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Arriviamo in aeroporto circa mezz'ora dopo. Che silenzio..
<< Dove sono tutti?>>
Domando a Daniel per smorzare questa tensione che ci perseguita fin da quando siamo saliti in auto.
<< Credo ci stiano aspettando sul jet. Ma non ho voglia di passare del tempo con loro lì dentro che ci stanno sulle calcagne. Faccio un biglietto e torno per i fatti miei. Se vuoi, puoi venire con me, se no pazienza.>>
Non sopporto questa sua acidità.
Mi mette davanti una scelta difficile e io non posso stare sempre alle sue decisioni. È irremovibile e devo fare qualcosa che scombini i suoi piani.
<< Se è così che vuoi iniziare io non ci sto. È pur sempre la nostra famiglia e metterceli contro proprio adesso non risolverà niente. Io andrò in quel jet, a testa alta. Se vuoi scappare fa pure ma le conseguenze saranno solo tue.>>
Dico per metterlo in riga. La sua trasandatezza non mi trascinerà con sé. Mi guarda sconcertato. Forse si aspettava che lo seguissi ma si è appena reso conto di non potermi incastrare, perché lui sà.. che ho pienamente ragione.
<< Sei tremendamente fastidiosa Rosalinda.>>
Non riesco ad interpretare il suo tono di voce perciò cerco di essere estremamente cauta.
<< Lo so. Allora che fai? Vai per conto tuo o ti decidi a venire con me così com'è giusto che sia?>>
Gli sorrido per farlo sciogliere.
E sembra funzionare quando tenta di coprirsi la bocca.
<< D'accordo, ma se mi fanno incazzare lì butto di sotto uno ad uno.>>
Mi avverte della sua probabile pazzia.
<< Anche me?>>
Dico mentre il mio stomaco brontola per la fame. Un po' mi vergogno, lo hanno sentito tutti.
<< Già, ma non prima di averti fatto mangiare. Ti prendo qualcosa in quel fast food laggiù. Nell'aero hanno la merda al posto del cibo.>>
Mi fa sciogliere, perché so che la tensione tra noi sembra svanita. Spero continui a comportarsi così anche tra poco..
Si allontana in un batter d'occhio ma lo raggiungo con una brevissima corsa.
Lo afferro per la mano e la stringo forte quando mi accorgo che è calda.
La mia fonte di calore tra tutta questa freddezza.
<< Tu non hai fame?>>
Domando con un tono di voce che mi fa sembrare una bambina di cinque anni.
<< Molta. Infatti mangerò anche un po' del cibo nel tuo piatto, tanto tu sei minuta, ti sazi subito.>>
Canzona guardandomi le labbra.
<< Non darmi per scontata, che se voglio, mangio anche te.>>
Ribatto ironicamente.
<< Sicuro che abbiamo il tempo di mangiare?>>
Chiedo poi incerta guardando l'orario dall'orologio appeso sulla colonna del ristorante.
<< Certo, non se ne andranno senza di noi.>>
Mi rassicura.
Annuisco tranquilla e continuiamo il nostro scambio di battute fino alla fine del nostro pranzo.
<< Il panino più buono e soddisfacente che abbia mai mangiato.>>
Esulto al mio ultimo boccone.
Daniel si mette a ridere e si avvicina con il dito per pulirmi l'angolo della bocca. Arrossisco anche se ho adorato quel gesto.
Ad un certo punto lo vedo fare una una faccia strana quando vede il suo cellulare vibrare sul tavolo.
<< Chi è?>>
Domando cercando di sporgermi per controllare il display.
<< Nessuno.>> Chiude la chiamata e tende le mani verso le mie sul tavolo cambiando subito espressione, come se nulla fosse.
Mi rabbuio..
<< Daniel chi era? Ho visto come ti sei allontanato per nascondermelo.>>
Insisto, comincio a conoscerlo e qualcosa mi dice che non me la racconta giusta.
Alza gli occhi al cielo e sbuffa.
<< Metti sempre il dito nella piaga tu eh. Era Jhon, contenta?>>
Decido di fidarmi e credergli.
Ma.. Perché non rispondere? Infondo era solo Jhon.
<< Perché non gli hai risposto?>>
Gli faccio notare il mio piccolo sospetto nei suoi confronti.
<< Perché non mi andava, non deve esserci sempre una motivazione per tutto Rosie.>>
Quel tono spavaldo, menefreghista..
Quando fa così, ho paura delle mie reazioni.
Perciò mi avvalgo della facoltà di restare in silenzio e fare il suo stesso gioco. Mi guarda confuso cercando di capire cosa sto facendo.
Tanto sono sicura che c'è un motivo di fondo per il quale quella chiamata è stata rifiutata.
Prendo il mio cellulare in modo talmente veloce da farlo quasi scivolare dalle mie mani, ma fortunatamente la mia scoordinatezza oggi è dalla mia parte.
Faccio il numero di Jhon e tra uno squillo ed un altro attendo che risponda.
<< Che diavolo stai facendo?>>
Impreca ad alta voce Daniel.
Ma io lo lascio sbattere quando la voce di Jhon mi rimpiomba nelle orecchie.
<< Signorina Rosie.>>
Enuncia al cellulare.
<< Jhon, abbiamo ricevuto la tua chiamata ma per una piccola svista è stata rifiutata. C'è qualcosa che non va? Io e Daniel stiamo per raggiungervi sul jet. >>
Marco le ultime parole con un atteggiamento irrisorio mentre lancio occhiate di cattivo gusto al ragazzo di fronte a me.
<< Ehm.. Scusi Rosie, io credevo che sareste partiti con il prossimo volo. Avevo chiamato il signor Daniel per riferirgli che il pagamento dei biglietti prima classe per New York, da lui richiesti, è andato a buon fine. Partite tra 30 minuti.>>
Ho la gola secca, non posso crederci.
Mi sento tradita.
<< Ah, 30 minuti quindi... Posso sapere solo da quanto tempo siete partiti?>>
Daniel non è in grado di guardarmi negli occhi sapendo dei guai in cui si è andato a cacciare.
<< All'incirca 20 minuti fa.>>
Chiudo la chiamata con Jhon e aspetto che il "mio ragazzo" dica qualcosa.
Deve darmi delle ottime spiegazioni perché di certo non la passerà liscia.
Lui fa una smorfia e poi sospira sconfitto.
<< L'ho fatto per noi, sarebbe successo il panico se fossimo saliti su quel jet.>>
Non saprei proprio se sarà la calma o la rabbia a prendere il sopravvento.
<< Ah lo hai fatto per noi? Quindi le mie parole non hanno significato niente in tutto ciò? Ma diamine, ti rendi conto che ne fai una dietro l'altra?>>
Mi metto le mani sulla fronte.
Sono talmente delusa che non ho voglia nemmeno di stare un altro secondo in più seduta davanti a lui, quindi recupero le mie cose e mi alzo.
Cammino velocemente ma lui mi raggiunge.
<< Lo so, mi dispiace. Ma tu avresti insistito e io sapevo non sarebbe stata una buona idea.>>
Come può passargli per la testa di cavarsela così?
Mi afferra per un braccio ma lo strattono subito per liberarmi.
Ha un bel coraggio.
<< La mia opinione per te non conta nulla, è questo il punto. Per oggi è andata così, sono esausta per affrontare un'altra discussione ma non ti azzardare mai più a prendere decisioni al mio posto. Non sono quel genere di ragazza che si fa domare, ricordatelo.>>
È confuso e sorprendentemente pentito. Mi fa tenerezza, ma non può averla sempre vinta.
<< Lo so, ma cazzo è solo così che riesco ad avere controllo su di te. Ho sbagliato ma dovevo farlo, e probabilmente dopo mi avresti dato ragione.>>
È insopportabile questa sua mania di protagonismo e supremazia che cerca sempre di avere su di me. Mi sembra che la dinamica tra me e lui cambi senza sosta, che uno dei due abbia sempre il dominio sull'altro.
Ora è lui ad averlo su di me.. e non mi piace questa dinamica.
<< Non me ne frega un cazzo Daniel. La mia opinione dev'essere importante quanto la tua. Tra noi non dev'essere una continua battaglia su chi ha più ragione.>>
È così impossibile ficcarglielo in quella zucca? Che altro devo fare??
Sembra dispiaciuto quando fissa il pavimento.
<< Scusami. Ho fatto una stronzata. Non avrei dovuto ignorarti così.>>
Ammette con difficoltà. È già qualcosa e sono felice che lo abbia riconosciuto.
<< Apprezzo che tu lo abbia capito.>>
Rispondo talmente fredda da rendermi antipatica.
Daniel si gratta un sopracciglio in sovrappensiero, realmente pentito delle sue scelte irrazionali.
Non faccio a meno di fissargli i tatuaggi, ben evidenti sulle braccia e sui suoi pettorali al di sotto della maglia nera a mezze maniche, di un tessuto talmente sottile da rendersi trasparente.
Dovrei essere arrabbiata, non posso farmi imbambolare proprio adesso dal suo fisico mozzafiato. Ricomponiti Rosie.
<< Mi perdoni?>>
Domanda insicuro. Non si aspettava di dover quasi pregare il mio perdono. Perché non è da lui.
<< Accetto le tue scuse ma no. Non me la sento adesso di perdonarti. Voglio solo andare a casa adesso.>>
Non sono facile e lui questo lo sa. Infatti annuisce sconfitto e mi guida verso il nostro volo per casa.

Ho dormito per tutto il viaggio e finalmente siamo arrivati al parcheggio.
Non ho parlato con Daniel, ma sono certa di una cosa sola:
mentre dormivo, mi ha avvolto addosso il suo giacchetto e in quel momento avrei voluto abbracciarlo e stringermi a lui ma non l'ho fatto per rispettare la mia risolutezza.
Conoscendomi lo perdonerò, ma non così facilmente. Non può pensare che tutto si possa risolvere con delle scuse.. Potrebbe approfittarsene e io finirei per cadere sempre nei suoi giochi..
Appena varchiamo la porta di casa restiamo entrambi quasi paralizzati.. Tutti quanti sono in salotto seduti sul divano con in mano delle tazze di qualcosa in mano (credo sia thè) che ci fissano. E c'è anche Bonnie.
Bonnie (??)
Che ci fa lei qui?

Uncover.    #WATTYS2020Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz