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La sua mano afferra il mio collo delicatamente. La cosa strana è che tengo gli occhi aperti, e la mia testa non è qui presente. E se d'improvviso sbucasse Daniel? Cosa accadrebbe?
Ci staccherebbe la testa ad entrambi ecco cosa accadrebbe.
Ci stiamo baciando. Sto baciando Finn. Ma non sto provando nemmeno un briciolo di sensazioni simili a quando ho baciato Daniel. Finn credo sia preso.
Ma io non sono travolta dalla passione, e un po' mi dispiace.
Decido io di mollare la presa e distaccarmi.
Assume un'espressione dubbiosa.
<< Tutto bene?>>
"Oh si, ti ho baciato solo per non pensare a mio fratello, tutto quì."
<<Si, ehm.. sono solo un po' stanca.>>
Spero di essere convincente.
<< Capisco. Dai fila a casa.>>
Dice scherzosamente.
Gli faccio la linguaccia e arretro di qualche passo quando tenta di darmi un'ultimo bacio a stampo.
<< Allora ci sentiam...>>
Sta per dire ciò che non volevo dicesse.
<< Ci vediamo lunedì all'Università presumo. Buonanotte.>>
Dico io precipitosa.
<< Si.. certo. Allora buonanotte.>>
Potrebbe esserne rimasto deluso, e mi sento in colpa per averlo liquidato così. Ma ho bisogno di tornare a casa, nella mia stanza e fare chiarezza.
Mi accerto che Finn sia andato via prima di avviarmi.
Ho molto sonno e un bel po' di nausea. Fortuna che domani è domenica e non dovrò alzarmi presto.
Prendo goffamente le chiavi dalla mia borsa e apro la porta principale.
È tutto buio. Non vedo nulla e soprattutto non ricordo mai dove sia il pulsante per accedere la luce.
Cammino nel vuoto sperando di non inciampare e creare danni.
Prendo il mio cellulare per farmi quel poco di luce che basta almeno per raggiungere la cucina. Credo di esserci.
Scosto la porta scorrevole e..luce sia.
Scaccio l'urlo più grande che abbia mai fatto. Quel buono a nulla di Daniel è in piedi poggiato al frigorifero con una sigaretta e un bicchiere di vino in mano.
Cos'è, mi aspettava per caso?!
<< Mi hai spaventata!>>
Respiro faticosamente per la paura.
<< Dove sei stata.>> Più che una domanda è un imposizione di risposta immediata. Ha la voce roca, e gli occhi arrossati.
Sbuffo e mi libero della borsa e del giubbotto.
<< Lo sai bene dove sono stata e con chi ero. Tu piuttosto, non hai detto di non volermi mai più ne vedere ne sentire?>>
Puntualizzo.
Mi alzo i capelli in una crocchia e prendo un bicchiere con l'acqua.
<< Sono le due di notte. E..hai bevuto?>>
Vorrei rassicurarlo e dirgli semplicemente che ho bevuto una birra ma che motivo avrei di dargli motivazioni.
<< Non è un tuo problema con chi sono, dove vado, a che ora torno e cosa bevo.>>
Cosa vuole, che gli consegni un'autorizzazione?
Si alza in piedi senza preoccuparsi di fare troppo rumore.
<< Tuo padre non ne sarebbe contento.>>
Mi prende anche in giro?
Sbatto forte il bicchiere sul bancone.
<< Ho 18 anni, faccio ciò che voglio senza rendere conto a nessuno. Specialmente a te.>>
Oggi ripeteva disperatamente quanto mi voleva, quanto mi desiderava.. E ora pensa di poter beffeggiare?
Effettivamente adesso ride sguaiatamente.
La mia pressione per fortuna è pari a zero. A mala pena riesco a tenere un bicchiere d'acqua in mano. Perciò non litigherò con lui.
<< Comunque avrai anche 18 anni e il libero arbitrio di ubriacarti e darti al tuo nuovo stile di vita, ma quì, in questa casa, non spetta a te determinare decisioni.>>
Un po' ammetto di non sapere a cosa si riferisce, ma poi mi viene in mente Sandra.
<< Se ti riferisci a Sandra..>>
Comincio ma interrompe bruscamente.
<< Esattamente. Decido io se Sandra può o non può ritirarsi. Decido io gli andamenti della casa quando tuo padre e mia madre non ci sono. Ti è chiaro il concetto?!>>
La sua tonalità di voce è fin troppo alta per i miei gusti. Ma se gli dò corda è come dargliela vinta.
Devo ricordarmi più che altro dei suoi sbalzi di umore instabili.
Non ci sarà mai una tregua in fin dei conti se la prima ad infuriarsi sono io.
Devo avere un altro atteggiamento.
<< D'accordo.>>
Rispondo a testa bassa.
Sono quasi sul punto di vomitare e non so per quanto ancora posso resistere.
<< Comunque ho capito di non essere gradita qui, domani vado da mio padre dopo l'università.>>
Comincio a tossire forte e lui mi guarda già con occhi diversi.
<< Vieni, ti accompagno in bagno.>>
Si avvicina ed io non glie lo impedisco. Non ne ho le forze per farlo.
Mi afferra per la vita e mi aiuta a camminare verso il bagno più vicino.
Sarà che ci sono e non ci sono con la testa adesso ma.. non posso fare a meno di osservarlo.
<< Perché mi aiuti se finisci sempre con il disprezzarmi?>>
Domando a voce stridula.
<< Evita di parlare, cazzo se mi vomiti addosso ...>>
Il pensiero del mio vomito addosso a lui mi fa ridere a crepapelle.
Se lo meriterebbe.
<< E comunque non vai da nessuna parte. Si chiederebbero perché di così tanto anticipo della tua partenza. E non mi va di sentire le loro stronzate sulla fratellanza e il volersi bene. E basta assenze all'Università. Ricordati della Julliard.>>
Non so se la sua preoccupazione sia vera. Ho l'impressione che lui voglia solo tenermi a casa e controllarmi.
Ma la mia decisione già l'ho presa.
<< Grazie per l'interessamento ma mi so guardare da sola.>> Gli mostro un sorriso sarcastico.
Sceglie di non replicare nel momento in cui mi lascia in bagno e gli chiudo la porta in faccia.
Cerco di vomitare ma non ci riesco proprio. Lavo le mani e mi dò una sciacquata al viso con acqua gelida.
Devo mettermi a letto, mi sentirò meglio domattina.
Apro la porta e con occhi mezzi socchiusi oltrepasso Daniel che è ancora lì in piedi come lo avevo lasciato.
<< Dove stai andando?>>
Chiede senza muoversi di mezzo centimetro.
<< A ballare.>> La mia scelta di farlo imbestialire non era tra le migliori.
S'irrigidisce.
<< Sto andando a letto, dove pensi che vada alle 2.30 del mattino?>>
Salgo le scale e avverto un sorrisetto appena udibile e borbottare qualcosa.
I suoi mutamenti considerevoli emotivi mi faranno diventare pazza. O forse quello già lo sono.

Uncover.    #WATTYS2020Where stories live. Discover now