Prologo Lea

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"Aveva ragione Gabriel Garcìa Màrquez quando diceva che ogni essere umano ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta. E tu, Lea, dovrai imparare a brillare nella prima, splendere nella seconda, accecare nella terza. "

Me lo aveva scritto l'agente speciale Matteo Gessi, mio padre, nel biglietto d'auguri per il mio diciottesimo compleanno.

A quell'età non avevo ancora una vita privata, ma ne avevo già una segreta, nella quale accecavo così bene che persino lui non la vedeva.

Il biglietto cambiò tutto, a partire da quella stessa notte. E otto anni dopo mi piombò addosso l'imprevisto che mise di nuovo sotto sopra ogni certezza.

E ora che forse non c'è più nulla che possa essere modificato, vi racconto quello che il mondo non sa, sebbene il mio nome sia uno dei più cliccati su Google.

Sono Lea Gessi, ho due identità e molte vite, ma nel complesso concordo con Màrquez: possiamo classificarle tutte in quelle tre categorie da lui menzionate. Ma c'è qualcosa che Màrquez non ha menzionato :l'imprevisto, il guaio... quell'unica variabile comune che ha mandato a puttane tutte le mie vite, tutte le mie identità.

Ho diversi prima e dopo a fare da spartiacque nel racconto, ma soffermiamoci sui più importanti:

Prima e dopo il biglietto.

Prima e dopo la morte di mio padre.

Prima e dopo lui.

Lui  è la mia variabile, il mio guaio, ed è da qui che ha senso partire per spiegarvi cosa ha scatenato l'inferno di cui pensate di sapere tutto, senza in realtà sapere niente. Dimenticate ciò che avete letto su internet e sui giornali, ok?

Seguitemi, vi porterò in posti che non avete mai visto.

Al Sweetydreams, ad esempio: il mio locale notturno, acquisito a 25 anni quando mio padre era morto da 4. Sopra il palco mi esibivo danzando. Dietro il bancone riempivo bicchieri. Sul retro guadagnavo da far schifo agevolando l'orgasmo di altri clienti.

Una puttana, direte voi.

No, meglio. Una puttana on line. Questo ero, nella mia vita privata. Niente di illegale, tutto in regola: ero una cam girl parecchio quotata.

Nella vita pubblica ero una consulente finanziaria di successo ben stipendiata da una delle più grandi realtà europee nell'ambito degli istituti di credito. Se la mai vita privata fosse entrata in collisione con quella pubblica forse avrei perso quel lavoro.

Sarebbe stato un problema? Un po'.

Sarebbe stato un problema insormontabile? No.

Per qualche tempo avrei fatto solo la cam girl, poi la notizia si sarebbe sgonfiata e con un curriculum come il mio avrei ricominciato la mia scalata presso un altro istituto di credito.

Questi erano i piani. Ero stata previdente, no? Mi ero preparata, emotivamente ed economicamente, ai guai.

Ma i guai si presentarono con altre sembianze, indossando un abito antracite da almeno quattromila euro, una camicia che forse era grigia e forse era azzurra ma che di certo era stata fatta su misura, una cintura di pelle elegante, un orologio che costava quanto una Tesla, e un paio di dannate Nike bianche ai piedi. I guai sono come il diavolo: si nascondono dove meno te lo aspetti. Così, anche se li vedi, non li riconosci. Io non riconobbi i guai, li scambiai per qualcos'altro. Per un gioco, una sfida da vincere. Ma lui è una di quelle sfide che puoi solo perdere. Oppure devi scegliere di non partecipare.

Ma no, cosa dico. Anche quella è una scelta sua. Quella di non partecipare, intendo.

Non vi ho ancora parlato della mia vita segreta. Lo farò, ma non adesso. Sappiate solo che quella rimase sostanzialmente inalterata nei dieci anni che avevano preceduto l'arrivo dei guai con le Nike: di poco influenzata dalla mia professione, dal suicidio di mio padre e dalla mia scelta di spogliarmi davanti a una telecamera.


SPAZIO AUTRICE

Lea nella vita pubblica: 

Lea nella vita privata adulta: 

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Lea nella vita privata adulta: 


Lea nella vita segreta:

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Lea nella vita segreta:

Lea nella vita segreta:

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I GUAI: 

I GUAI: 

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PRICELESSWhere stories live. Discover now