutti insieme il mio polpettone, te ne sei dimenticata?»

E come avrei fatto a dimenticarlo? Erano gli unici momenti, di due anni fa, in cui e Kyle non litigavamo perché eravamo impegnati con altre persone.

«Credo che anche a lui mancano Luis e Nathan. Non dimenticarti che sono i suoi migliori amici, insieme a Sebastian.»

E questo è la bocca che fa traboccare il vaso. Chiedo troppo, se volevo passare il pomeriggio con il mio quasi-ragazzo? «Lui è amico loro, mamma, e non mio.» Ringhio. «Non immischiarti in cose che non ti riguardano.»

«Mi riguardano eccome.» Mamma incrocia le braccia sotto al seno a sua volta e mi guarda in aria di sfida. «Tu sei mia figlia e lui è come se lo fosse.»

«Non lo conosci quasi!» Urlo esasperata. «Fa il santarellino con voi adulti ma è uno stronzo! Io in casa mia, più del dovuto, non lo voglio!»

Mia madre, così come mio padre, sono convinti di conoscerlo. Lo trattano sul serio come un figlio: a Natale l'albero è pieno di regali per lui. Se io ne ho dieci, di regali, Kyle ne ha otto. Che è una cosa enorme, considerando due anni fa comprarono a Omar, che era il mio ragazzo è che conosco da quando sono una bambina, solo un maglione da Abercrombie.

Sono nervosa e non ho voglia di litigare ancora, così esco dalla cucina e salgo velocemente in camera mia, senza guardare nessuno. Non so esattamente cosa mi prende, ma so che volevo passare del tempo con Omar e che Kyle ha rovinato tutto. Come sempre.

«Morgan.» Appena mi siedo sul letto, Omar entra in camera mia. È un gesto carino quello di seguirmi per assicurarmi che sto bene, così appena lo vedo mi butto tra le sue braccia.

«Perché deve sempre rovinare tutto?» Piagnucolo sulla sua spalla. Omar ridacchia e mi accarezza i capelli, stringendomi ancora di più a sé.

Forse è una reazione esagerata. In un certo senso non capisco neanche io perché mi sto comportando così. Non posso ignorarlo e basta?

«È Mr. Arroganza, Morgan, non dovresti sorprenderti.» Quando parla ha una voce così dolce che mi chiedo come ho fatto, in questo anno, a stare senza di lui.

Mi sto per allungare sulle punte e baciarlo, e anche lui sembra avere le stesse intenzioni, ma veniamo interrotti da mia madre che entra come una furia in camera.

«Spero tu sia contenta!» Mi sgrida lei, lanciandomi occhiate di fuoco. «Kyle ti ha sentito urlare che credi sia uno stronzo e per colpa tua se ne sta andando!»

Alzo gli occhi al cielo. «Come se si offendesse sul serio.»

«Morgan Julia Hill.» Tuona Satana, o anche comunemente chiamata come mia madre, dagli occhi lancia saette di fuoco. Mi stringo di più a Omar. «Anche Kyle ha dei sentimenti e lui poverino voleva solo passare un pomeriggio in compagnia. Lo sai che la sua ragazza è in ospedale? Ti sei chiesta come sta?»

Corrugo la fronte. Anderson ha sul serio detto a mia madre di Charlotte? Forse è perché ne vuole parlare con qualcuno. Forse sta male sul serio.

Mi separo dall'abbraccio di Omar e mi affaccio alla finestra. Kyle sta salendo sulla moto, ma non sembra il solito ragazzo sicuro di sé.

Magari, se corro le scale velocemente, riesco a raggiungerlo.

Frena, frena, frena. Ma a che diavolo stai pensando?

Per la prima volta in vita mia ignoro la testa e corro giù per le scale, lasciando basita sia mia madre sia Omar. Come posso essere così insensibile? Kyle tiene a Charlotte, non l'ho mai visto tenere a qualcuno in questo modo, e quando lei è in ospedale io faccio la stronza in questo modo? Almeno devo tentare di riparare i miei sensi di colpa.

«Anderson!» Urlo a pieni polmoni. Il motore della moto è già acceso ed ho paura che non mi sente. Sono sull'uscio della porta, il fiato appannato per la corsa e nel cielo iniziano a scendere i primi fiocchi di neve.

Kyle, non si sa come, sente la mia voce. Si gira verso di me con la fronte corrugata. E forse si sta chiedendo perché sono corsa fin qui, dato che fino a cinque minuti fa lo volevo cacciare di casa.

Prendo coraggio e faccio alcuni passi, fino a ritrovarmi davanti a lui. Non spegne il motore e non si sposta dalla macchina. Mi fissa e basta, io pianto i miei occhi nei suoi.

«Mi dispiace.» Sussurro infine. Lui scuote la testa, leva il gambetto e parte, lasciandomi confusa e sotto la neve.

Mentre lo guardo andare via sento Omar raggiungermi e mettermi la sua felpa addosso, perché sta per venire una bufera in lontananza ed io fisso Kyle andarsene via. E quando Omar mi stringe a sé, per la prima volta, mi sento infastidita. Perché vorrei che mi stringesse così un altro ragazzo, che non avrò mai e non dovrei volere.

Se vi è piaciuto il capitolo vi chiedo gentilmente di lasciare una 🌟, mi farebbe davvero piacere. Grazie a tutti per aver letto/ votato/ commentato questa storia, vi amo tanto ❤️

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