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JAMAL'S POV
"Cos'è successo?" Entro nel mio ufficio, Ethan posa il telefono nella tasca dei suoi pantaloni e si gira verso di me.

"Mettiti seduto." Mi siedo di fronte a lui e lo guardo.

"Ho parlato con un vecchio amico di papà, gli ho spiegato cos'è successo a Berlino. Mi ha detto che non dobbiamo fidarci di Hasan, è un manipolatore. È lui che comanda la sua organizzazione il fratello se così si può chiamare, Ahmet, non prende decisioni insieme a lui. Da quello che ho potuto capire, Hasan ha intenzione di fare altri attentati.."

"Questo lo avevo capito anche io, ieri l'ho chiamato e mi ha detto che l'attentato a Berlino è stata una decisione presa sul momento perché sapeva della festa e che quindi sarebbero stati presenti tanti innocenti. Parole sue." Affermo.

"Un attentato non si organizza in un'ora, questo lo sai bene anche tu. Vedendoli mi sono sembrati molto più che organizzati. Avevano mitragliatrici, proiettili a non finire, ho visto anche in lontananza un camion ma non ci ho fatto molto caso stavo pensando ad Isabel che era completamente sconvolta."

"Potrebbero dichiararci guerra se li ostacoliamo." Ragiono ad alta voce.

"Ed è proprio questo il punto!" Alza la voce.

"E se arrivassero al punto di fare un attentato qui? Prendendoci alla sprovvista? Devi prendere le redini e vedere cosa puoi fare."

"Cosa dovrei fare Ethan?" Alzo la voce anche io. "Dovrei andare lì per cosa? Mi credono non capace di gestire tutto questo."

"Non è per niente vero. Siamo cresciuti in mezzo alle armi e sotto la guida dei nostri genitori che ci hanno seguito in tutto questo percorso. Sai cosa devi fare." Lo guardo, so cosa intende.

"Non posso distruggere la loro organizzazione." Mi alzo in piedi.

"Hai un idea migliore? Lo sai vero che il nostro esercito è molto più grande del loro?"

"Andremo lì e parleremo da persone civili." Suggerisco.

"E magari mentre parleremo civilmente prenderemo anche il tè delle cinque." Sorride sarcastico.

"Ethan discorso chiuso." Gli punto il dito contro e vado a sedermi dietro la scrivania.

"La vuoi mettere in pericolo?" Appoggia entrambe le mani sulla scrivania guardandomi.

"Rispondi. Vuoi mettere Hailey in pericolo?"

Mi alzo anche io e appoggio le mani come lui. "Non voglio mettere in pericolo nessuno."

"Lo stai facendo."

"Credi che sarebbe più rischioso affrontare la situazione civilmente oppure dichiarando guerra?" Alzo un sopracciglio.

"In entrambi i casi non finirà bene. Come la mettiamo se Hasan sa che lei è il tuo punto debole?"

"Non è difficile gestire tutto da lontano, ho collaboratori competenti che mi informavo ogni giorno di quello che succede e come procedono le cose." Dico freddo appoggiando i gomiti sulla scrivania di legno.

"E quella ragazza?" Chiede Ahmet riferendosi a quel giorno dove Hailey entrò nel mio studio mentre trattavo con loro, sento il mio sangue bollire dentro di me.

Alzo un sopracciglio. "Cosa?"

"Ti sei trasferito in Italia per lei?" Ride Ahmet.

"Vuoi già avere un erede? Abdul mi ha detto che è una ragazza forte, non cedeva la cagna." Continua.

"Credo che questi siano affari miei. Adesso vogliate scusami ma ho delle faccende di cui occuparmi prima del mio ritorno." Mi alzo guardo entrambi con uno sguardo di fuoco e stringo le mani in due pugni appoggiandoli sulla scrivania.

Il mio riflessoWhere stories live. Discover now