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Tanto so che è dietro di me. Riconosco anche il rumore dei suoi passi. Non è che ora sono sensitiva?
Mi giro e noto che non è in compagnia di nessuno.
Ma il suo obbiettivo è quello di raggiungermi.
Ormai è quasi al passo con me.
<< Perché mi segui?>> Faccio scocciata.
<< Non ti sto seguendo, vado a lezione>>
Mi fa notare l'aula nella quale.. stiamo per entrare (?)
<< Scienze sociali? Pensavo fossi uno da economia..>>
Ammetto. Ho saputo che si occupa di alcuni affari di mio padre da Sandra quando stavo a casa con l'influenza e un gelato alla vaniglia tra le mani.
Quindi mi viene spontaneo pensare che voglia inserirsi in società con lui.
<< Infatti si. >> Afferma.
L'aula è già piena ma c'è giusto qualche posto in fondo.
<< E quindi... perché sei qui?>>
Chiedo mentre ci sediamo.
Appare irritato dalla mia domanda e perciò inspira.
<< Perché mi va. Ti crea problemi?>>
Ci risiamo. Cerco di stare calma però.
Non voglio perdermi la lezione solo perché lui non sa come ci si parla civilmente.
Anche se negli ultimi tempi ho perso la ragione anche io..
<< No, la mia era solo una domanda; nessuna insinuazione. E comunque ti avevo detto di non rivolgermi più la parola.>> Gli ricordo.
Sorride un po' sarcastico e si appoggia sulle braccia sul banco e mi fissa.
<< Non vorrei contraddirti, ma sei stata tu a parlarmi>>
Aaaaaahhh!!
<< Be' solo perché sembrava che mi stessi seguendo .. e comunque hai sbagliato tu a rispondermi.>>
Dico la cosa più stupida che mi sia venuta in mente di dire.
Sorride ancora di più. Ma il mio mento alto non si china, neanche un po', per l'orgoglio.
<< Si chiama educazione Rosie>>
Mi informa come se io fossi inesperta nel campo.
Ora rido anche io.
<< Educazione? Se conosci questa parola, allora hai avuto modo di conoscerne anche il significato in questi giorni. Buon per te>> Canzono sarcasticamente.
È spiazzato dalle mie parole perché sa che dico la verità.
Intanto la lezione comincia ed è meglio che mi concentri.
*****
<< ...Vorrei quindi che faceste questo a coppia con la persona accanto a voi e farne una relazione scritta dopo. Non vi mettete a disagio se non avete mai visto in vita vostra il vostro compagno, è proprio questo il bello dell'esperimento. Detto ciò vi auguro buon weekend e buon lavoro>>
Conclude il nostro professore.
Mi alzo con rapidità insieme ai miei occhi buttati al cielo.
<< Per quanto mi piaccia scienze sociali non farò questo con te, sappilo.>>
Riferisco a Daniel che mi raggiunge.
<< Ma smettila, lo faremo invece.>>
L'esperimento stupido che ci ha imposto di fare l'insegnante, consiste nel guardarsi negli occhi per circa 4 minuti senza interruzione.
Si teorizza che alla fine di questi "4 minuti" ogni persona dovrebbe sentirsi in qualche modo più vicina emotivamente all'altra, indipendentemente dalla relazione che avevano prima dell'esperimento.
Ironia della sorte..
E poi, tra l'altro, dovrei farlo con lui? Ma non se ne parla.
<< Senti, io non ho voglia di vederti nemmeno nella vita normale, figuriamoci per 4 minuti consecutivi.>>
Replico a tono agitando le braccia.
<< Sei sicura? Va bene allora non ti dispiacerà presentare una relazione in bianco. Ed è strano da parte tua dato che sei così tanto secchiona. Ma va bene. Fai come vuoi, significherà che troverò un'altra persona che ha voglia di farlo con me senza frignare.>>
Dice oltrepassandomi.
Suscitare della delusione nel mio insegnante è proprio l'ultima cosa che voglio. E soprattutto non mi andrebbe di fare brutta figura solo perché mi sono rifiutata davanti ad uno stupido esperimento. Devo smetterla di essere scettica.
Secondo lui sto frignando? Il ragazzo crede di saperla lunga.
<< No. Cioè... ok va bene. Mi hai convinta>> Dico con tono di sconfitta.
<< Bene, lo sapevo>>
Rallenta il passo per aspettarmi.
È compiaciuto.
E lui di certo sa toccare i miei tasti dolenti.
Non si chiama "esercitare potere su un'altra persona", vero?
<< Non fare quella faccia compiaciuta. Devo avere crediti se voglio partecipare all'audizione. Penso di poter fare questo piccolo sacrificio>>
Mi lancia uno sguardo di sorpresa.
<< Povera vittima. Comunque sono sicuro che Clark ti farà ammettere lo stesso a quell'audizione. >> Mi prede in giro con aria derisoria. Che centra questo adesso?
Secondo lui io sono la ragazza "lecchina" che farebbe di tutto pur di ottenere buoni voti o quant'altro.
O sa di ciò che è accaduto con Clark?
Basta.
Meglio lasciar perdere.
<< Allora, come dobbiamo metterci d'accordo? Insomma per il posto, il giorno, l'ora e soprattutto per chi dovrà scrivere la relazione.>>
Io non ho la più pallida e lontanissima voglia di scrivere questa banalità.
Si sa cosa penso sul suo conto. Lo odio da morire quando mi tratta come non dovrebbe e quando pensa di potersi prendere gioco di me.
Però si sa anche cosa accade quando siamo..vicini.
Cercherà di umiliarmi, come ha già fatto, ci scommetto.
Non scriverò mai quella relazione o al massimo mentirò sulle mie sensazioni se dovrò farlo.
Ma guarda a che punto devo arrivare..
<< Abbiamo l'intero weekend più due giorni a disposizione. Una cosa alla volta Rosie>>
Usciamo dall'università quando vedo..vediamo il preside Clark di fronte a noi che ci guarda come se ci stesse attendendo, in particolar modo fulmina Daniel con una brutta occhiataccia.
Strana come cosa, perché mai dovrebbe. Forse ci sono stati dei trascorsi? Daniel lo avrà picchiato o viceversa?
Probabilmente sto esagerando..
Suo figlio è il migliore amico di Daniel, anche se questo non giustifica nulla.
Lui non gli dà importanza e quindi nemmeno io a parte concedergli un sorriso obbligato che credo non abbia notato; camminiamo vaghi senza imbatterci in lui.
<< Comunque la scrivo io.>>
Dice mentre si tocca i capelli.
<< Scrivi tu cosa?>>
Mi volto a controllare se Clark sia rimasto lì. A quanto pare no, è svanito nel nulla.
<< La relazione, tonta. Non lo lascio scrivere a te e su questo posso metterci la mano sul fuoco. >>
Lo ha detto seriamente?
<< E perché? Stai insinuando che io possa scrivere cattiverie?>>
Resto basita.
Uno, perché ha deciso di prendersi questa "responsabilità" che pensavo, anzi ne ero sicura, avrebbe scaricato a me.
Due, pensa che potrei scrivere davvero delle cattiverie?
Non mi piace che abbia questa opinione, ma è logico dopo l'ultima scenata fuori la camera del motel.
È meglio che scacci via quel ricordo vivo nella mia stramba mente.
<<Non vuoi che io ti risponda>>
Dice trattenendo un sorriso simile ad un ghigno.
Divento in meno di 2 secondi un peperone rosso in preda alla rabbia.
<< Stavo scherzando>>
Dice in segno di difesa.
<< Sai, sei proprio carina quando ti arrabbi.
Comunque lo faccio per cortesia; ti sto solo allegerendo il compito che tu reputi tanto un sacrificio.>>
Alzo gli occhi al cielo. Due volte in mezza giornata, che record.
Ci avviciniamo ai parcheggi quando Daniel preme il tasto di chiusura centralizzata della sua Audi e quando.. io non vedo più la mia di macchina.
Mi metto la mano in fronte. Cavolo.
<< Questa non ci voleva. Non oggi!>>
Sbotto senza riferirmi a nessuno in particolare.
<< Che succede? >>
Vorrei urlare ma in un posto pubblico come questo non è la scelta più adatta.
<< Mi ha portato via l'auto, il carro attrezzi probabilmente. L'avevo parcheggiata proprio lì e..>>
Cammino avanti e dietro nervosamente cercando di capire cosa fare.
<< Hai parcheggiato al posto per gli invalidi? Brava complimenti.
A questo punto potevano pure lasciarla visto il proprietario.>>
La sua battuta non mi offende.
Tanto lo sarà lui tra poco, invalido, se non chiude il becco.
Lo guardo con un sorriso finto alzo il mio dito medio.
E lui con quel menefreghismo segnato negli occhi fa per andarsene.
<< Non intendi lasciarmi qui spero>>
Faccio prima che se ne vada.
Da un occhiata allo specchietto retrovisore e credo stia per dire qualcosa.
Disinvolto. Non risponde.
Spero scherzi anche sta volta.
<< Ei!>> Scuoto la mano per farmi vedere.
<< Io come faccio? Non posso chiamare Jhon, oggi aveva delle commissioni da sbrigare. Fammi salire>>
Tento di aprire la portiera ma lui chiude la sicura.
Batto più volte sul finestrino e Daniel sembra divertito.
<< No. Prendi l'autobus come fanno tutte le persone normali>>
Quelle parole mi fanno salire il sangue al cervello.
<< Lo sai bene che non li conosco.
Non so come muovermi con i mezzi pubblici e poi fa freddissimo. Apri dai>>
Tento di forzare la portiera ancora chiusa.
Daniel ride scuotendo il dito e la testa contemporaneamente per dire "no".
È possibile che bisogna discutere con lui anche per un passaggio?
<< Sai Rosie, non puoi pretendere.
Se avessi chiesto "per favore" ci avrei anche pensato ma tu..>>
Mi tratta come una bambina capricciosa e quasi quasi prendo la decisione di non salire più auto con lui. Ma non tanto per il "per favore", solo che è evidente che non perde mai l'occasione per.. lasciamo stare.
<< Ok. Vai pure, chiederò a qualcun'altro. >>
Dico altezzosa.
Daniel guarda il volante e poi di nuovo me.
Inspira profondamente.
<< Non lo farai>>
Canzona mettendosi la cintura.
<< Tu dici?>>
Faccio a mò di sfida.
Mi lancia uno sguardo di amarezza.
<< Va bene. Andiamo sali.>>
Impone con un tono che non mi piace e con in bocca una sigaretta che sta per accendere.
Scuoto la testa a braccia conserte.
<< Sai che non te lo ripeterò Rosie. Ti ho detto sali.>>
<< No no. Me la vedrò da sola come hai detto tu, anzi ora che ci penso se incontro Finn lo chiederò direttamente a lui. >>
Non so perché ho nominato Finn.
E chissà come, ho ottenuto l'espressione desiderata.
Ovvero un tantino irritato con tanto di inspirazione mentre gira la chiave attivando il motore.
<< Ok, lo hai voluto tu.>>
Commenta sottovoce ma abbastanza chiaro da poter sentire.
Va via indispettito ed io rimango lì ferma come un'idiota.
Ho paura che dovrò camminare molto per colpa del mio stupido orgoglio.

Uncover.    #WATTYS2020Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ