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HAILEY'S POV
Allaccio la cintura alla mia vita e mi metto comoda sul sedile accavallando le gambe. Guardo fuori dal finestrino vedendo delle grandi nuvole grigie, si prospettano grandi turbolenze.

Questa sera abbiamo un'inaugurazione di un Hotel a Barcellona, non era prevista la nostra presenza per le troppe cose che avevamo da gestire e da occuparci ma i proprietari hanno insistito davvero tanto.

Così tanto da convincere Jamal ad abbandonare tutto e partire all'ultimo.

Così, su due piedi, questa mattina ho fatto la valigia mettendo cose a caso al suo interno sperando di non essermi dimenticata nulla e ci siamo diretti direttamente qui per prendere l'aereo.

Il giorno per la partenza per Parigi si avvicina sempre di più, ormai mancano solo cinque giorni. Non so come, ma Jamal ha organizzato tutto alla perfezione nonostante tutte le cose che si sta occupando.

Mi sorprende sempre di più il suo essere così organizzato e preciso in tutto ciò che fa.

"Tranquilla, non ci saranno tante turbolenze." Mi giro vedendo Jamal sedersi al mio fianco e allacciarsi la cintura di sicurezza.

"Io penso di sì." Sospiro. Afferra la mia mano stringendola e la porta vicino alle sue labbra lasciando un bacio sul mio palmo.

"La nostra storia è stata piena di turbolenze, eppure siamo qui. No?" Alza un sopracciglio ed io sorrido annuendo.

"In effetti si, anche se erano turbolenze diverse." Ridacchio.

"Dopo la tempesta c'è sempre la quiete." Sottolinea.

"Direi che sarebbe anche ora." Gli lascio un bacio sulla guancia. "Sei riuscita a preparare la valigia in fretta." Cambia discorso.

"Spero di non essermi dimenticata nulla, anche se è per solo una notte e domani mattina torniamo." Sospiro.

"Signori, gradite qualcosa da bere?" Si avvicina a noi l'hostess. "Un tè caldo, se è possibile." Le sorrido e lei annuisce.

"Per me andrebbe bene anche un caffè." Afferma Jamal e lei annuendo va via.

"Non mi abituerò mai a viaggiare in un aereo privato." Ridacchio.

"Perché?" Si gira verso di me.

"Non senti persone che parlano, bambini che piangono ed urlano, posti stretti e sporchi." Mi guardo intorno.

"Meglio no? Più privacy." Alza le spalle.

"Da bambino prendevi spesso l'aereo?" Chiedo curiosa.

Scuote la testa. "Da bambino no, stavo sempre rinchiuso nel campo ad allenarmi ed a studiare. Crescendo poi le cose sono cambiate e ho iniziato a fare dei viaggi con mio padre perché voleva che io iniziassi ad addentrarmi nel campo e di osservare i suoi comportamenti."

"Che comportamenti? Come si comportava?"

"Tutti lo temevano, il suo sguardo incuteva paura e sembrava non trasmettere emozioni. Sembrava una persona senza anima, non aveva paura di nulla e di nessuno. Voleva che io osservassi come veniva rispettato e come veniva venerato per quello che faceva. Mi diceva che un uomo per dimostrarsi forte e senza paura doveva abbandonare le sue emozioni e spegnere completamente la sua anima. Voleva che diventassi anche io così, e per un periodo è stato così." Sospira.

"Anche se forse hai perso la ragione per un periodo, dopo però l'hai recuperata e hai capito che ciò che stavi facendo era una cosa che non ti apparteneva. Commettere errori è umano, ma l'importante è rendersene conto e recuperare il lume della ragione." Accarezzo la sua mano.

Il mio riflessoWhere stories live. Discover now