Capitolo LXXX (epilogo)

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Otto mesi dopo...

Sono sempre stata una persona decisa su ciò che voleva dal futuro. Avevo, se così si può dire, tutto programmato. Mi sarei innamorata di un bravo ragazzo, magari il mio ex Omar appena fosse tornato, avrei iniziato a fare il lavoro dei miei sogni e non avrei cambiato piani per nessuno.

Era quello che desideravo: una vita soddisfacente, di cui andare fieri.
Era quello che desideravo, finché non mi sono innamorata del mio acerrimo nemico, che conosco da quando sono nella pancia di mia madre. Kyle Anderson.

E adesso non ho nessun piano per il futuro, se non immaginarmi per sempre con lui.

«Hai preso tutto?» Mia madre entra nella mia stanza, guardandomi con un sorriso triste. Chissà come deve sentirsi: da oggi in poi la casa sarà vuota. Solo mamma e papà, e poi Catherine e Micheal la domenica.

Annuisco e controllo velocemente di non aver lasciato niente. Cinque anni. La stanza del mio college sarà la mia nuova casa per bene cinque anni. «Credo proprio di sì, mamma.»

Lei mi si avvicina e prende uno dei tanti scatoloni che sono presenti da due settimane, proprio per non dimenticare niente. «Mr. Arroganza è qui, comunque. Sta parlando in salotto con tuo padre. Quando sei pronta scendi.»

«Cinque minuti e arrivo.» Le sorrido e mamma esce dalla stanza.
I miei genitori hanno scoperto un paio di mesi fa come io e Kyle ci chiamiamo. Al nostro diploma, per la verità. Io l'ho chiamato Mr. Arroganza davanti a tutti, per sbaglio, e a mia madre é venuto un infarto. Non mi ha parlato per un giorno, ma poi ha scoperto che anche Kyle mi chiama Ms. Ironia e si è calmata un po'.

Della serie, avete presente la terza guerra mondiale? Mia madre l'aveva fatta scoppiare. Quando siamo tornati a casa mi ha iniziato a gridare conto e mi ha persino minacciato con una padella, mentre cucinava, in stile Rapunzel. Persino mio padre era spaventato.

Prendo la borsa e un paio di scatoloni, che impilo l'uno sull'altro, e poi scendo giù. Mia madre ha ragione: Kyle è appoggiato allo stipite della porta del salotto e sta ridendo per qualcosa che ha detto mio padre. Non riesco a trattenere un sorriso appena lo vedo.

Le cose tra noi non sono cambiate tanto. Litighiamo come al solito, praticamente ogni giorno, anche per le cose più inutili. Solo che risolviamo sempre, anche a distanza di dieci minuti.
Ad esempio ieri abbiamo litigato per una pizza. Volevamo dividerla perché entrambi non ne volevamo una intera, solo che io volevo la margherita e lui la quattro formaggi. Abbiamo iniziato a discutere su quello e alla fine è dovuto intervenire il cameriere, facendoci fare metà pizza margherita e metà quattro formaggi. 
Più o meno le nostre litigate sono sempre così, ultimamente.

Kyle mi vede scendere le scale e sorride anche lui. Fa un cenno con la testa a mio padre e mi prende gli scatoloni delle braccia. «Ce la faccio.» Mormoro, quando mi fa un occhiolino. «Posso portarli anche io.»

«Lo so, mia cara Morgan.» Oramai è già fuori la porta e alza la voce per farsi sentire. «Ma mi scoccio di fare le scale.»

Ah, ecco. Dicevo che tutta questa galanteria non gli appartiene. Ridacchio e risalgo su, per prendere altri scatoloni. I venti minuti seguenti li passiamo così: a mettere la mia roba e a farla entrare nella macchina di Kyle, dato che andiamo al college con la sua. I nostri genitori non ci accompagneranno. Lì c'è già Jasper, mentre i gemelli partono oggi pomeriggio con la mia macchina, dato che la loro si è rotta.

«Malefica che va al college... ancora non ci credo.» Sussurra piano Nate, dietro di me ad un certo punto. Quando mi giro a guardarlo noto vicino a lui anche Luis. Entrambi hanno lo sguardo assonnato e i capelli arruffati: si sono appena svegliati.

Mr. ArroganzaWhere stories live. Discover now