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Sono a casa finalmente. Il mio cuscino chiede pietà per le lacrime versate su esso. John è venuto a prendermi dall'ospedale senza che io lo chiamassi. Ero talmente sconvolta da non chiedermi neppure chi gli avesse riferito dove mi trovavo.
Daniel, quel ragazzo ha completamente stravolto la mia esistenza.
Mi piacerebbe pensare fosse vera ogni singola parola pronunciata da lui, ma so bene che sono solo parole al vento.
Dopotutto domani tornerà a comportarsi come ha sempre fatto.
Meglio che vada a prepararmi per questo "non voluto" appuntamento con Finn.
Mi faccio una doccia. Dopo aver dormito in una giostra sporca e arrugginita, è tutto ciò che voglio adesso darmi una ripulita.
Indosso la prima cosa che capita, jeans e camicia, e mi affretto ad uscire.
Scendendo per le scale frettolosamente, incontro Sandra.
<< Buonasera Rosie.>> Mi saluta con quel sorrisetto dolce di sempre.
<< Sera Sandra. Daniel per caso è in casa?>>
Domando sfacciata.
<< No, sono quasi sicura di non vedere il signor Gheller da questa mattina.>>
A quanto pare non è rientrato.
Guardo l'orologio e sono le 20.00 spaccate.
<< Ah, va bene. Sandra ritirati pure nella tua stanza, lavori molto. Un bel bagno ti rilasserebbe, tanto ad ogni modo ne io ne Daniel ceneremo qui.>>
Mi permetto di dirle. Papà non ne sarebbe contrariato. Anzi a dirla tutta dovrebbe davvero prendersi una settimana di vacanze, se lo merita.
<< Oh grazie mille Rosie, allora credo che andrò.>>
Le sorrido quando vedo la sua gratitudine.
Scendo le scale vado dritta alla porta principale.
Come già immaginavo vedo Finn fuori la sua auto, per precisione una Jeep Renegade. Ci sorridiamo entrambi in lontananza, sono un po' nervosa, si.
Nell'istante in cui sto per attraversare la strada, sento il rombo del motore della moto di Daniel, come non riconoscerlo.
Sobbalzo quando vedo che è proprio alla mia sinistra. Indossa il casco, riesco ad intravedere solo i suoi occhi che saettano tra me e Finn.
Resto impalata per qualche secondo a testa mezza china.
Mi fa poi cenno con la testa di levarmi di mezzo.
Mi sposto e lo vedo entrare a casa a tutta velocità quasi da sfiorarmi.
Sento il mio corpo pietrificato, incapace di produrre movimenti.
Perché vorrei così tanto rientrare in casa per poter parlare a Daniel? Ho già fatto la mia decisione e non credo la cambierò. Devo tenermi stretta la mia razionalità, mi è sempre stata utile per non ricevere delusioni.
E proprio adesso è il momento più adatto per non abbandonarla.
Il viso ancora sorridente di Finn mi fa ricordare improvvisamente del perché sono uscita.
Devo godermi la serata al massimo senza tenere conto ad un'altra persona.
<< Sono puntuale?>>
Chiede mentre mi apre la portiera.
<< Non è nemmeno da domandare. Anzi, se devo dire la verità, credevo non saresti venuto.>>
Fa una faccia strana quando entro in macchina.
<< E perché? Ti ho invitata io ad uscire.>>
Finn mette accende il motore. Si è tagliato i capelli, sono ancora più corti rispetto a quando l'ho visto sta mattina.
<< Credevo lo avessi fatto per Lauren.>>
Dico in modo audace.
<< Ma assolutamente no. Io te lo avevo già chiesto prima che si presentasse Lauren. Non è abbastanza evidente che mi fa piacere uscire con te?>>
Lo ha dimostrato in diversi momenti infatti. Forse la mia frase era fuori luogo.
<< Hai ragione. Pensavo volessi farla arrabbiare con quella scena davanti a lei.>>
Sbuffa in una piccola risata mentre scuote la testa.
<< Lauren è dimenticata. Si, a volte mi piace prendermi gioco di lei, ma non è da tenere in considerazione.
Piuttosto, Daniel era nervoso o sbaglio? L'ho visto poco fa, come ti ha oltrepassata.>>
L'ultimo argomento di cui vorrei parlare è proprio "Daniel".
Ancora non realizzo di ciò che mi ha detto oggi.
<< Lo conosci meglio di me penso, è nervoso la maggior parte del tempo.>>
Dopo aver trascorso 10 minuti a parlare di quanto sia lunatico Daniel, arriviamo al cinema.
Non sarei carina a dirlo, ma sono felice che guarderemo un film. Non sono dell'umore giusto per chiacchierare.
<< Cosa vuoi guardare? Abbiamo "The Avengers", "The Choice", "Remember Me" oppure "The Conjuring".>>
Non sono proprio i miei film preferiti ma tanto vale sceglierne uno già che ci siamo.
<< Io opterei per un horror "The Conjuring". Sempre se non hai niente in contrario.>>
Rispondo.
<< Quindi ci diamo alla pura adrenalina. Mi piace la ragazza.>> Finn mi fa l'occhiolino e va subito in biglietteria a comprare due biglietti.
<< Vado un attimo in bagno, ti raggiungo in sala d'accordo?>>
Dico prima che s'incammini.
<< Certo, ci vediamo dentro.>>
Corro in bagno a darmi una sciacquata, mi sento accaldare.
Noto attraverso lo specchio quanto i miei occhi siano gonfi. Avrei dovuto dire a Finn di rimandare. Ma mi dispiaceva troppo dargli buca.
Faccio un respiro profondo e mi preparo psicologicamente per andare da lui con il miglior sorriso che riesca a fare. Devo cercare di non pensare a Daniel.
Mi incammino spedita in sala.
Finn è lì seduto con un grande sacchetto di pop corn in mano e due coca-Cola. È davvero carino, ed io non mi sto nemmeno comportando come dovrei con lui. Devo cercare di sforzarmi ed essere la ragazza allegra di sempre.
Mi siedo e mi porge la bevanda fresca.
<< Grazie, davvero.>>
Il film comincia subito e le luci si spengono.
                          *****
Dopo le urla, e pop corn lanciati in aria per gli spaventi, il film è finito.
<< Niente male direi. Ma se sta notte avrò degli incubi sarà per colpa di quel pupazzo.>>
Dico a Finn facendo riferimento ad una scena del film.
Scoppia in una risata ed io lo seguo.
<< Per la bambola? Dopo scene di possessione, esorcismo e quant'altro di inquietante, è la bambola a farti venire gli incubi?>>
Continua a ridere e la cosa mi fa piacere. Non immaginavo sarei stata bene, a dirla tutta nemmeno voglio tornare a casa.
<< Ma l'hai vista? Era la cosa più spaventosa che avessi mai visto! Se ti ritrovi una cosa del genere nella tua stanza, ti scavi la tomba da solo senza pensarci.>>
Raggiungiamo l'uscita.
<< Su questo non hai torti. Quindi il film ti è piaciuto?>>
Mi domanda in cerca di rassicurazione.
<< Da matti. E grazie mille per la serata.>>
Rispondo educatamente.
Anche se il solo pensiero di rientrare a casa mi mette ansia.
<< E chi ha detto che la serata deve finire qui..>>
Esordisce.
<<.. Ti porto a giocare a Bowling. Ti va?>>
Come una bambina batto le mani dalla felicità mentre annuisco.
<< Ma ti avverto, sono una vera frana.>>
Ammetto. Adoro il Bowling ma non sono affatto brava.
Finn è così pieno di iniziativa, e trasmette tanta positività.
Non si direbbe lo stesso di Daniel, anche se quando sto con lui tutto è imprevedibile.
<< Ti insegno io.
Hai.. un orario per tornare a casa?>>
Prima di rispondere a questa domanda ci penso su due volte.
<< Nessun orario. Rientro con calma quando lo vorremo.>>
Gli si illuminano gli occhi e perciò andiamo dritti dritti al Bowling.
Arriviamo poco dopo e devo ammettere che non avevo mai visto così tanta gente.
Oggi è sabato, è ragionevole che sia pieno.
Indossiamo quelle strane e bizzarre scarpe che si mettono per poter giorcare a questo gioco. Anche se non ne ho mai capito il motivo.
<< Allora. Cominci tu, e direi che per iniziare bene, prenderemo una palla leggera.>>
Cerca di fare il professore della situazione e glie lo lascio fare.
Faccio come detto e afferro una palla leggera.
Infilo le dita nei piccoli buchi al centro e mi metto in posizione per tirare.
Finn viene dietro di me, qualche centimetro distante. Poggia la sua mano sopra la mia, dove ho afferrato la palla. Il suo volto è altrettanto vicino al mio. Ha un buon profumo, tipo uno di quelli forti da uomo.
<< Il"trucco" è tirare senza usare più di tanto i muscoli del braccio, fai dondolare la palla avanti e dietro in direzione dei birilli e poi molli accompagnando la palla senza fermare la rotazione della spalla.
Così.>>
Riconosco che non ho capito nemmeno una parola, ma mi lascio semplicemente guidare da lui nel lancio.
La palla finisce lungo la corsia al centro dritto verso i birilli e.. Strike.
Salto dalla gioia e do un cinque di complicità a Finn.
Dopodiché è il suo turno e come sospettavo fa anche lui Strike. Le ore trascorrono e oramai sono una brava giocatrice.
Devo solo migliorare la tecnica, ma in fin dei conti non me la cavo tanto male.
<< Birra?>>
Me la porge aspettando che io la prenda. Sono lì e lì per rifiutare.. ma perché no.
<< Ma si dai, grazie.>>
Da gentil uomo, me la apre lui in un baleno.
<< Cosa ne pensi della nostra comitiva? Ti trovi bene con noi?>>
Fa questa domanda in un attimo di pausa. Dò un bel sorso alla birra prima di rispondere. Che buona, spero arriverò a casa senza avere mal di testa però.
<< Si, molto. Ma come già abbiamo detto, a parte Melissa, credo sia impossibile comunicare con lei. Ma sono stata accolta bene e sono felice di questo>>
Confesso.
<< Ripeto Melissa è fatta così, con tutti quanti. Come ho già detto, in realtà è  buona se la conosci a fondo, devi solo darle tempo. Tu sei praticamente il giocattolino nuovo e ha paura che potresti rubargli la "scena".>>
Stento a crederci ma voglio essere positiva.
<< Io? È proprio l'ultima delle cose che può aspettarsi da una come me.>>
Cerco di nascondermi il viso.
<< E perché? E invece ha ragione. Sei una ragazza carismatica e simpatica e molto bella.>>
Arrossisco come il colore delle nostre scarpe.
Finn mi fa un sacco di complimenti e non so se questo può giovare la mia attuale situazione emotiva.
<< Non credo sia così, ma grazie lo stesso. Cercherò comunque di interagire con lei per non darle false insinuazioni.>>
Sorrido per circa tre secondi.
Guardo l'orologio..e sono le 2.00?
È tardissimo. Finn fa un'espressione interrogativa.
<< Si è fatto molto tardi. Sono le 2.00>>
Gli faccio notare.
<< Eh si, dai ti riporto a casa.>>
Finiamo di bere la birra e ci dirigiamo in macchina.
Il tragitto è tranquillo, con un po' di musica rilassante, per poco non mi addormento. Sono veramente sfinita.
E la birra.. era buona si, ma comincia a girarmi tutto. Forse perché questa era la prima volta che ne bevevo una bottiglia grande intera?
Fortunatamente siamo di fronte la mia grande casa.
Restiamo due minuti fermi senza dire nulla. È un silenzio un po' imbarazzante, forse dovrei dire qualcosa.
<< Ti ringrazio per oggi. Sono stata benissimo. Dovremmo andare spesso a giocare a Bowling, solo che la prossima volta ti batterò io.>>
Scherzo.
Mi tocco la testa per il dolore. Ai..
<< Non ne sarei certo. Senti, vuoi che ti accompagni dentro?>>
Dice toccandomi una spalla. È in pensiero per me, non ha altri fini.
<< No, no, me la cavo tranquillo. E grazie.>>
Lo rassicuro.
<< Questo lo hai già detto.>>
Ridacchia sotto i baffi.
<< No intendo, grazie che ti preoccupi.>>
Specifico ridendo appresso a lui.
Mi guarda negli occhi e ed improvvisamente senza che io me lo aspetti si avvicina.
Ovviamente per potermi baciare.
Ma io, senza troppe spiegazioni mi scosto.
<< Mi dispiace.. ma no. Ho la testa incasinata e..>>
Comincio a giustificarmi.
<< Ei ei tranquilla, non devi adesso se non vuoi.. Sono stato bene anche io.>>
Conclude accarezzandomi i capelli. Sono felice della sua reazione. Lo saluto con un piccolo bacio sulla guancia e scendo dall'auto.
Faccio qualche passo barcollando e mi rivolto.
È ancora lì che mi guarda.
Io penso e penso.
Mi manca qualcosa.
Sono consapevole del fatto che non sto rientrando a casa pienamente soddisfatta.
La mia testa dice di fare una cosa. Ma il mio cuore? Il mio cuore aspetta che la mia testa si penta di farla.
Devo ignorarlo. Devo uscirne fuori una volta per tutte.
Vado dritta verso di lui, fortunatamente il finestrino è abbassato.
Mi chino, prendo il suo volto tra le mani e lo bacio.

Uncover.    #WATTYS2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora