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ISABEL'S POV
Rigiro in continuazione la penna tra le mie dita, in questo momento è l'unica cosa interessante in quest'ora di matematica. Non so chi può mai amare questa materia.

Cerco di capirla ma ci rinuncio dopo due minuti, ma questo penso lo facciano tutti quanti. Non sono una che rinuncia alle cose, ma la matematica è la matematica.

È puro Arabo.

"Mi sono dimenticata di dirvi una cosa." Sospira la professoressa levando i suoi ridicoli occhiali. "Dall'inizio dell'anno non avete avuto nessun professore di educazione fisica, il preside lo ha trovato quindi non passerete l'ora successiva chiusi qui." Porto una mano sulla fronte.

Un'altra materia che odio profondamente. Ogni anno cambiamo professore, finora tutti i professori di educazione fisica che abbiamo avuto sono sempre stati severi e ci facevano correre così tanto da perdere quasi ogni muscolo.

Ed io che ero convinta che almeno quest'anno ci saremmo scampati questa tortura.

"Ciò detto, la prossima volta voglio quattro offerenti per l'interrogazione. Se non verrà nessuno chiamerò io." Si rimette gli occhiali e segna sul registro l'assegno.

"Non sono pronta a fare di nuovo educazione fisica." Sbuffa Alice accanto a me.

"La sfortuna è che la maggior parte della classe indossa la tuta quindi sicuramente ci farà fare qualcosa." Mi guardo intorno.

"Speriamo almeno che non ci torturerà come Russo l'anno scorso." Ride.

Il professore Russo, un vero e proprio maestro della tortura. Prima di insegnare qua insegnava in un collegio è da lì che ha imparato ad essere severo.

Ci raccontava spesso in classe quando non potevamo fare ginnastica fuori a causa della pioggia e la palestra interna era occupata, ci parlava delle sue avventure in collegio, come si comportavano i ragazzi, com'era stare lì ed insegnare li.

Ci disse che tutti i professori avevano un regolamento sul comportamento da assumere, dovevano mettere voti che realmente rappresentavano gli alunni, essere severi e mai accondiscendenti.

Personalmente non durerei nemmeno mezza giornata in un collegio, e fortunatamente non ho una mamma così tanto severa.

Quando arrivavamo al campo non ci dava nemmeno il tempo di posare le nostre cose che ci faceva subito iniziare a correre e poi ci faceva fare addominali, piegamenti vari e giochi altrettanto vari.

Il gioco che odiavo di più era il calcio, perché correre verso una palla? Tutta questa corsa, tutta questa fatica per inseguire una semplice palla rotonda sul prato e fare centro nella porta.

Può essere elettrizzante per un ragazzo ma per una ragazza no.

Noi ragazze in generale eravamo negate, o meglio, la maggior parte di noi lo era. I ragazzi invece appena vedevano un pallone nel campo iniziavano a correre come bestie inferocite.

Non so quante volte sono caduta con i miei stessi piedi, non so quante volte ho imprecato contro tutti.

"L'unica cosa positiva è che dopo l'ora di educazione fisica torniamo a casa." Alice inizia a posare i libri nella sua borsa ed io la imito posando i miei. "La mia forza oggi è pari a zero." Sbuffo.

"La tua forza è sempre pari a zero, Isabel." Ride la mia migliore amica ed io sospiro restando in silenzio. Un po' ha ragione.

Sentiamo la campanella suonare, i ragazzi si fiondano subito fuori esaltati di entrare in campo mentre noi ragazze ce la prendiamo con comodo. Metto la borsa sulla mia spalla e vado verso la porta con Alice. Attraversiamo il lungo corridoio per poi iniziare a scendere le scale che portano al piano inferiore.

Il mio riflessoWhere stories live. Discover now