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Attendo che continui.
<< Ero depresso, si. Ma c'è molto di più di una depressione e delle droghe.
Che sia chiaro, non faccio più uso di quello schifo.
È complicato da spiegare..>>
Si arrampica sugli specchi. È in difficoltà e un po' mi sento in colpa.
Sento di forzarlo.
Devo rendermi conto che non tutti sono estroversi.
<< Daniel. Va bene così. Mi hai detto abbastanza e te ne sono grata, se non vuoi andare avanti lo capisco.>>
Comincia a giocherellare con il suo anello.
<< No. Aspetta..>>
Sono stata troppo insistente, mi ripeto.
Riflette toccandosi i capelli frustrato.
<< Ti..ti senti mai perseguitata da qualcosa?>>
Mi viene improvvisamente in testa l'immagine del preside Clark.
Ma non ha detto "qualcuno".
Ha detto "Qualcosa".
<< Perseguitata in che senso?>>
<< Come se ti porti dietro qualcosa.
Qualcosa che non puoi evitare.>>
Adesso si spiega meglio..
<< Beh si..>>
Rispondo a voce tirata.
<< Ti riferisci all'incidente di tua madre. Lo avevo intuito.
Sappi che quello che sto per dirti potrebbe spaventarti o metterti a disagio.>>
Dice chiaramente guardandomi dritto in faccia.
Mi preparo psicologicamente e apro bene le orecchie.
<< Sono pronta>> Mento. Non lo sono quasi mai.
Fa un lungo respiro prima di sparare.
<< Ho una sindrome maniacale depressiva.>>
Pronuncia quelle parole come se gli avessero sparato due proiettili allo stomaco. All'inverosimile, mi sento così anch'io.
<< Cosa?>> Avverto una forte vampata di calore.
Daniel ha una "sindrome maniacale depressiva", ciò sta a significare che lui è..
<< Quindi sei..>>
<< Si. Sono bipolare>>
Finisce lui per me con sufficienza.
Realizzo solo dopo qualche minuto.
I suoi sbalzi d' umore ne sono la prova vivente, ma gli altri "sintomi" sono difficili da immaginare.
Guardo Daniel e sento una piccola stretta al cuore.
<< Oh..>>
Rosie non riesci a dire di meglio?!
Comincia a fremere.
<< Di qualcos'altro.. Mi pento già di avertelo detto cazzo>>
È demoralizzato, scoraggiato.
Aveva paura della mia opinione, o meglio ce l'ha.
In questo esatto momento mi fa tenerezza.
Mi piazzo in piedi davanti a lui.
Solleva la testa e strizza gli occhi per proteggersi dal sole.
<< No!. Per me non cambia nulla, non fa alcuna differenza Daniel.
Il solo fatto che tu me lo abbia confidato...non hai idea di quanto mi renda felice questa cosa. Perché mai dovrebbe essere un problema per qualcuno?>>
So bene che il bipolarismo non è facile da accettare. Ma non tanto per la persona stessa che la vive sulla propria pelle, ma per le persone che la circondano. Si hanno molte più responsabilità e soprattutto una grande consapevolezza.
<< Non ti crea, agitazione o paura..?>>
Vedo della preoccupazione in lui quando balbettando mi domnda questa cosa.
Si, insomma, mi ha scossa un po'. Non si sentono tutti i giorni situazioni simili. Ma non è di certo un mostro, nemmeno lontanamente.
<< No, perché dovrebbe.>>
Mi guarda sbigottito.
<< Rosie spero scherzi. Le mie giornate si alternano a momenti di pura pazzia a momenti di profonda depressione. Prendo psicofarmaci.
Potrei finire in un cazzo di centro psichiatrico.
È pericoloso per chi mi sta vicino e tu non provi alcun timore adesso?>>
Il mio cuore si scalda. Ora capisco tutto.
Capisco il suo essere volubile.
La paura del giudizio.
Il voler essere uno spirito libero.. tutto mi è chiaro.
Chiarissimo.
<< Daniel. Essere bipolare, non è una vergogna. Come hai detto tu è inevitabile. E allora? Fa parte di te.
Va accettato e affrontato.
Non sono un esperta in materia. Ma per quanto posso saperne, a mio parere non è ne una malattia ne un difetto.
È un modo di essere. E credimi, non c'è niente di più particolare in una persona>>
La mia rassicurazione sembra confortarlo.
<< Sei fottutamente pazza se credi questo. Comunque sei l'unica a saperlo. >>
Confessa e resto per l'ennesima volta spiazzata.
<< Cioè Kelly non sa nulla?!>>
Sbotto. Come può non sapere nulla!
Ma non posso negare che, egoisticamente, sono felice ad essere l'unica a sapere.
<< No. E guai a te se apri bocca>>
Mi punta il dito ma io non mi ritraggo.
<< Perché non vuoi che lo sappia? Insomma è sempre tua madre>>
Sia madre che figlio nascondono dei segreti di cui io sono a conoscenza.
La mia è una pessima posizione.
A volte è vero che sapere più del dovuto non è prudente.
<< Non sono affari tuoi, non deve saperlo e basta.>>
Resto male a quel "non sono affari tuoi" ma non voglio ricominciare a litigare. Perciò non ribatto.
Possibile che Kelly non si sia minimamente resa conto di nulla? È vero che vive molto poco suo figlio.. però non so.. non so cosa pensare.
Un cellulare squilla. E non è il mio.
Lo recupera dalla profonda tasca della giacca e risponde.
<< Lauren.>>
Lauren? E chi è?
Mi guarda ed io porto lo sguardo altrove.
<< No....Non sono a casa....si......no vengo io..... a dopo>> Attacca.
<< Immagino devi andare.>>
Dico con noncuranza.
<< Si, ti riporto a casa.>>
Replica impacciato.
Mi ha appena confessato la cosa forse più privata della sua vita e ora intende liquidare il discorso con il "ti riporto a casa"?
Senza dire nulla lo oltrepasso e mi incammino senza l'uscita senza dar conto a lui.
Si sono infastidita. E non poco..
Sono un'idiota per questo.
<< Stasera resterai a casa, si?>>
Chiede mentre ci adagiamo in auto.
Metto la cintura di sicurezza.
<< Non lo so.>> Non volevo essere così fredda ma ormai..
<< Se ti va ci vediamo un film insieme.>>
Sono sconnessa.
Ci dirigiamo nel frattempo in autostrada. È di buonumore e non infastidito dopo avermi detto tutto. È tranquillo.
<< Ma non hai detto di essere occupato? È per questo che mi lasci a casa>>
<< Si infatti. Ma non torno tardi. Vado e torno>>
Guarda più me che la strada. Per fortuna non va veloce e non c'è nulla in cui possa sbattere.
Comunque..
Adesso cosa farà? Andrà da questa "Lauren" e poi verrà da me per una compagnia emotiva?
<< Magari un'altra volta. Credo farò qualcosa con Bonnie questa sera.>>
Rispondo impassibile.
Non può decidere sempre come gli conviene. Ovvio che avrei preferito trascorrere altro tempo con Daniel, ma non in un contesto in cui stabilisce lui quando parlare o farsi i suoi comodi.
<< Cosa c'è ora?>> Chiede seccato.
<< Niente, perché?>>
<< Si vede da chilometri quando sei scocciata >>
Vorrei sorridere ma non lo faccio.
<< Ti sbagli.>>
<< Come vuoi.>> conclude facendo spallucce.
Prendo il mio cellulare dalla borsa e scrivo a Bonnie se ha voglia di uscire più tardi.
Dopo qualche minuto mi risponde che è stanca, che le dispiace e che ci saremmo viste domani mattina all'università.
Da una parte meglio così. Non avevo alcuna voglia di uscire anche stasera.
Poteva essere solo una scusa per evitare la serata con Daniel..
<< Perché non ti ho mai visto all'università?>>
Mi viene da chiederglielo perché davvero non l'ho mai visto, nemmeno di sfuggita.
<< Abbiamo orari diversi >>
<< Ah.>>
Riesco a dire. Non abbiamo nemmeno un corso in comune..
<< Tu hai confidenza con il signor Clark?>> Domando.
Mi mordo con violenza il labbro inferiore.
La mia domanda è azzardata ma voglio ugualmente saperlo.
<< Peter Clark? Il rettore ?>>
Alza entrambe le sopracciglia.
<< Eh si, è il padre di Alex>>

Uncover.    #WATTYS2020Where stories live. Discover now