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<< La tua compagnia in assenza della tua voce potrebbe anche piacermi>>
Irrompe il silenzio tanto richiesto da lui stesso.
È un'ora e mezza che siamo in macchina. Non ne posso più.
<< Che simpatico..>> Dico sottovoce.
Chiudo gli occhi e faccio un lungo sospiro.
<< Non rilassarti troppo, siamo quasi arrivati>>
Ho un sonno..
<< E dai si può sapere dove stiamo andando? Vuoi portarmi in un posto deserto per uccidermi o cosa?>>
Sorride dolcemente alla mia instancabile ironia.
<< C'è sempre questa probabilità >>
Mi guarda con aria di sfida.
Mi piace il suo umore di adesso. Non è poi così irritante, al momento.
<< Perché hai deciso di acclamare la mia richiesta? Insomma, non credo affatto che tu lo faccia per il bene di mio padre e tua madre. Perciò qual è la tua scusa?>>
Chiedo. Effettivamente non capisco cosa può guadagnarci.
Quella era una mia giustificazione, insomma andare d'accordo per rendere la convivenza meno stressante. Era per questo giusto?..
<< Non lo so. Ieri sera ti guardavo dormire.>>
Mi copro la faccia dalla vergogna..
Oddio.. credevo dormisse anche lui, non che fosse rimasto li impalato a fissarmi. Avrò avuto un aspetto osceno..
Nessuno mi ha mai guardata nel sonno.
<< Mi hai guardata dormire??>>
Domando a voce gracchiante.
Lui tiene gli occhi sulla strada, resta impassibile alla mia vergogna.
<< Si. Tremavi, piuttosto forte.
Qualcosa mi dice che non sei la stronza che sembri.
E sei incredibilmente emotiva. Tutto il contrario di me e di altre persone che vedo in giro ogni giorno. >>
È serio. Non mente. Sono felice nonostante la "stronza", o forse anche appagata. Faccio scivolare via le mani dal viso.
<< Quindi è questo che ti spinge a volere un'amicizia da parte mia?>>
Quando pronuncio quelle parole stringe le mani sul volante e si porta i capelli all'indietro. È leggermente teso.
<< Amicizia. È una parola che esce spesso dalla tua bocca. Sai che non esiste tra un uomo e una donna vero? O almeno non dura.>>
Il mio sorriso si smonta.
Sono confusa..
<< Perché non dovrebbe esistere>>
Chiedo per fare chiarezza.
Non vedo nulla di male nell'essere amici, anzi.
O magari il suo genere di amicizie femminili sono quelle che sa che si porterà a letto.
<< Lascia stare. Siamo arrivati>>
Conclude in fretta.
Si chiudono le parentesi su un discorso a me ancora non chiaro. Ma lascio correre.
Davanti dove siamo parcheggiati c'è una struttura molto alta. Un grattacielo.
Ci sono negozi su negozi. Una piazza centrale e un porto non molto in lontananza.
Che posto è?
<< È qui dentro? >>
Indico il grande edificio mentre scendiamo dalla macchina.
<< Si, andiamo ti piacerà>>
Mi piacerà cosa? Decido di chiudere la bocca e seguirlo dentro.
Perlustro con occhi attenti la sala rossa, ma non mi dice nulla. È tutto spoglio senza nemmeno un manifesto o qualcosa del genere.
<< Aspetta qui>> Dice Daniel.
Annuisco e faccio come richiesto.
Va incontro ad una donna bionda sulla 40 che si trova dietro un bancone.
Gli sta dando dei soldi? Lei ricambia con due biglietti.
Ritorna verso di me.
<< Cos'hai preso?>> Domando curiosa.
<< Non fare domande >>
Risponde con quel sorrisetto che io preferisco.
Tolgo la giacca perché comincio a sentire caldo.
Daniel mostra i biglietti ad un uomo alto somigliante a Jhon.
È sicuramente una guardia.
Valchiamo questa specie di porta-arco e troviamo davanti a noi delle scale e un ascensore.
Ovviamente entriamo in quest'ultimo.
<< Mi spaventi>> gli dico.
Si appoggia e mette le mani in tasca.
<< Meglio così>> Ribatte beffardo.
Lo guardo per bene.
Oggi è vestito elegante.
Camicia e pantaloni neri con sopra indosso una giacca ruvida lunga e grigia che mette in risalto quel fisico slanciato. È incredibile quanto sia alto. Sarà circa 1.80/85.
Non faccio a meno di studiare per l'ennesima volta il suo viso.
È delineato, mascella semi quadrata, naso all'insù ma diversamente dal mio. I suoi occhi sono grandi, decisamente grandi e verdi, a volte sembrano uscirgli fuori dalle orbite, soprattutto da arrabbiato.
È pallido, con delle fosse all'altezza delle guance, risaltano i suoi zigomi.
Le labbra non sono eccessivamente carnose, ma hanno un colorito molto evidente.
Non è quel tipo di ragazzo/modello che puoi incontrare ogni giorno e in ogni dove, ma bensì è la sua particolarità che lo rende così affascinante. Oscuro. Cupo.
Per me è bellissimo. Perfetto.
D'un tratto i suoi occhi incontrano i miei. Si è accorto che lo stavo fissando.
Ma non dice nulla.
Semplicemente ci guardiamo. Non stento a distogliere lo sguardo.
Sento qualcosa nella pancia..
E credo sia qualcosa di più delle farfalle.
Ho il cuore palpitante.
Il tremolio che scende..
E le mie palpebre sbattono velocemente..
Perché mi fa quest'effetto quando lo guardo..
Finalmente siamo arrivati.
Facciamo circa tre piccoli passi, quanto basta per uscire dell'ascensore.
Ma cos..??
Non posso credere a quello che ho di fronte a me.
Apparte la grande folla, vedo.. ciò che mai avrei immaginato di vedere.
Strumenti:
pianoforte, chitarre, arpe, batterie, violini.. di tutto e di più e dappertutto.
Ma non sono semplici strumenti.
Come non riconoscerli!
Appartenevano ai più grandi musicisti di tutto il mondo.
Sopra ognuno c'è la certificazione del suo proprietario.
Datemi un pizzicotto perché sto sognando..
Ho sempre desiderato poter venire qui. Questo è il " Metropolitan Museum" .
<< Allora? Che ne pensi?>>
Chiede con il sorriso stampato sulle labbra per la mia contentezza.
<< Daniel..io sono.. sono senza parole davvero!>> Esclamo talmente forte che la gente si gira a guardarmi.
<< Grazie!>> Non so come e perché mi è venuto in mente di abbracciarlo di colpo.
È spiazzato. Non mi pento del mio gesto improvviso.
Regge la mia vita con perseveranza.
Le mie braccia sono attorno al suo collo. In punta di piedi.
Mi distacco leggermente e i nostri visi si toccano. Posso sentire ancora una volta il piacevole rumore del suo respiro.
Vorrei non dovermi staccare, ma lo faccio, devo.
Torno al mio posto con esitazione, da parte non solo mia, anche sua.
<< È bellissimo qui. Devo, purtroppo, affermare che sei bravo a chiedere scusa.>>
Assume un atteggiamento superbo.
<< Lo so.
Andiamo, sono davvero impazziente di ascoltare la storia di ognuno di questi quà>>
Replica sarcastico indicando le foto dei più grandi artisti.
Lo ha fatto per me. È stato molto carino da parte sua.
È vero, suono uno strumento. Ma non per questo lui poteva sapere, o almeno ipotizzare, che io sarei andata pazza per tutto ciò.
Non posso essere più entusiasta di così.
Il tempo intanto trascorre velocemente.
Passiamo circa due ore qui ad assistere alle biografie di uomini che hanno fatto la storia per quanto riguarda la musica.
Soprattutto Jerry Lee lewis, di cui ne sono rimasta totalmente colpita e stregata.
È riconosciuto tra i padri del rock n'roll con un posto nella "Rock and Roll Hall Of Fame" nel 1986 e uno nella "Rockabilly Hall Of Fame". È stato soprannominato tra l'altro, "The Killer" per il suo modo selvaggio, anticonformista e ribelle di esibirsi dal vivo. Spettacolare.
Daniel è molto preso, il ché mi rende esultante.
Il giro finisce e la gente dopo aver fatto qualche fotografia se ne va.
<< Sei stanca?>> Chiede Daniel sussurrando al mio orecchio.
<< No, perché?>>
Sorride e afferra la mia mano.
Camminiamo a passo veloce.
Non chiedo, non domando.
Mi lascio portare da lui.
Saliamo circa due piani a piedi.
<< Spero non hai paura dell'altezza>>
Faccio segno di no affaticata. Arriviamo in alto, al limite.
Abbassa la maniglia della porticina arrugginita, ed usciamo.
L'aria fresca mi riempie.
Un panorama mozzafiato.
<< Daniel è bellissimo qui>>
Lo è. Si vede tutta New York. C'è un vento pazzesco ma ne vale la pena vedere un panorama così.
<< Vengo spesso in posti come questi. Alti, dove la linea non prende. Fuori dal mondo reale senza pensieri.>>
Lì per lì sono spensierata e beata.
Il suo buonumore mi rallegra e spero sarà così anche per il resto della giornata.
Ma il mio sorriso poi si placa in modo fulmineo.
Mi vengono in mente le parole di Bonnie.
È proprio in un posto come questo in cui è accaduto il quasi tentato suicidio di Daniel..
Resto immobile a braccia conserte mentre vedo lui girovagare sereno.
<< Ma ci si può stare qui?>>
Domando incredula. Non dovrebbe essere proibito?
<< Infatti no. È questo il bello >>
Non rispondo e faccio per mettermi a sedere su una delle panchine.
Provo ansia nel pensare la sola scena di lui che...
<< Qualcosa non va?>> Mi raggiunge e si accomoda accanto a me. Avrà notato la mia inquietudine.
<< Daniel..>>
Non chiederglielo Rosie.. non farlo.
<< Dimmi>>
Attende la mia domanda.
Non sono in grado di guardarlo negli occhi.
<< Voglio chiederti una cosa.. in realtà ci ho pensato abbastanza>>
Merda cosa sto facendo..
<< Ok, che devi chiedermi..>>
Mi mordicchio le labbra prima di parlare. Anche se dovrei mordermi la lingua piuttosto che le labbra.
<< Perché.. hai.. ecco..>>
Balbetto. Non trovo le parole esatte.
<< Perché hai tentato il suicidio..>>
Alle mie parole sobbalza.
Come sospettavo è in piedi di fronte a me.
<< È? Chi te lo ha detto>>
Sbotta nervoso e agitato.
<< Non ha importanza.. solo voglio sapere perché.>> Rispondo.
Mi metto in piedi anche io e sta volta è lui che non riesce a guardarmi negli occhi.
<< No. No Rosie non giocare! Chi te l'ha detto!>>
Urla. La paura mi invade. Ma forse è impaurito anche lui.
Non avrei dovuto chiederlo proprio ora. Stava andando tutto bene.
<< Nessuno, l'ho scoperto da sola. Ti chiedo solo di spiegarmi il motivo.
Potrei aiutarti..>> Tocco il suo petto ma lui arretra di scatto con aria inferocita. Come se avesse timore di me.
<< Aiutarmi? Ora solo perché hai sentito questa cazzata chissà dove, vorresti aiutarmi? Non hai il diritto di giudicarmi>>
Mi fa male.
Sono sull'orlo di piangere.
<< Non ti sto giudicando! Non lo farei mai. Perché non riesci ad aprirti?
Mi stai urlando contro e questa è solo una maschera. Non devi usarla con me Daniel!>>
<< Per l'ultima cazzo di volta, tu non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare!>>
Prende una sigaretta e l'accende con difficoltà.
Ma la sua rabbia non vince. Non questa volta.
<< Così solo tu puoi comandare le persone? È così che la metti?
Scappi ogni volta che ti si presenta un problema senza affrontarlo.>>
Il suoi respiri si calmano. Ma le mie lacrime no.
<< Non è così.>>
Ribatte senza degnarmi di uno sguardo.
Prendo coraggio e avanzo.
<< Se non è così provamelo. Quali sono le tue paure. Chi e cosa ti ha spinto a (quasi) commettere un gesto simile. Tu sai molte cose di me. Ma io non di te. Daniel se vogliamo instaurare un dialogo devi aiutarmi>>
È molto tirato.
<< L'eccessiva curiosità non fa bene Rosie.>>
Risponde rigido.
Ok. Questo è troppo.
Sospiro.
<< Portami a casa.
Anzi no, chiamo un taxi o Jhon. Tu fa pure come credi. Sono stufa di credere che tra noi possa nascere qualcosa.>>
Aspetta.. ho appena detto "nascere qualcosa" ??
La sua espressione non è rilassata ma confusa. Non più arrabbiata almeno.
<< Che tra noi possa nascere qualcosa?>> Ripete Daniel indisturbato.
Ho il cuore in gola, devo cercare di riprendermi subito.
<< Sai cosa intendo..>>
Si avvicina.
<< Ti riporto io a casa, non devi chiamare nessuno.>>
Ancora intende dare ordini?
<< Con te non vado da nessuna parte.
Ero convinta che oggi avremo fatto a meno di litigate. Ma è impossibile.
È stata un pessima idea. D'ora in poi sarebbe meglio evitarci e basta.>>
Non è che mi arrendo. Ma non posso fare tutto da sola se lui non ci mette la volontà.
<< No Rosie. Non voglio evitarti. Non voglio e non posso. È solo che tu hai fame di sapere, fai sempre tante domande e cazzo questa cosa mi da alla testa..>>
<< Daniel so cosa significa essere giudicati. Qualcuno potrà averlo fatto, quello si. Nella vita saremo sempre giudicati, da chiunque. Ma non è ciò che voglio fare io. Come tu mi chiedi di fidarmi di te, adesso ho bisogno che tu ti fidi di me.>>
Faccio un po' di fatica a respirare.
Ma voglio più in assoluto che lui si confidi con me.
Per quanto ne so non lo ha mai fatto.
Sta per parlare..
<<Ok.. ma poi basta con le domande.>>
<< Va bene.>> Acconsento.
Fa un lunghissimo respiro profondo ad occhi chiusi prima di esordire.
<< Ho tentato il suicidio perché ero depresso.
Non era un periodo facile per me. Bevevo, qualche volta mi drogavo... >> Si graffia il collo per l'agitazione.
Non resto scioccata da quel racconto.
Non è la prima cosa che avrei voluto sentir dire ovviamente..
Però comincio ad essere sollevata.
Si sta sforzando finalmente. E non ci è voluto tanto.
<< Immagino ci sia dell'altro..>>
Mi risiedo e lui fa lo stesso sospirando.
Mette le sue mani sulla nuca.
<< Si. >>
Risponde arrendevole.

Uncover.    #WATTYS2020Where stories live. Discover now