Capitolo LXXIX

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Questo è l'ultimo capitolo ufficiale, domani pubblicherò l'epilogo. Buona lettura ❤️

Kyle si passa nervosamente la mano tra i capelli e trema anche un po'.
Mi stringo nella sua giacca mentre lo osservo. Lui è troppo concentrato a trovare le parole giuste per badare a me.

Ha delle profonde occhiaie sotto gli occhi, i capelli scompigliati e il viso stanco. Uno di quei visi prosciugati dal dolore, che ti fanno pensare che non ha dormito neanche un po', ma che invece ha fissato tutto il tempo il soffitto immerso nei suoi pensieri.

Lo so perché io sono nelle sue stesse condizioni.

«Prima...» Kyle si schiarisce la voce e mi porge il pacchetto regalo. «Prima apri questo. Voglio che tu capisca quanto sei importante per me e poi la verità.»

Prendo titubante il pacchetto e, cercando di non tagliarmi con la carta, lo apro. Dentro c'è una catenina in metallo con scritte delle coordinate e un foglio piegato. Lo leggo lentamente e rimango interdetta. Però è una sensazione piacevole. «Mi hai regalato una stella?» Sussurro piano, girandomi a guardarlo. L'ha chiamata Piccola Ms. Ironia.

Ha lo sguardo preoccupato, come se avesse paura che non mi piaccia il gesto.
Invece lo amo. Quasi quanto amo lui.
Annuisce lentamente. «L'altra settimana il professore ha fatto quel discorso e ci ho riflettuto tanto. E ho capito che non c'è Kyle senza Morgan. Se ci sei tu, anche quando le cose vanno male, anche quando litighiamo, sento che posso superare di tutto. Ma quando non ci sei, è come se la mia vita si fermasse. Vedo, sento, parlo, ma in realtà non lo faccio sul serio.»

Fa un respiro profondo e nell'aria si crea una nuvoletta, come se stesse fumando. «Tu sei la mia stella, Morgan Julia Hill. Lo sei sempre stata e continuerai a farlo per tutta la nostra vita. E anche se le cose andranno male, adesso o tra cent'anni, voglio che tu guardi in cielo e ti ricordi che sei la stella di qualcuno. La mia.»

Odio il fatto che ho le lacrime agli occhi. Ma soprattutto odio tanto Kyle, perché senza di lui non riesco a stare bene. E sa sempre, sempre, cosa dire per farmi stare bene, oltre a cosa dire per innervosirmi.
Con le mani tremanti dal freddo -o dall'emozione, non ne ho idea- metto la catenina al collo.

Non posso credere che ho anche avuto dubbi. È Kyle la mia stella. Proprio come io sono la sua. Scuoto leggermente la testa. «Mi hai fatto stare malissimo, Mr. Arroganza.»

«Lo so.» Si schiarisce la voce e mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «E mi sento una merda per questo, Malefica. Ma non potevo abbandonare Charlotte. Non per i motivi che pensi tu, io non provo niente per lei. Ma ha bisogno di una mano, di qualcuno che le stia vicino. Probabilmente anche di te.»

Corrugo la fronte. Credo che Charlotte preferirebbe uccidersi che avermi vicino o come amica, ma decido di rimanere zitta e di ascoltare Kyle. Lui sorride quando vede la collana appesa al mio collo.

Poi fruga nella tasca e caccia le chiavi di casa mia. «Vieni, stai tremando di nuovo. Parliamone dentro.»

Si alza e mi porge la mano. L'afferro per issarmi su e, una volta che entrambi siamo in piedi, non lascia la mia mano. Non che mi dispiaccia, sia chiaro.
«Come sai che non mi chiuderò in camera mia?» Domando mentre Kyle apre la porta. In realtà lo sto solo sfidando, perché non lo farei mai.

«Perché sei curiosa e ti conosco abbastanza da sapere che non lo farai.» Sorride mentre mi fa cenno di sederci sul divano. Non mi oppongo e faccio ciò che dice.

Ha ragione: sono troppo curiosa di sapere "la verità" come dice Kyle. Charlotte è andata in ospedale circa tre volte dall'inizio dell'anno scolastico e siamo solo a dicembre. Chiama Kyle di continuo e lui corre sempre da lei. Non credo che sia solo per divertimento. Ci vede essere qualcosa di più profondo.

Mr. Arroganza fa una piccola smorfia prima di parlare, come se gli desse fastidio ricordare. O gli fa male. «Sai che conosco Charlie dal primo liceo e che all'inizio eravamo semplicemente amici.»

Annuisco e ignoro la gelosia allo stomaco quando la chiama per soprannome. Sono quasi sicura che lo faccia apposta per farmi ammattire.
Kyle continua dopo qualche secondo di silenzio. «Lei si fida di me, così come io di lei. Lei... è stata insieme a Sebastian la prima persona a cui ho detto ciò che provo per te, Morgan. Le ho detto di amarti ancora prima di dirlo a te, appena tornati dalla Malesia. Sono come... scoppiato.» Scuote lentamente la testa. «Comunque non è questo il punto. Avevo promesso di non dirlo a nessuno, ma so che manterrai il segreto. E le ho anche parlato di ciò che ci sta succedendo e non vuole essere la causa della nostra rottura, se così si può chiamare.»

«Ma che carina.» Ribatto ironica, incrociando le braccia al petto. Io ancora non mi sono dimenticata la sua conversazione a telefono con lei, il giorno dopo esserci baciati in Malesia. Ha detto che amava lei e che non provava niente per me.

Anderson mi ignora. «Suo padre la picchia e abusa di lei, Morgan. Ogni volta che mi chiama è perché quel mostro ha appena finito di farle qualcosa. Così vado da lei, la medico se ce ne è bisogno e la distraggo con un film o se vuole parliamo. Lei è innamorata di me, ma io non di lei. Gliel'ho detto chiaramente. E sono sicuro che tra poco troverà anche lei l'anima gemella.»

Mi si stringe il cuore. Ho passato così tanto tempo ad odiarla, senza pensare a tutti i problemi che lei poteva avere. Mi sento orribile. Sporca, quasi.

Lui deve aver capito, perché mi stringe a sé. «Hey, non sentirti in colpa. Tu non lo potevi sapere. Charlotte è brava a nascondere le cose.»

Kyle è così una brava persona. Ha rifiutato di essere felice, con me, per aiutare una persona che aveva bisogno di lui. Una persona così altruista è difficile da trovare al giorno d'oggi.
«Dobbiamo fare qualcosa.» Riesco a sussurrare, nonostante il magone alla gola. «Per suo padre, intendo.»

Anderson annuisce e mi lascia un bacio tra i capelli. «Sí, presto ci inventeremo qualcosa per farla andare via da lì.»

Charlotte è anche più piccola di un anno di noi: ha saltato il primo anno di elementari e quindi è ancora minorenne.

Abbraccio anche io Kyle e per un po' rimaniamo così, semplicemente nel silenzio della casa. «Ti amo, Mr. Arroganza.» Gli dico dopo un po', guardandolo dritto negli occhi.

Sono già più luminosi e vivi: è felice. E grazie a me. «Ti amo, Ms. Ironia.»

Si china, lentamente, per baciarmi. E quando le nostre labbra si sfiorano, io mi sento finalmente completa. Sí, è lui la mia stella.

E sarà anche sbagliato tutto questo. Sarà anche sbagliato che due nemici inizino ad amarsi, ma  credo che non ci sia amore più vero del nostro. Ci siamo fatti la guerra per anni e continueremo a farla, solo che adesso ci faremo del bene invece che del male.

Mr. ArroganzaWhere stories live. Discover now