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<< Avevo 16 anni appena compiuti>>
Avvia il discorso.
<< Quel periodo ero molto giù di morale. Non mangiavo, non parlavo con nessuno.
Ho perso circa 8 chili.
Kelly, ovviamente da madre preoccupata qual è, mi portò da una nutrizionista, convinta che il mio problema fosse il cibo.. e che stessi passando una delle mie fasi da normale adolescente e chissà quale alquanto triste.>>
Mi piange il cuore..
<< Cominciai a mangiare regolarmente dopo qualche seduta, anche se a malavoglia. Kelly fu soddisfatta nel vedermi in forma e in un certo senso lo ero anche io, non mi sentivo più depresso.
Però mi resi conto che c'era ancora dell'altro.
C'erano delle voci, nella mia testa; credevo di essere diventato pazzo. La gente mi evitava ed io mi chiudevo sempre più in me stesso.
Merda quelle voci... era come se mi possedevano. Ma non sempre.
Facevo cose che.... nemmeno io so spiegare. Picchiavo chiunque mi rivolgeva parola, dicevo cose insensate, 'facevo' cose insensate.>>
Stoppa per un attimo. Prede aria e arriccia il naso prima di continuare.
<< Quando tornai con i "piedi per terra" decisi di rivolgermi a una psicologa per conto mio.
Non dissi niente a mia madre per non farle carico di pensieri in più di cui si sarebbe dovuta occupare inutilmente. D'altronde ero sicuro che non si trattasse di niente che potesse sconvolgermi in qualche modo, ma ci andai lo stesso.
Alla terza seduta, la psicologa, disse che il mio umore era instabile, molto più che instabile, alternandosi di episodi depressivi e maniacali e che perciò avrei dovuto prendere delle pasticche e continuare le mie sedute.
Non rimasi scioccato, sapevo di non essere "normale".
Una delle cose che non tollero è che, questo disturbo, è imprevedibile. Può accadere in qualsiasi momento e può variare, il tempo.
In quelle occasioni me ne vado di casa.>>
Ha un'espressione non tanto provata.
Daniel però, deve aver passato le pene dell'inferno. Bisogna mettersi nei suoi panni per capire. Non lo biasimo di certo.
Ora capisco del perché non torna quasi mai a casa..
<< Cosa ti fa più paura? Dev'esserci qualcosa che temi più di tutto>>
Dico sfiorando istintivamente la sua gamba.
Non appena guarda la mia mano e si rende conto del mio gesto la ritiro indietro facendo finta di niente.
Raschia la voce per rispondermi.
<< Be' si. Nel disturbo bipolare, nella fase maniacale, potrei parlare in modo molto veloce, avere un eccesso di energia, sentirmi ansioso e agire in modo inquieto.
Nella fase depressiva, invece, potrei sentirmi stanco, avere una grossa difficoltà di concentrazione e -come già sai..- avere pensieri suicidari, ma questi proprio in estreme circostanze, ora li so controllare tranquilla.
Vedi? In entrambi i casi potrei comunque mettere in pericolo me stesso o le persone intorno a me. Questo mi mette soggezione.>>
Mi sento come se qualcuno camminasse sulla mia pancia per poi saltellare sul mio petto.
Non ho paura. Non di lui. Ma per lui.
Non è che io lo veda come un povero ragazzo indifeso.
Vedo un ragazzo solo, che per proteggersi decide di costruirsi una corazza.
Mi guarda pentito.
<< Ti sto spaventando con questa storia del cazzo, e te la sto raccontando a 30 metri da terra..>>
<< No!>> sbotto involontariamente.
<< No, Daniel. Non ho paura, come potrei.. >>
Aggrotto troppo la fronte.
<< Che tu ci creda o meno, o che mi creda una completa idiota, ne sono affascinata da..da questo.>>
Ed è così. Cerco sempre il lato positivo delle cose.
Anche se apparentemente impossibile, lo vedo dentro di lui.
<< Affascinata da una specie di "insania"?
Se pensi seriamente questo tra i due quello strano non sono io, di questo ne sono sicuro.>>
Ironizza ed io lo seguo con una lieve risata a malapena udibile.
<< Dico davvero Daniel. Magari mi sbaglio, magari no.
Ma di una cosa sono del tutto certa.>>
Risucchia le sue guance già scavate mordicchiandone l'intero contemporaneamente al sollevamento delle sopracciglia.
<< E di cosa, Rosie?>>
Fa a tono aspro.
<< Tu sei l'esatta equivalenza di un gattino travestito da tigre.>>
Rispondo.
Cavolo, questa è la birra di prima a parlare..
Avrà capito la metafora?
Dal modo in cui scoppia a ridere sembra di no.
<< Un gattino travestito da tigre?>>
Ribadisce.
<< Ok è una pessima teoria.>>
Concedo appoggiando una mano sulla mia fronte. Che stupida Rosie.
<< Tu sei unica Price.>>
Scandisce ridendo.
Assume poco dopo un'espressione seria per dar modo a me di pronunciarmi meglio.
<< Quello che voglio dire è che..
Tu non sei te stesso.. È come se avessi più volti.>>
Ancora non trovo le parole esatte maledizione. Non devo più bere nemmeno un goccio di alcool.
Interrompe.
<< Sono bipolare cazzo, non ho un disturbo dissociativo dell'identità>>
Il suo sarcasmo ha un tempismo davvero impeccabile. Ma la cosa curiosa è che lo diverte vedermi tentare.
<< Ah-ah. Simpatico. Ora, se non ti dispiace, mi fai finire?>>
Lui ancora una volta ride di me e poi torna posato e concentrato.
<< Tu vuoi mostrarti spesso per ciò che non sei. Hai detto di odiarmi, hai detto molte cattiverie nei miei confronti.
Però nonostante questo hai fatto molte cose buone..>>
Daniel assume una posizione corporea eretta e un' espressione concentrata e attenta.
<<..Quella notte al motel, so che sei stato tu a riportarmi dentro dopo il grande equivoco accaduto e dopo le cose brutte che ti ho detto, non me lo meritavo nemmeno, ma tu lo hai fatto lo stesso nonostante il mio comportamento.
Mi ha difesa quella sera da un qualsiasi ragazzo ubriaco, hai rischiato grosso per me, per potermi proteggere e io non l'ho nemmeno colto al volo dando per scontato che sia stata tutta colpa tua.
Ti sei offerto di accompagnarmi all'università al mio primo giorno, quando potevi benissimo occuparti di qualcos'altro di sicuramente più interessante.
Mi hai portata a pranzo. Mi hai portata a quel Museo..
Sei una bella persona Daniel. Hai un cuore grande, e per quanto ho potuto vedere quasi nessuno se ne accorge. Solo.. sei bravo a nasconderlo bene con la tua intensa stronzaggine.>>
Ho parlato con talmente tanta smania da essere rimasta senza fiato.
Daniel è rimasto nella stessa esatta posizione in cui si trovava prima che io parlassi.
<< Pensi davvero questo di me?>>
Chiede senza alcun tipo di tono.
L'unica cosa che posso fare è annuire.
Porta lo sguardo altrove e serioso lo osservo riflettere. Non mi pento di avergli detto ciò che penso.
Ovviamente tutto questo non cambia il fatto che la mia tollerabilità nei suoi confronti è ancora molto sottile, però si.
Questo è quello che penso.
<< Rosie.>>
Dice senza guardarmi.
<< Si?>> Faccio a voce bassissima.
<< Ho pensato molto in questi ultimi giorni. Non credo sia stato un equivoco quella sera al motel..>> Inizia, ma sobbalzo.
Sento, anzi sentiamo improvvisamente delle grida.
E non sembrano le grida di qualcuno che si diverte ..

Uncover.    #WATTYS2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora