24

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Il padre di Alex?
Bonnie mi aveva accennato che lei era stata assunta come segretaria per via dell'amicizia con un presunto figlio di Clark. Ma non che fosse Alex. Poteva dirmelo!
<< Perché volevi saperlo?>>
Vediamo:
volevo saperlo perché lui è quel viscido che, in un giorno come tanti, mi ha vista praticamente disperante.
Non avevo il cellulare, non conoscevo alcuna strada e tu non eri passato a prendermi ma meglio tagliare fuori questo piccolo dettaglio. Quindi sono salita a bordo di una macchina il cui proprietario era testualmente uno sconosciuto.
Poi cos'era successo? "Ah si, ha tentato di mettere le mani dove non doveva così io sono entrata nel panico, chissà cosa sarebbe accaduto se io fossi rimasta ancora altri cinque minuti lì dentro.
Sono scesa dalla macchina pur non essendo arrivata a casa e poi? A si, ho incontrato te."
<< Niente, pura curiosità. Quell'uomo non mi piace affatto>>
Faccio come se nulla fosse. Non è il caso di creare ulteriori tensioni.
Anche se Clark mi ha messo davanti una grande opportunità non significa che devo cambiare il mio parere sul suo conto.
<< Si è un vero stronzo. Alex non è mai andato d'accordo con lui, infatti è per questo che abita per conto suo da tempo.>>
Decido di non dire altro per chiudere definitivamente l'argomento.
Sono davvero stanca ed esausta.
"Under" è la canzone che fuoriesce dalla radio.
Entrambi portiamo le mani sul volume per alzare. Mi scappa un mezzo sorriso e ci godiamo la voce di Alex Hepburn.
Comincio a cantare divertita e Daniel mi guarda stupefatto.
<< E così sai anche cantare>>
Arrossisco.
<< Si, mia madre mi dava qualche lezione. Ricordo che mio padre tentava di imitarla ma era orribile>>
Rabbrividisco a quel ricordo così vago.
A volte ho come dei flashback.
Ma non riesco mai a ricordare tutto..
Anche io ne ho subito delle conseguenze da quell' incidente.
<< La tua voce è irritante quando parli Rosie. Ma non quando canti>>
Inclino la testa e mi appoggio allo schienale. Daniel accenna un sorriso e subito dopo assume un'espressione preoccupata.
Sentiamo all'improvviso un rumore brusco.
<< Daniel..>> Mi agito. Qualcosa non va all'auto.
Sto per avere un attacco di panico, lo sento.
<< Accosto subito>> Intuisce soltanto guardando il mio volto.
Fa come detto ma io sono già senza respiro per l'ansia.
<< È tutto ok Rosie, siamo fermi. Respira>> La sua mano che tocca la mia nuca mi tranquillizza.
<< Vado a controllare, tu resta qui.>> Annuisco e lui scende.
Siamo in una strada che non sembra finire più. Non ci sono case, niente alberi o del verde. Solo una sosta a circa 200 metri da noi
<< Cazzo!>> Grida Daniel.
Scavalco nel suo sedile e mi affaccio dal finestrino.
<< Che succede?>>
Domando. Si porta le mani alle tempie.
<< Le gomme posteriori sono andate.
Chiama Jhon e digli di rintracciarci e venire naturalmente >>
Obbedisco e recupero il mio cellulare.
Compongo il numero.
No, no! Non adesso..
Scendo dall'auto e lo raggiungo.
<< Daniel non c'è campo>>
Perfetto. Siamo soli e dispersi.
Si strattona i capelli.
<< Merda non ci voleva.. Ho solo una fottuta ruota di ricambio, ma per l'altra non posso fare niente.>>
Mi viene un lampo di genio.
<< Facciamo l'autostop>>
Dico con le mani sui fianchi.
<< Scherzi non faccio l'autostop. In un posto così poi è pericoloso.>>
Fa una risata amara che io non capisco.
<< Perché? Possiamo farlo>>
<< Oh si. Già che ci sei perché non scopri le gambe, magari facciamo prima del previsto>>
Odio quando mi prende in giro così.
A Miami la gente è più che gentile e fare un autostop non è scandaloso.
Rifletto. L'unica cosa ovvia è fare una chiamata da quella sosta.
<< Dobbiamo andare lì. Credo sia un motel o un albergo. Dev'esserci per forza linea >>
Daniel non aspetta nemmeno un secondo di piu. Si toglie la giacca e rotola in su le maniche della camicia.
<< Cosa fai?>>
Domando.
Il mio istinto dice di fare come lui.
<< Secondo te che sto facendo? >>
Spinge la macchina.
<< Ah giusto, ti aiuto>>
Mi spoglio di giubbotto, sciarpa e cappello e lo imito.
<< Prenderai freddo, rivestiti>>
Dice con voce tirata per lo sforzo.
<< No, ho detto che voglio aiutarti. Se lo farai da solo arriveremo domani a casa, ora zitto e spingi>>
<< Testarda..>>
Sembra divertito. Lo è, ma troppo concentrato per darlo a vedere.
Ci avviciniamo sempre di più e sono sudatissima. Così come Daniel, ed è una bella visione..
<< Per essere una ragazzina minuta e innocente ne hai di forza>>
Minuta? Beh io sono piuttosto in carne. Forse si riferisce alla mia mancata altezza.
<< Oh che gentile>> Ribatto alla sua considerazione/battuta.
Un quarto d'ora dopo arriviamo.
È diventato buio e non ce ne siamo nemmeno resi conto.
Ci dirigiamo al centro informazioni, speriamo bene.
<< Parlo io>> Lo avverto. Solo la sua presenza potrebbe intimorire l'uomo di fronte a noi.
Alza le mani e mi lascia fare.
<< Buona sera. Come posso aiutarvi?>>
Fa l'uomo baffuto con un cappello a quadrati rosso.
<< Buona sera. Io e mio..fratello siamo stati vittime di un quasi incidente, infatti come può vedere siamo a corto di ruote. Abbiamo provato a chiamare casa ma a quanto pare non c'è campo o almeno i nostri cellulari non prendono. Potremmo usufruire per un minuto del telefono? Giusto il tempo per avvertire e farci venire a prendere.>>
Il signore esita. Daniel gli lancia uno sguardo minaccioso ed io gli dò una piccola gomitata.
Ho detto "mio fratello"?
<< A me dispiace molto per il vostro inconveniente; ma non è possibile chiamare..>>
Daniel sta per scoppiare ma gli faccio cenno di non fare nulla e stare al suo posto.
Ci manca solo che faccia a botte.
<< Che cazzo significa che non è possibile?!>> Sbraita.
Tentativi inutili i miei.
<< Daniel! Mi scusi .. diceva?>> Mantengo il mio sorriso nonostante il bisbetico ragazzo accanto a me.
L'uomo decide di ignorare Daniel ma saetta lo sguardo tra noi due.
<< Per oggi siamo tagliati fuori. Eravamo stati avvertiti che c'erano delle problematiche con la linea, mi dispiace. >>
Siamo nei casini..
Guardo Daniel in cerca di una soluzione.
<< Cosa si fa ora..>> Dico sottovoce.
Distoglie lo sguardo da me, prende il portafoglio e si rivolge all'uomo.
<< Quanto per una stanza?>>
Chiede il costo.
Dovremmo restare qui per sta notte. Non abbiamo altra scelta.
<< Due stanze se è possibile>> Intervengo.
<< Ehm...Sono 50. Ma per una sola, l'ultima rimasta.
E ho bisogno anche di un vostro documento per favore>>
Daniel tira fuori i cinquanta e un suo documento.
<< Ci accontenteremo di una stanza, Rosalinda..>>
Mi bisbiglia in un orecchio a voce rauca. Mi fa percorrere un brivido sulla schiena.
A quanto pare, come dice lui, ci accontenteremo di una sola camera..
<< Il mio documento sta in macchina, lo vado a prendere. Per i soldi aspetta, voglio contribuire.>>
Torno in macchina e prendo chiavi, borsa e i nostri cappotti.
<< Tieni. Il documento ed ecco i soldi>>
Daniel mi frena.
<< Ho già fatto.>>
Provo dell'imbrazzo.. non mi piace quando la gente spende per me.
Per carità è un bel gesto ma mi mette a disagio.
<< Ti ho detto che voglio contribuire. Poi hai già comprato i biglietti di oggi>> insisto.
<< La prossima volta pagherai tu, va bene?>> Mi concede sarcasticamente.
Sospiro e annuisco.
I documenti ci vengono restituiti insieme alla chiave della stanza.
È la numero 24.
<< Grazie mille>> Dico io per entrambi quando Daniel si è già avviato senza aggiungere nulla.
<< E così siamo fratelli eh?>>
Mi dice ridendo.
<<Mi è uscito così sul momento. Non so perché l'ho detto. Forse era credibile come cosa.>>
Fa un'espressione strana con la bocca e scrolla le spalle.
<< Non è credibile già dal fatto che gli chiedi due stanze separate Rosie.>>
Noto che ha ragione, ma questi sono dettagli.
Entriamo e la camera devo ammettere non è niente male.
Le lenzuola e coperte sono ripiegate per bene sulla cassapanca davanti il letto matrimoniale. Il bagno è pulito. Non possiamo lamentarci.
Poggio tutta la roba su una sedia.
<< Vuoi farti prima tu la doccia?>>
Mi chiede un po' nervoso.
<< No falla prima tu, così nel frattempo sistemo il letto.>>
Acconsente senza dire una parola e va in bagno lasciando la porta socchiusa.
Il fatto che non l'abbia chiusa mi rende tesa.
Cerco di non pensarci dandomi da fare.
Mentre metto le lenzuola penso al fatto che dovremmo dormire insieme per una seconda volta.
Nel mio profondo sono sollevata dall'idea.
Ammetto di essere agitata.
La scorsa notte è stato diverso. Ero super presa dal quel sogno e sinceramente non ho pensato molto al fatto che lui fosse lì. Cioè si ci ho pensato; ma non a livello di imbarazzo. La sua presenza era necessaria, sapevo solo questo.
È già ora di cena e non ho alcuna fame.. oggi è successo di tutto e di più ed è domenica. Una settimana conclusa con la ciliegina sulla torta dopo tutte le altre notizie: il padre di Daniel, il signor Clark e il bipolarismo.
Va tutto bene, mi ripeto.
Sento chiudere la doccia, segno che Daniel ha finito.
Mi stiracchio e resto soddisfatta di un semplice letto con lenzuola e coperta.
<< Puoi andare ho fatto>>
Dice la voce roca di Daniel.
Mi volto e sobbalzo. Ha indosso solo un asciugamano. È a torso nudo e bagnato.. regge i suoi vestiti e aspetta una mia risposta.
Mi sento avvampare.
Eppure l'ho già visto con indosso solo i boxer. Forse l'asciugamano fa un altro effetto.
Scuote con le mani i capelli umidi.
<< S..si vado.>> Balbetto, distolgo lo sguardo con difficoltà e lui sembra notarlo.
Mi tuffo in bagno a passo svelto e chiudo la porta a chiave.
Il cuore batte forte ma lo ignoro.
Faccio velocemente doccia e shampoo e decido di indossare solo la mia maglietta anche se è attillata.
Ma è abbastanza lunga quindi apposto.
Esco dal bagno tamponando i miei capelli e vedo Daniel accomodato sul letto ..e vestito.
<< Secondo te qui da qualche parte c'è un phon?>> Chiedo.
Non appena mi vede si alza a sedere lentamente e mi guarda con accuratezza.
Il suo sguardo si posa sui miei fianchi e poi dappertutto.
<< Ah eccolo lì>> indico l'oggetto vicino la porta d'entrata.
<< Guarda che in bagno non ci sono prese della corrente, dovrai asciugarli qui>> Mi informa.
Ma che razza di bagno è senza prese della corrente? Sbuffo e non mi resta che mettermi a sedere e asciugare i miei lunghi capelli.
Dopo qualche minuto spengo anche se sono ancora un po' umidi.
Ho le braccia stanchissime dopo aver spinto la macchina insieme a Daniel.
<< Sai che dobbiamo dormire insieme si? Io per terra non ci sto perciò ti devi accontentare.. a meno che non decida di stare tu per terra>>
Soffoco in una risata che lui non comprende.
<< Daniel, il letto è abbastanza grande per entrambi e non ho alcuna intenzione di farti dormire a terra ne tantomeno io.>>
<< E poi ieri sera sei rimasto nella mia stanza..>> Gli ricordo mentre ripongono il phon al suo posto.
<< Si ma non ho dormito..>>
<< Lo so, lo so. Ma se io riesco a non farne una tragedia non vedo perché discuterne>>
Dico quasi caotica mentre siedo sull'orlo del letto accanto a lui.
Sospira, come fa sempre prima (a parte arrabbiarsi) di dire qualcosa.
Mi ha guardata dormire. Ripeto per la seconda volta tra me e me.
<< Infatti non c'è bisogno di discuterne, dormiamo qui insieme fine della storia.>> Ribatte con un filo di ironia mentre si rilassa con le mani dietro la nuca.
Abbasso lo sguardo..
<< Beh, il letto è uno, la stanza è una, il freddo è tanto.. siamo costretti. In altre circostanze non avremmo dormito "insieme" Daniel.>>
Gli canzono mentre mi accomodo sul cuscino.
<< Naturalmente...
Senti, hai fame? Prendo qualcosa alla macchinetta se vuoi>>
Domanda improvvisamente.
Scuoto la testa senza parlare, guardo il soffitto e rifletto.
Daniel da come risponde mi fa capire che nemmeno lui ha voglia di un boccone.
<< Sai... non facevo quel sogno da tempo.
È terribile, ogni volta che mi capita di farlo..>> Esordisco e mi poggio su un lato sorreggendomi il capo con la mano, per poterlo guardare, scrutare meglio.
<<..Ma non ti ho ancora ringraziato abbastanza per essere rimasto, conta molto per me questo Daniel >>
È vero.
È proprio l'ultimo gesto che mi sarei aspettata da lui. O a dirla tutta, l'ultima persona che mi sarei mai aspettata.
Era preoccupato per me.
È una cosa bella da pensare, soprattutto da parte sua..
I miei occhi cadono istintivamente sulle sue labbra mezze schiuse.
Le mie guance sono infuocate, così come il resto del mio corpo da quando sto in sua compagnia. C'è qualcosa che mi attira completamente a lui.. vorrei evitarlo, o meglio capire veramente cosa mi aspetto in tutta sincerità da questo uomo accanto a me..
Restiamo in silenzio per mezzo minuto. Ma Daniel, con quegli occhi stretti, lo interrompe.
<< È curioso..>>
Dice senza sbattere ciglio, fissa le mie pupille dilatarsi, esattamente come le sue.
<< Cosa è curioso?>>
Impacciata scosto una ciocca di capelli dietro il mio orecchio.
<< Quando sto con te mi sembra di avere un'altra visione della realtà.
Tutto è.. amplificato.
Mi fai arrabbiare perennemente e cazzo ti vorrei odiare con tutto me stesso. Ma non ci riesco.>>
Quelle parole fanno scattare qualcosa dentro di me.
<< Allora non farlo .>> Quasi non riconosco la mia voce.
La sua espressione muta immediatamente, diventa attenta e autorevole.
Siamo vicini, molto vicini. Da non capire chi si sia avvicinato all'altro. Questo momento ha qualcosa di familiare, come la scorsa volta. Ma in quel contesto c'era Sandra che.. ci ha interrotto. Adesso non c'è nessuno, solo noi.
La mia bocca trema, così come la sua che brama di escogitare qualcosa.
E così arretro con difficoltà e ne risentiamo entrambi a quanto pare.
Non posso.
Non posso permetterlo..
<<No..>>
Mi alzo dal letto e senza nemmeno guardarlo cammino verso la porta della camera e la spalanco. Ho bisogno di aria fresca.
Mi appoggio alla parete sulla soglia a braccia conserte e osservo la pioggia cadere.
So bene che anche Daniel è in piedi. Ma resta sul suo posto, aspettandosi qualcosa da me.
Ho paura di quello che sto provando.
So che è sbagliato.
Mi volto verso di lui che è lì giù infondo la stanza. Rigido, respira affannosamente.
Ho mille pensieri in testa, non ci sto capendo più niente.
Ma papà? E kelly? Cosa ne penseranno?! Saranno delusi, o peggio.
I miei ormoni e la mia coscienza sono in un tormentato conflitto.
È un bel guaio.
Dovrei seguire la mia testa, perché sono consapevole che è così che devono andare le cose.
Manderà a monte la mia vita. Che mi costa ignorarlo una volta per tutte??
Solo che il punto è che purtroppo io non sono consapevole proprio di niente adesso, in questo istante.
Cammino a passo svelto verso il mio guaio e lui è li che mi accoglie attirandomi a sé.
Le nostre labbra si schiudono incontrandosi perfettamente.
Sbagliare sarà anche umano.
Ma perseverare è diabolico.

Uncover.    #WATTYS2020Where stories live. Discover now