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Cammino da troppo e non ce la faccio più. Ora mi butto a terra nella speranza che qualcuno venga a raccogliermi.
Non mi sorprende che i passanti mi guardino come se abbia appena fatto una maratona di corridori. E tra l'altro ho questi maledetti tacchi in mano.
Non ho neppure mangiato niente e muoio di fame.
Quanto mi manca? Oh si, ancora due chilometri; e per completare la sfiga tra poco pioverà. Qualcuno mi vuole proprio male.
Ad un tratto un suono riconoscente si fa strada nelle mie orecchie. È il clacson dell'auto di Daniel.
Faccio un mezzo giro su me stessa e sono davvero stupita che lui mi abbia "trovata".
Come una stronza patentata ritorno al a camminare senza dargli retta.
Guida a due all'ora per stare al mio passo.
<< Cosa vuoi? Non hai altro da fare?>>
Dico in maniera arrogante bensì pensi che in realtà .. sia stato, insomma, gentile. L'ho trattato non bene poco fa, diciamocelo.
Mi scruta attentamente come se fossi una senzatetto in cerca di pietà.
<< Sei ridotta uno straccio per aver camminato qualche metro. Sorprendente come Finn ed altre persone abbiano fatto la fila per darti un passaggio>>
Replica causticamente.
Mi viene quasi da ridere ma mi trattengo.
E ora che rispondo?
<< Non mi andava di creare disturbo. E per la cronaca ho camminato più che qualche metro, altrimenti non starei nello stato in cui credi io sia.
Dopo avermi giudicata dalla testa ai piedi per il mio aspetto puoi anche andare.>>
Noto con la coda dell'occhio che sorride, in quel modo dolce che raramente fa.
<< Dai smettila di fare la bambina. Sali che andiamo a pranzo. Ho fame >>
Smetto di camminare.
Vuole portarmi a pranzo?
Non dovrei impressionarmi, andiamo solo a mangiare qualcosa.
Divorerei l'intero universo adesso e sarei egoista verso me stessa se non salgo su quella macchina.
Sbuffo e mi decido finalmente a salire a bordo su quella cavolo di auto.
In piena soddisfazione con un bellissimo sorriso compiaciuto Daniel non mi degna di uno sguardo e fa per accelerare tutto di colpo.
Inclino tutto il mio corpo verso il finestrino cercando di nascondere, il più che riesco, una sorta di felicità.
**
<< Spero ti piaccia il cibo italiano.>>
Il ristorante che abbiamo davanti è  italiano e per fortuna rustico.
Non è elegante e questo mi consola.
Non fanno per me quei locali d'alto livello adatti ad una sola classe sociale; e voi sapete bene a chi mi riferisco.
<< Sai, non ho mai mangiato italiano.
Questa sarà la mia prima volta>>
Dico raccogliendo i miei capelli in una coda di cavallo.
<< Seriamente? In 18 anni della tua vita non hai mai mangiato italiano?>>
Allarga le braccia e assume un espressione inorridita e meravigliata allo stesso tempo.
Saetto il mio sguardo tra il ristorante e Daniel con la fronte aggrottata.
<< È grave..?>>
Chiedo girando i miei talloni.
<< Molto grave>>
Finisce mentre valchiamo la porta aperta da una ragazza aggraziata con un camice.
Dev'essere la cameriera.
Dopo aver preso i posti a sedere guardo il menù un po' allibita e Daniel mi osserva interessato. Cos'è l'Amatriciana..??
<< Se non hai idea di cosa prendere ordino io per te>>
Abbassa il menù facendolo scivolare via dalle mie mani e mi legge nel pensiero.
<< Si, credo sia una buona idea. >>
Dico esitante.
Annuisce sorridendo mentre si appoggia allo schienale della sedia.
La bella cameriera in perfetto tempismo si avvicina a noi con un blocchetto di fogli in mano per prendere le ordinazioni.
Le sorrido e aspetto che Daniel parli.
<< Vorremmo, per adesso, due piatti di pennette al sugo di vodka grazie, il secondo lo ordineremo dopo>>
La ragazza lo fissa adorante con il sorriso più smagliante che abbia mai visto.
Un po' mi da fastidio.
Almeno Daniel non le sta dando attenzione quindi è già qualcosa per non sentirsi d'intralcio.
Pennette al sugo di vodka. È strano come nome.
<< Che vino vi posso portare?>>
Chiede con un tono tale a prima.
Vino? Mi chiederanno la carta d'identità? Non ho ancora ventun'anni e teoricamente non potrei bere del vino, in particolare in un ristorante.
<< Ehm.. hai preferenze?>>
Si rivolge a me, Daniel.
Un po' con aria da frecciatina dico <<Mi affido a te>>.
Volevo sembrare grande o la realtà è che non so proprio niente sui vini?
Daniel invece sembra così sicuro di sé.
Insomma lo sono anche io ma non in questo modo.
Il suo fascino intriga.
<< Portaci un Aquileia Pinot Bianco>>
Replica senza distogliere il suo sguardo da me..
La ragazza con un po' di esitazione e un occhiolino rivolto a Daniel se ne va.
Prendo la forchetta in mano e la analizzo senza motivo. Solo perché ora sono imbarazzata.
<< Quella ti stava mangiando con gli occhi. Per poco non ti sbavava sulla camicia>>
Faccio notare. Si volta leggermente con il capo.
<< Chi, la cameriera? Oh, viene nella nostra Università>>
Dice senza darle rilevanza.
<< Ah, quindi la conosci?>>
Faccio del mio meglio per non apparire interessata sulla questione.
<< Abbiamo scop... ci sono stato insieme forse un paio di volte ai tempi della mia infermità mentale. Non ricordo neppure come si chiami.
Non scandalizzarti, lei va con chiunque, per quanto ne so. Per non offendere in modo eccessivo posso dire che si rende disponibile, quasi sempre. È un po' come Melissa per farti capire>>
Parla della faccenda come se sia una cosa normalissima.
Mi viene da pensare a Melissa; anche lei è solo di turno.
Non mi capacito di come certe ragazze abbiano comportamenti simili. Letteralmente, si prestano a chiunque.
<< E ovviamente a te sta bene.>>
Sto avendo un deja-vu di quando eravamo in piscina e discutevamo proprio di questo, ovvero, di relazioni, serie e non serie.
Sposta i suoi occhi in basso, esattamente sul piatto e riflette.
<< Non lo so. Cioè si, a me sta benissimo. Il fatto che non debba preoccuparmi che le ragazze con cui sto poi non vengano a piangermi addosso.. insomma, meglio così.
Però mi annoio delle volte fare le solite cazzate.>>
Dice quest'ultima frase avanzando con gli occhi verso i miei.
Mi appoggio a braccia conserte sul tavolo e mi stringo nelle spalle.
Mi risento un po' in quel discorso.
Sta appena ammettendo che il sesso non è tutto.
Ma infatti non lo è, come può  pensarlo.
<< Avevi ragione. Forse sto scappando.>>
Continua.
Non so cosa dire sinceramente.
Sento solo qualcosa allo stomaco e so che sto per arrossire.
A proposito di stomaco, per mia "strana" fortuna, la cameriera arriva con il vino e due piatti di pasta al sugo di vodka .
Il profumo e l'aspetto sono davvero invitanti.
<< Buon appetito!>> dice mentre si dirige verso un altro tavolo.
Esito prima di assaggiare. Pennette alla "Vodka"..
<< Tranquilla, non ti ubriacherai se è questo che stai pensando>>
Dice tra un boccone e l'altro. Ha proprio appetito.
<< Ah Ah Ah.>>
Assaporo una forchettata dimenticando del mio discorso con Daniel.
Chiudo gli occhi e mi godo questo momento.
Daniel sorridente aspetta la mia opinione.
<< La cosa più buona che abbia mai mangiato>>
Parlo perfino a bocca piena.
<< Ah, mia madre ha chiamato. Dopo avermi sgridato al telefono per metà del tempo, mi ha detto che dovremmo partire giovedì della prossima settimana. Non torneranno al momento, diceva che ci saremmo visti direttamente lì per la cena della prova e il matrimonio.>> Fa Daniel prima di sorseggiare il vino.
Un po' mi dispiace che non vedrò Kelly e papà prima del grande giorno (escludendo la cena della prova).
Speravo tornassero, ma pazienza, attenderò.
<< Ti ha sgridato perché tu non rispondi mai alle sue chiamate, ed è ragionevole dal momento che stiamo parlando di "tua" madre.>>
Dico con severità.
Alza gli occhi al cielo e si porta nuovamente il calice alla bocca senza rispondermi.
<< Comunque, non sapevo si sarebbe celebrato altrove il matrimonio. Dov'è che andremo?>>
Chiedo prima di infilare in bocca un altro boccone di questa squisitezza.
Kelly non mi aveva detto questo particolare. Credevo saremmo rimasti a New York.
<< Baltimora, nel Maryland. Carino, nulla di che>>
Dice con noncuranza.
Non conosco la Baltimora, ma una volta ho passato le vacanze lì vicino con la nonna. È stato fantastico.
A proposito, dovrò assolutamente avvertirla del cambiamento di programma.
<< Cosa ne pensi di questo matrimonio? Secondo te è.. insomma, giusto?>>
Chiedo improvvisamente.
Voglio una sua opinione al riguardo.
Fa spallucce.
<< Non so se è giusto o meno. Conosco mia madre e ormai conosco anche Will. Sono felici e si compensano l'un l'altro. Però per quanto riguarda il matrimonio di per sé, non gli ho mai dato fiducia.
Si insomma, un giorno -più lontano possibile- penso mi sposerò anch'io, però credo sia solo un modo per far volare tanti soldi dalla tasca quando è il momento di divorziare.
Però la vita è la loro..>>
Quelle parole mi feriscono personalmente.
<< Non parlare così. Io credo invece sia una vera benedizione. Il modo migliore per dichiararsi all'altra persona.>>
Oppongo sorridendo.
<< Prevedibile. Ovvio che lo pensi.>>
Commenta scontato.
<< Beh non posso pretendere che tu lo capisca. Siamo poli opposti>>
Continuo.
Stringe gli occhi per osservarmi dritto negli occhi.
<< Guarda che non è un male, questo. L'essere opposti>>
Non è un male?
Faccio un profondo e pacato respiro.
<< Invece lo è.>>
<<.. Sai, mia nonna mi diceva spesso di pretendere delle determinate aspettative dalle le persone.
Ma non so se è giusto. Perché se queste aspettative non vengono colmate, ci stai male..>>
Ricordi riaffiorano.
Daniel sa di cosa parlo.
Il suo volto si fa rassicurante.
Si avvicina assumendo la stessa mia posizione: a braccia conserte, molto vicino a me. Il suo sguardo si fa inebriante.
<< Magari devi solo dargli più affidamento>>
Sorrido abbassando la testa.
Ora capisco che ha riflettuto per quanto è accaduto al motel.
Non ho capito bene a quali conclusioni sia giunto. Spero solo che qualsiasi cosa potrebbe accadere.. non si tirerà più indietro contro la sua stessa volontà.
Staremo a vedere.

Uncover.    #WATTYS2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora