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<< Bene, sono arrivati.>>
Enuncia mio padre come se fino a un momento fa si stesse parlando proprio di noi.
Guardo Daniel che sembra scocciato al ché si toglie la giacca e con un gesto tempestivo la lancia sulla cassapanca alla sua sinistra.
<< Bonnie!>>
Esclamo alla mia amica per irrompere questo dissidio nell'aria.
Mi raggiunge per abbracciarmi.
<< Ero passata per salutarti e farti sapere che potrò esserci domani sera per la vigilia di natale. Verrà anche Alex.>>
Dice quest'ultima notizia parlando a Daniel.
Ma lui, irritato, alza gli occhi al cielo e non le risponde. Si gironzola intorno agitato, vorrebbe andarsene, lo so. Avverto bene questa sensazione.
<< Ne sono felice. Hai già conosciuto mia nonna immagino, ed il resto della famiglia.>>
Dico indicando i quì presenti che parlano fra loro come se io e Daniel non ci fossimo. Scommetto che ci sono rimasti male. E non li biasimo dato che Daniel, egoisticamente, ha pensato e agito per entrambi. Dovrò trovare una giustificazione valida.
<< Si si. Sono stati gentilissimi, e tua nonna è una forza.>> continua sussurrando Bonnie.
Scaccio un risolino mentre Daniel sbuffa come se stesse litigando con sé stesso. Improvvisamente recupera di nuovo la giacca e se ne rintana al piano di sopra, in camera sua.
Tutti improvvisamente cessano di parlare per guardare la scena.
Abbasso lo sguardo perché non so che cosa fare..
<< Cosa devo fare io con tuo figlio?
Ci perdo le speranze.>>
Dice mio padre a Kelly che, ancora frastornata per tutto l'accaduto, continua a bere il thè senza rispondere.
<< Devo aggiornarti..>>
Bisbiglio a Bonnie che dalla sua espressione dà l'impressione di sapere.
<< Tranquilla, già sò. Diciamo che sono arrivata in un tempismo non molto propizio.>>
Quasi mi vergogno nonostante sia l'amica a cui racconto vita, morte e miracoli..
<< Mi dispiace da morire.. Ti spiegherò meglio io domani.>>
Sperando che non scoppi la bomba durante la cena..
<< Ma certo. Vedo la tensione adesso e credo sia meglio che vada. Mi raccomando, qualsiasi cosa chiamami ed io sarò in un attimo da te, anche per Daniel naturalmente.>>
Mi rincuorano le sue parole.
Io so bene di avere tante persone che mi vogliono bene, e anche Daniel ne ha. Ma è così accecato dalla rabbia per il mondo intero che non ci fa nemmeno caso.
Ed è un vero paradosso questo.
Saluto la mia amica e mi preparo psicologicamente nel giro di sue secondi per affrontare l'inferno.
Assumo un'espressione poco autoritaria e decido se cominciare a parlare o se raggiungere Daniel.
Scelgo la prima opzione, se seguo Daniel le sue conseguenze diventeranno anche mie e non voglio.
Ma essendo perdutamente innamorata, talvolta mi rendo conto di essere fessa. Perciò sappiamo tutti che cercherò in qualche modo di coprire Daniel.
<< Non ve lo avevo detto ma.. Ciao a tutti.>>
Inizio molto sfacciata. Spero solo di non fare la figura della stupida che cerca di comprarsi il perdono di tutti (meno che di mia nonna).
Il mio intento è quello di mettere le buone, perché diamine.. Siamo pur sempre una famiglia.
Nonna facendomi un cenno fa per alzarsi e dirigersi in cucina, ovviamente per lasciarmi risolvere con mio padre e Kelly.
<< Fatto buon viaggio?>>
Ecco ciò che non speravo: il tono sarcastico di mio padre..
<< Si, anche se avremo voluto viaggiare tutti insieme.>>
Mento. Mento al posto di Daniel e so che non dovrei farlo..
<< Non me la bevo. Ho visto l'atteggiamento di Daniel poco fa e di certo non è quello che mi aspetto da una persona che ha voglia di stare in famiglia, dopo aver capito di essere in torto.>>
Mi avvicino, faccio un lungo sospiro e mi siedo di fronte a entrambi.
<< Papà, non si tratta di aver torto o ragione. Non abbiamo colpa se non quella di esserci trovati in un contesto orribile per scoprire la nostra relazione. Me ne vergogno.. Daniel è quello che è, tu forse lo sai più di me. Il suo comportamento non lo giustifica.. Ma lui mi ama. Ed io amo lui. Ti chiedo solo di darci tempo e fiducia.>>
Kelly decide di non esprimersi, ma lei è già dalla nostra parte, lo si vede.
Papà si mette una mano sul capo.
<< Ve ne darò. Ma non in casa mia, mi dispiace Rosie. Ti voglio bene.. Vi voglio bene, ma è questa la mia decisione adesso. Cercheremo di passare un buon natale tutti quanti ovviamente, senza discussioni e litigi.>>
<< Will che stai dicendo non puoi mandare via i ragazzi.>>
Interviene Kelly totalmente in disaccordo con mio padre, ma non voglio assolutamente che discutano adesso per questo, a causa nostra.
<< No Kelly, va bene così..>>
Dico prima che esprima altri pensieri al riguardo.
Papà comunque, al di là di tutto, sembra si sia rilassato, solo che ancora non mi capacito del fatto che ci stia realmente chiedendo di andarcene.
Era già una nostra decisione a prescindere, e quindi non ci saranno problemi se non quello di trovarci sulla strada da un momento all'altro.
<< Ce ne andremo via a partire da questa sera se è ciò che serve..>>
Dico subito dopo con lo sguardo cupo e rivolto al pavimento.
Papà sembra recuperare aria come se volesse continuare a parlare ma non lo fa, quindi mi alzo e, con gli occhi chini, tolgo il disturbo.
Camminando verso le scale per andare da Daniel li sento borbottare, ma riesco solo a capire una frase di Kelly.. "Hai proprio esagerato, sono sempre i nostri figli. Ricordatelo"...

Arrivo davanti alla stanza di Daniel in un attimo e busso non sapendo in quali condizioni trovarlo. E per condizioni intendo "infuriato".
<< Daniel sono io.>>
Dico da dietro la porta. Sento dei passi che si fanno sempre più pesanti quando si avvicina. Daniel mi apre la porta.
Ha una brutta cera: bianco cadaverico e i suoi occhi sono così rossi.
Mi sento disorientata.
<< Che succede?>>
Domando preoccupata per il suo aspetto. Sono trascorsi solo 15 minuti da quando è salito ed è ridotto così male.
Resta impalato reggendo la porta senza rispondere. Si strofina solo gli occhi con una mano.
Ho capito. Mi faccio largo da sola e apro la porta facendolo barcollare.
Ma cos..??
<< Che diavolo hai fatto?!>>
Sbotto nel vedere la sua stanza distrutta. I quadri a terra, oggetti sparsi ovunque, pezzi di vetro..
E una bottiglia di vodka sul comò.
<< Che c'è? Vuoi prendertela con me anche per questo? Senti, fai il cazzo che ti pare, mi sono stufato.>>
Dice irruente con le braccia spalancate.
Sono basita.. Non solo mi sono sentita di coprirlo quando ho affrontato mio padre, ora anche questo? Non mi merito tanta cattiveria.
<< Solo perché sai di volertene andare decidi di sputare sul piatto dove hai mangiato fino a ieri? E ti metti anche a bere adesso?>>
Mi sembra di rimproverare un bambino di 5 anni.
Daniel fa spallucce e per dispetto mi guarda mentre si porta alla bocca la bottiglia mettendosi a sedere sulla panca vicino la finestra.
<< Non mi fai un torto facendo così, lo fai soltanto a te stesso.>>
Gli faccio notare.
È fuori di sé, ancora. Ed è passato veramente un solo quarto d'ora.. Il suo umore è dannatamente instabile.
<< Era il mio intento.>>
Risponde con noncuranza.
Emetto un sorrisetto dispregiativo.
La strada più facile sarebbe andarmene in questo momento, ma devo provare a parlarci anche se sono consapevole che potrebbe rispondermi nel peggiore dei modi.
<< Sono salita per dirti che ho parlato con mio padre, ma evidentemente non te ne frega nulla visto che guardi più quella bottiglia di vodka che me.>>
Lo provoco e spero di ottenere una reazione accondiscendente.
Alza lo sguardo e lo posa sui miei occhi, senza però lasciare quella bottiglia.
<< Ma lo hai visto come mi guarda? Io non lo so se conosci tuo padre ma è chiaro che mi odia cazzo. Scommetto che ti ha parlato del mio comportamento non accettabile e stronzate varie.>>
Appena finisce la frase beve nuovamente.
Ora basta. Vado lì davanti a lui, rimetto a posto la sedia che ha fatto cadere e mi ci piazzo.
Gli tolgo la bottiglia dalle mani e in una mossa fulminea bevo un sorso.
È talmente forte il bruciore che sento quando ingoio che tossico di botto.
<< Cosa cazzo fai?>>
Domanda basito dal mio comportamento "non da me".
<< Faccio quello che fai tu. Berrai un sorso? Io berrò un sorso. Berrai un'intera bottiglia? Io berrò un'intera bottiglia. Così vediamo se sei disposto a far del male anche a me.>>
Lo metto a fatti compiuti in questo modo.
Mi prende la bottiglia dalle mani in maniera manesca e la mette via.
Bene, ora ci siamo.
<< Comunque si. Ha parlato del tuo comportamento, ma ho cercato di farlo ragionare.>>
Gli spiego.
<< Non me ne frega un cazzo non so se ti è chiaro il concetto.>>
Risponde odiosamente.
<< Si che te ne importa, o non avresti distrutto una stanza. Ha detto che ci darà tempo, ma non qui.>>
Gli rivelo con timore.. Ho paura che questo lo farà arrabbiare peggio.
Si alza e recupera il cellulare.
<< Hai sentito quello che ti ho detto o sto parlando al muro?>>
Comincio a irritarmi anche io adesso.
<< Sto facendo due chiamate per rimediare un appartamento in cui andare, non sarei comunque rimasto qui un minuto di più. Non sei obbligata a venire se non vuoi. Non deciderò più per nessuno, puoi stare serena.>>
Ovvio che andrò con lui, ma questo atteggiamento proprio non mi piace.
<< Verrò.. Anche io voglio andarmene.
Una cosa è certa: non sono incoerente.
Se mio padre non vuole che la nostra relazione si svolga all'interno di questa casa allora si, me ne andrò anche io.>>
Daniel attendendo che qualcuno gli risponda al cellulare mi dice:
<< Come vuoi, non forzo nessuno. Guarda l'ho capito che non vuoi convivere, non devi farlo per sfidare Will.>>
Alzo gli occhi al cielo e mi lamento silenziosamente. Quante altre volte ancora dovremo parlare di questo?
<< Senti, andiamocene. Affronteremo questo discorso più tardi.. Vado a preparare le mie cose.>>
Liquido Daniel che, senza curarsi della mia "uscita di scena", impreca tra sé e sé.

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