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ANGELA'S POV
"Questo è troppo." Poso il vestito giallo lungo sul letto scartandolo e vado di nuovo verso l'armadio. "Questo magari." Afferro un vestito fiorato con le margherite sopra.

"Oppure no." Dico incerta ma subito dopo lo butto sul letto cercando un'altro vestito. "Una gonna potrebbe andare bene?" Mi porto un dito sul mento.

"Però metto sempre le gonne." Porto la mano sulla mia fronte sconfortata. Vado verso il letto sedendomi. È il mio primo appuntamento e non so cosa diamine indossare.

Quando mi è capitato di vedere un film dove c'era una scena di una ragazza che doveva andare ad un appuntamento con il ragazzo lei si vestiva in modo elegante. Con un vestitino corto attillato, tacchi alti che slanciavano le gambe perfette e toniche. Ma io non ho niente del genere.

"Mando un messaggio a Stefano dicendogli che ho avuto un contrattempo." Ragiono ad alta voce. Mi capita spesso di farlo quando sono nel panico.

"E se non mi parlerà più per questa cosa?"

"Angela devi fare shopping, assolutamente."

Ma il vero problema è: quando lo trovo il tempo per fare shopping che sono sempre impegnata a lavoro?"

Mentre sto per afferrare il telefono decidendomi di mandargli un messaggio sento bussare la porta e afferrando il telefono vado ad aprire.

Sicuramente è la mia vicina Concetta, una anziana donna rimasta vedova quando era giovane. Mi ha raccontato che il marito era un militare e partiva sempre per sei mesi, in quei mesi lei lo aspettava a braccia aperte e quando ritornava restava poco ma nonostante tutto lei lo ha sposato.

Partì per un ultima missione, poi sarebbe rimasto per sempre con lei e non ne sarebbe più andato. Gli avevano offerto un nuovo lavoro, doveva reclutare i tuoi militari ma questo non lo avrebbe portato a viaggiare.

Le disse che al suo ritorno avrebbero avuto un figlio e che lo avrebbero cresciuto con tanto amore.

Un giorno però, bussarono alla sua porta due militari con in mano una busta gialla che la guardavano addolorati, capì subito e mi disse che lei subito scoppiò in un mare di lacrime. È morto durante un esplosione in un paese mentre cercava di salvare alcune persone. È morto con onore.

Da lì lei non ha visto più frequentato nessun uomo decidendo di rimanere da sola. Non ha nessuno che le fa compagnia e ogni tanto quando ho tempo passo a salutarla.

Lei quando prepara qualche dolce o qualche pasto caldo e sa che sono a casa mi bussa per darmeli. Una donna estremamente dolce.

Con me si comporta come una mamma, come una mamma che non ho più. Sono figlia unica e perdere entrambi i genitori così giovani non è stato alquanto semplice. Ero sola, non sapevo cosa fare, come sopravvivere ma fortunatamente mi sono rimboccata le maniche e ho iniziato a cavarmela da sola.

Scuoto la testa scacciando via i miei pensieri e apro la porta. "Signora Concetta." Affermo sorridendo ma subito dopo mi blocco trovando davanti a me Alan.

"Adesso sono Concetta?" Ridacchia ed io lo guardo interrogativa. "Perché sei qui? Come fai a sapere dove abito?"

"Non mi fai entrare?" Mi sposto di lato e lui entra. "Non hai risposto alla mia domanda."

"Piccola ma accogliente." Osserva la casa. "Scusami se è in disordine ma stavo andando un attimo in panico." Abbasso lo sguardo imbarazzata.

"Come mai?"

"Non so cosa mettere." Sbuffo appoggiandomi alla porta dietro di me. Lui si leva la giacca appoggiandola delicatamente sulla sedia vicino al tavolo e il mio sguardo si abbassa alle sue spalle possenti ma subito dopo mi riprendo vedendo che si sta girando e va spedito verso la mia camera.

Il mio riflessoWhere stories live. Discover now